Alla già lunga diatriba tra chi è favorevole e chi è contrario ai servizi in abbonamento nel mondo del gaming, si unisce ora anche Pete Hines, ex boss di Bethesda.
Hines ha trascorso 24 anni di grandi successi in azienda e ha potuto constatare in prima persona le conseguenze dell’acquisizione da parte di Microsoft. Pur ammettendo di essere fuori dai giochi da un po’ di tempo, Hines ha detto di aver notato alcune “decisioni miopi prese diversi anni fa” che “sembrano confermare ciò che ho detto”, facendo forse riferimento alla lunga lista di licenziamenti e chiusure di progetti che abbiamo sentito in questi anni.
Ecco le parole concesse a DBLTAP, come parte di un’intervista più ampia:
Non lavoro più in nessuna di queste aziende, quindi non do per scontato che tutto ciò che sapevo quando ero nel settore sia ancora valido oggi. Allo stesso tempo, sono abbastanza coinvolto da sapere di aver assistito a quella che consideravo una decisione miope diversi anni fa, e sembra che stia confermando ciò che avevo detto.
“Gli abbonamenti sono diventati la nuova parola d’ordine, giusto?”, continua Hines. “Non puoi più acquistare un prodotto. Quando parli di un abbonamento che si basa sui contenuti, se non riesci a bilanciare le esigenze del servizio e delle persone che lo gestiscono con quelle di chi fornisce i contenuti – senza i quali l’abbonamento non vale un ca**o – allora hai un vero problema.”
“Bisogna riconoscere, compensare e riconoscere adeguatamente ciò che serve per creare quel contenuto e non solo per realizzare un gioco, ma per realizzare un prodotto. Questa tensione sta danneggiando molte persone, compresi gli stessi creatori di contenuti, perché si inseriscono in un ecosistema che non valorizza e premia adeguatamente ciò che creano“.
Hines non si riferisce soltanto a Game Pass nel suo discorso, ma anche a PlayStation Plus, sebbene i due servizi differiscano per alcuni elementi come, ad esempio, il lancio dei giochi proprietari al day one.
L’ex dirigente Sony Shawn Layden ha recentemente rilasciato commenti simili su Xbox Game Pass, sostenendo che sta trasformando gli sviluppatori in “schiavi salariati”. Lo stesso Layden ha subito commentato le dichiarazioni di Hines, concordando con la sua visione.
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