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Stalker 2: Heart of Chornobyl | Recensione (PS5)

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Quando Stalker 2 debuttò su PC e Xbox lo scorso anno, l’impatto fu potente quanto imperfetto: un universo vasto e affascinante, il ritorno di una delle più importanti saghe immersive sim di sempre, frenato però da problemi tecnici, da un combat system poco brillante e da un comparto grafico incostante.

La versione PS5, arrivata con un anno di ritardo, riesce a limare alcune delle asperità più vistose, senza tuttavia rinnovare davvero ciò che non aveva convinto in origine. È un progresso interessante, ma non una rinascita totale. E proprio per questo, appunto, ci si poteva aspettare di più. Ne parliamo meglio nella nostra recensione.

Versione provata: PS5

Ritorno alla Zona

Stalker 2 è ambientato nel medesimo mondo del primo storico capitolo. Anche se la trama è perfettamente godibile dai neofiti della serie, ci sembra corretto riassumere brevemente quelle che sono le premesse della saga.

Dopo l’esplosione nucleare di Chernobyl ne è seguita un’altra ancora più devastante che ha formato la “Zona di Esclusione”, un’area contaminata dalle radiazioni in cui sono presenti belve assetate di sangue e fenomeni atmosferici (anomalie) inspiegabili.

Skif, protagonista di Stalker 2, si reca all’interno della Zona di Esclusione per attivare uno scanner in grado di ricaricare un misterioso manufatto. Le cose purtroppo non vanno come previsto, lasciando il malcapitato da solo e indifeso nel bel mezzo dell’area contaminata.

Intento a vendicarsi, l’uomo dovrà farsi strada tra le tante insidie che questo mondo ha da offrire, oltre a dover decidere con quali fazioni schierarsi e con quali no. In Stalker 2 troviamo infatti la possibilità di prendere decisioni, che influenzeranno il proseguo della storia e il finale stesso (sarà possibile accedere a quattro diverse conclusioni).

La trama scorre in maniera piuttosto serrata anche se la natura open-world renderà l’avanzamento verticale piuttosto lento, soprattutto se ci dedicheremo allo svolgimento di compiti secondari. In effetti per completare la sola campagna principale avrete bisogno di almeno quaranta ore, a cui se ne aggiungeranno altrettante se avete intenzione di completare missioni e attività di contorno. Per saperne di più sulla storia, vi rimandiamo alla recensione della versione PC.

Attenzione

La Zona rimane un luogo crudele e magnetico, sospeso tra suggestione post-apocalittica e follia radioattiva. Nei panni di Skif, il gioco ci introduce rapidamente a una vicenda essenziale, più pretesto che trama, che funge da bussola verso un mondo aperto sterminato. È un racconto che vive più nelle microstorie, negli incontri bizzarri e nei misteri disseminati ovunque, che nella linea narrativa principale.

Il cuore dell’esperienza resta però lo stesso: muoversi con cautela, gestire risorse scarse, evitare anomalie imprevedibili e sfruttare gli Artefatti per migliorare la propria sopravvivenza. L’assenza di alberi delle abilità rende tutto più “ruvido”: non si cresce tramite statistiche, ma grazie all’ingegno, alla capacità di riparare l’equipaggiamento e alla volontà di attraversare territori proibiti in cerca di materiali migliori. È un approccio che, nel suo essere spartano e sotto certi aspetti parecchio antiquato nel concept, conserva un fascino particolare e restituisce quel senso di vulnerabilità che da sempre contraddistingue la saga.

Dove il gioco continua a inciampare, però, è nel combattimento. Le armi non trasmettono mai davvero una sensazione di precisione, e ogni scontro sembra oscillare tra frenesia incontrollata e letalità esagerata, con un’IA che alterna comportamenti iperaggressivi a momenti di smarrimento inspiegabile. Gli umanoidi tentano spesso manovre di accerchiamento fin troppo perfette, mentre le creature mutanti si affidano a cariche violente o a fastidiosi attacchi mordi e fuggi che risultano più irritanti che impegnativi. Ogni battaglia diventa un ostacolo da sopportare, più che una soddisfazione.

Per fortuna, il mondo di gioco offre molto più del semplice sparare. L’esplorazione è ricca, densa, piena di deviazioni inattese. Il tempo trascorso lontano dalle armi, immersi in fabbricati corrosi, villaggi abbandonati e foreste sature di anomalia, è quello in cui Stalker 2 mostra il suo volto migliore. Qui la Zona respira, si impone, avvolge. È in questi frangenti che la versione PS5, finalmente più stabile, riesce a catturare quella sensazione di isolamento e meraviglia che, pur tra mille difetti, rende unico questo universo. Peccato però che, dopo tanti guai specialmente su Xbox, ci si poteva aspettare una maggiore attenzione.

Un passettino in avanti, ma limitato

L’elemento che cambia di più rispetto alle versioni precedenti è la stabilità generale. Il frame rate si dimostra più solido, i blocchi improvvisi sono nettamente meno frequenti e la sensazione generale è quella di un titolo finalmente giocabile senza continue frustrazioni tecniche. Anche le texture, spesso inconsistenti al lancio, appaiono ora più pulite e definite, grazie a un lavoro di ottimizzazione evidente.

Non tutto, però, è stato rifinito con la stessa cura. Alcuni glitch persistono, specialmente nelle fasi più concitate, e l’animazione dei nemici – in particolare dei mutanti – rimane rigida e talvolta poco naturale. L’illuminazione, pur efficace nell’atmosfera, alterna momenti di grande suggestione a situazioni dove sembra ancora incompleta, mentre le transizioni delle cutscene tradiscono un motore grafico non sempre al passo con gli standard della generazione attuale.

La resa sonora, invece, continua a essere un punto di forza. Il fruscio delle anomalie, i ruggiti distanti, i colpi secchi delle armi e il vento che attraversa strutture vuote contribuiscono a un’immersione acustica notevole, valorizzata dal 3D audio della console. Anche i caricamenti, pur non fulminei, risultano finalmente più accettabili.

Stalker 2: Heart of Chernobyl su PS5 non cambia la natura del gioco, ma la rende più stabile e godibile. Restano i limiti di un combat system antiquato e frustrante, un livello di difficoltà spesso incoerente e alcune scelte di design che tradiscono la lunga e travagliata gestazione del progetto. Al tempo stesso, rimangono intatti il fascino della Zona, l’immensità dell’esplorazione e quella sensazione di pericolo costante che nessun altro titolo riesce davvero a replicare.

7.7
Review Overview
Riassunto

Non è un capolavoro, non è un disastro, e non è neppure il grande rilancio che speravamo: Stalker 2 è un’esperienza imperfetta ma affascinante, più matura su PS5, consigliata soprattutto a chi sa apprezzare un mondo ostile e magnetico, disposto a perdonare i suoi difetti pur di lasciarsi inghiottire dalla sua atmosfera unica. Un anno extra di lavoro, comunque, non si fa vedere particolarmente.

Pro
Stalker in tutta la sua (im)perfezione Atmosfera post apocalittica pazzesca Tanti contenuti
Contro
I limiti tecnici ci sono ancora, purtroppo Concept un po' vecchio
  • Giudizio complessivo7.7
Scritto da
Andrea Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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