Negli ultimi dieci anni i giochi AAA sono diventati indubbiamente più spettacolari, con mondi più vasti e meccaniche sempre più complesse. Tuttavia, molti di questi titoli richiedono fino a cinque anni di sviluppo, necessitano di profitti enormi per rientrare nei costi e, nonostante ciò, spesso falliscono nel proporre innovazioni capaci di distinguerli davvero.
Secondo Mike Darrah, ex produttore di BioWare ed esperto del settore, sono proprio questi fattori negativi a rendere molti giochi AAA “senz’anima”. La natura sempre più sfruttatrice dell’industria e le promesse di tempi di sviluppo più brevi stanno inoltre rendendo l’IA generativa una soluzione sempre più allettante per gli sviluppatori.
In un video pubblicato su YouTube, Darrah riflette su come l’approccio “profit-first” e a rischio zero degli studi AAA abbia trasformato le loro produzioni in prodotti tecnicamente raffinati ma privi di anima:
Nel tentativo di eliminare il rischio e di raggiungere il pubblico più ampio possibile, tutto lo spirito, tutta l’arte viene levigata via dal prodotto finale.
Questo sfruttamento dei giocatori li sta rendendo più propensi ad accettare l’uso dell’IA generativa, dal momento che l’industria AAA appare oggi più aziendalista che mai. Al contrario, esperienze AA come Expedition 33 riescono a distinguersi grazie a scelte innovative e a una maggiore attenzione alla soddisfazione del pubblico.
Questo è uno dei motivi per cui alcuni consumatori potrebbero essere disposti ad accettare l’IA generativa: perché, in una certa misura, molti contenuti sembrano già senz’anima.
MindsEye rappresenta l’ennesimo esempio di un clamoroso fallimento AAA negli ultimi mesi. Secondo Darrah, gli studi tripla A dovrebbero destinare una parte dei loro budget gonfiati alla sperimentazione, seguendo l’esempio dell’industria indie, se vogliono avere una possibilità di successo in futuro.
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