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[Recensione] Assassin’s Creed: Origins – La Maledizione dei Faraoni

Mentre a giorni potremo mettere le mani su Assassin’s Creed: Rogue HD, edizione rimasterizzata del gioco uscito in origine solo su PS3, Xbox 360 e PC, il supporto di Ubisoft ad Assassin’s Creed: Origins volge al termine con La Maledizione dei Faraoni. Anzi, per meglio dire, termina con questo secondo DLC il supporto più corposo all’ultimo titolo della serie, che continuerà nei mesi a offrire nuovi contenuti come gli eventi a tempo contro le divinità per ottenere ricompense esclusive e forse anche il famoso contenuto extra dedicato a Final Fantasy XV di cui è stato scovato un easter egg mesi fa. Ma torniamo a La Maledizione dei Faraoni, disponibile da pochi giorni su PS4, Xbox One e PC gratuitamente per i possessori di Season Pass oppure venduto al prezzo di 19.99€, e che rappresenta l’ultima meta del viaggio di Bayek. Si sa, come dice un vecchio detto, che il viaggio è più importante della meta. Ma in questo caso la meta è notevolmente riuscita e apprezzata. Scopriamo perché nella nostra recensione.

I MORTI SONO TRA NOI

Quattro anni dopo la conclusione di Assassin’s Creed: Origins, una nuova lettera di Aya al suo amato Bayek costringe l’uomo a rientrare prepotentemente in azione e a spostarsi verso Sud. Secondo le sue fonti, è stato infatti ritrovato un nuovo manufatto nell’Alto Egitto, dove a Tebe si stanno verificando apparizioni sovrannaturali. Giunto sul posto, Bayek viene subito aggredito dall’ombra di un faraone, la manifestazione in questo mondo di un sovrano già morto ma che è stato risvegliato e che ora reclama nuove anime, per portarle con sé nel regno dei defunti. I morti camminano tra noi, e per Bayek c’è solo un’unica cosa da fare: trovare chi sta utilizzando il manufatto per risvegliare i morti, e fermarlo prima che sia troppo tardi. Anche a costo di addentrarsi nel mondo ultraterreno.

Il plot de La Maledizione dei Faraoni brilla dall’inizio alla fine per scrittura, ingegno nella realizzazione e soprattutto efficacia. La storia si mantiene su ottimi livelli per tutto l’arco narrativo del DLC, che grazie ad una difficoltà particolarmente elevata e ad una serie di numerose attività extra può tenere occupato dalle 15 alle 20 ore circa, ripagando completamente la fiducia di chi ha voluto acquistare questo pacchetto. È una storia che, come già accaduto anche se in minima parte nella trama principale di Origins, cerca di coniugare politica, società e interessi dell’Egitto con la religione, un elemento fondamentale per le persone dell’epoca, imprescindibile per chiunque. La svolta totalmente fantasy dell’add-on, forse quello che nella storia del franchise ha sfruttato maggiormente questa libertà creativa, non si fa assolutamente sentire e non stona nel contesto. Del resto, stiamo parlando di una serie dove esiste una Prima Civilizzazione, dove Minerva e Giunone combattono ancora oggi per il dominio, e dove esistono manufatti in grado di condizionare la mente o di compiere altri prodigi. La forza di Assassin’s Creed è sempre stata questa, riuscire a connettere realtà e fantasia come parte di un unico grande universo narrativo, e La Maledizione dei Faraoni calza a pennello con questa filosofia di pensiero.

CAMMINANDO TRA I CAMPI DI GIUNCHI

Restando sempre fedeli alla storia e alla mitologia egizia, gli sviluppatori hanno confezionato una narrativa davvero esemplare e che si fa amare, complici le ambientazioni a dir poco sublimi a cui, dobbiamo essere sinceri, non eravamo preparati. Il cammino di Bayek lo porta verso territori inesplorati, e non parliamo solamente della maestosa Valle dei Re che fa da cornire a Tebe e alle meraviglie dell’Alto Egitto, ma anche di ciò che si nasconde nel mondo aldilà di questo. I faraoni corrotti dalla maledizione che intendiamo spezzare sono ormai anime che dominano i propri mondi ultraterreni, accessibili tramite varchi interdimensionali posizionati nelle loro tombe. Nel pieno sentimento di un esploratore che di fronte a sé ha un mondo tutto nuovo, ecco che di fronte ai nostri occhi, dopo aver superato le camere e i pericoli iniziali del regno dei morti, si stagliano ambientazioni sublimi come i Campi di Giunchi della tomba di Nefertiti, o i maestosi templi di quella di Akhenaton, il faraone “dittatore” che volle istituire il culto di Aton come unico dio e che proprio per la sua particolare storia non è nuovo ad apparizioni di questo tipo nei vari media (ricordo ad esempio Akhnaton di Agatha Christie, ad esempio, o la minisaga The End della Marvel Comics). Camminare ed esplorare questi luoghi è un’esperienza unica, affascinante, e nel momento in cui ci ritroviamo a passare da un mondo onirico a quello reale, la differenza si fa naturalmente sentire. L’intera Valle dei Re è però fortunatamente casa di scenari altrettanto impressionanti, forse ripetitivi in certi casi come le montagne che contornano Tebe e che sanno di già visto in precedenza, ma colmi di riferimenti a luoghi antichi e conosciuti come il Tempio di Karnak, maestoso esempio dell’architettura egizia ancora oggi ammirato.

Per chi è in cerca di un’esperienza ardua e comunque piacevole, il DLC sa il fatto suo. I nemici più ricorrenti sono rappresentati da soldati dei regni ultraterreni dietro alle fattezze di Anubi, che risultano essere semplicemente dei reskin dei nemici di base già presenti nel gioco. Il pezzo forte è però nelle boss fight e negli incontri casuali, che regalano battaglie ostiche e per nulla banali. Gli scontri con Ramsete, Nefertiti e tutti gli altri faraoni non sono affatti semplici o da prendere sottogamba, così come neanche le battaglie ingaggiate contro le ombre di Anubi o quelle di altri Faraoni, che continueranno a infestare Tebe e la Valle dei Re per tutto l’arco della storia seminando panico e morte. La cosa migliore che fa il DLC è proprio quella di costringere il giocatore ad andare alla ricerca di queste entità, all’inizio praticamente impossibili da eliminare (le ombre di Anubi sono ad un livello base di 55, troppo agli esordi dell’avventura), e di tutto quello che il mondo di gioco ha da offrire. Insieme alle classiche quest principali ci sono un nuovo e notevole quantitativo di missioni secondarie, necessarie per raggiungere il nuovo level cap (portato appunto a 55) e anche per riuscire a completare la storia i cui punti EXP sono sempre troppo pochi per poter proseguire a testa bassa verso la conclusione.

PUNTI DI FORZA

  • Tante nuove ore di contenuti
  • Nuove ambientazioni tutte da ricordare
  • Storia curiosa e accattivante
  • Boss fight impegnative

PUNTI DEBOLI

  • I nemici sono semplici reskin di quelli già presenti
  • Ancora qualche problema tecnico nel caricamento delle texture e alcuni bug

Si conclude con La Maledizione dei Faraoni un percorso, quello di Assassin’s Creed: Origins, davvero esemplare. Ubisoft ha saputo, nel corso dei mesi, dimostrare di aver compreso tutti (o quasi) i difetti che affliggevano la serie, di riuscire a sistemarli e di portare nelle case dei giocatori contenuti di grandissimo livello. Anche questo secondo e ultimo DLC ne è la prova. Un pacchetto ricco di azione, di tante cose nuove da fare, di ambientazioni sublimi in ogni dettaglio e capaci di solleticare le sinapsi quanto basta per farci gridare allo splendore artistico che è stato messo in campo ancora una volta. Tralasciando i soliti difetti tecnici che fortunatamente non compromettono nulla, la nuova espansione della storia di Bayek di Siwa si presenta come un’esperienza da vivere a 360°, esplorando ogni piccolo anfratto della Valle dei Re e verificando con mano quanto di bello hanno realizzato gli sviluppatori. Tanti nuovi luoghi da esplorare immersi in meccaniche già conosciute, una narrazione ricca e coinvolgente, una nuova vagonata di quest. Il canto del cigno di Assassin’s Creed: Origins non poteva essere migliore di così.

Un ringraziamento a Ubisoft Italia per il codice review di Assassin’s Creed: Origins – La Maledizione dei Faraoni.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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