Dopo le nostre precedenti prove delle beta di ARC Raiders, ci siamo concentrati in questi giorni su un’esperienza più approfondita. Guardare il mondo di gioco dalla prospettiva di un raider solitario e poi in cooperativa ci ha permesso di capire quanto questo titolo sappia catturare l’attenzione e quanto efficacemente costringa a pensare, ad analizzare ogni scelta e il rischio che affrontiamo in ogni incursione. Ecco quindi finalmente alla nostra recensione!
Versione provata: PC
Razziatori contro le macchine, ma non solo…
ARC Raiders è un extraction shooter sviluppato dallo studio svedese Embark Studios, noto per il dinamico successo multiplayer The Finals. Il team che lavora al gioco è composto da ex veterani di DICE, le persone che in passato hanno realizzato la serie Battlefield, dunque alcune delle esperienze d’azione più spettacolari e tecnicamente avanzate degli ultimi vent’anni.
La prima presentazione di ARC Raiders risale al dicembre 2021, durante i The Game Awards, dove il titolo venne mostrato come uno sparatutto sci-fi cooperativo incentrato sul combattimento contro macchine, in un’estetica piena di bagliori, fumo e un malinconico synthwave.
Con il tempo, però, il concept del gioco è cambiato in modo significativo: da un PvE lineare orientato alla cooperazione in squadre da tre, si è trasformato in un vero e proprio extraction shooter PvPvE, in cui ogni incursione è tanto uno scontro contro avversari controllati dall’IA quanto contro altri giocatori.
Dopo diverse fasi di test chiusi, ARC Raiders ha debuttato il 30 ottobre 2025 su PC (Steam, Epic Games Store), PlayStation 5 e Xbox Series X|S. Gli sviluppatori hanno assicurato di non voler adottare un modello free-to-play, concentrandosi esclusivamente sul perfezionare meccaniche, bilanciamento e soddisfazione di gioco.
ARC Raiders rappresenta per Embark un punto di svolta: un titolo che vuole unire spettacolarità e stile a un approccio sistemico e tattico al combattimento e all’esplorazione.
Ripartire dal sottosuolo dopo la catastrofe

Ci troviamo dopo la fine del mondo, a Speranza, un luogo dove dalle rovine e dai resti della tecnologia nasce qualcosa di stranamente affascinante. È un mondo post-catastrofe, dove l’acciaio è arrugginito dalla pioggia e il cielo brilla della luce fredda delle macchine aliene.
All’orizzonte si scorgono enormi carcasse dei vecchi sistemi difensivi ARC, entità artificiali che un tempo dovevano proteggere l’umanità, ma che oggi cacciano ciò che ne resta.
Interpretiamo un raider, un raccoglitore, un rischiatutto: qualcuno che torna ostinatamente in superficie per strappare al mondo gli ultimi frammenti della sua gloria passata. Non siamo eroi, ma uno dei tanti che camminano sul filo sottile tra avidità e sopravvivenza.
Ogni spedizione è una partita dove in ballo c’è tutto o niente: ogni rumore, ogni movimento può attirare non solo i robot ARC, ma anche altri cacciatori che desiderano il nostro equipaggiamento.
E proprio qui sta l’essenza di ARC Raiders. Non è un gioco sul massacrare nemici: è un gioco sulla sopravvivenza nel caos, sull’intuizione e sul bilanciamento costante tra rischio e prudenza. Ogni uscita in superficie è una scommessa: possiamo tornare con lo zaino pieno di bottino o finire con un proiettile nella schiena appena prima del punto di estrazione.
Atmosfera costruita tra grafica e sonoro

Il mondo di ARC Raiders pulsa di malinconia retro-futuristica. Una polvere metallica sospesa nell’aria, raggi di sole che tagliano rovine arrugginite, pesanti sintetizzatori che risuonano in sottofondo. Sembra quasi il battito vitale di un mondo in cui la tecnologia è sfuggita al controllo, lasciandosi dietro solo l’eco di un’umanità perduta.
Ogni dettaglio, dal rimbombo del metallo al suono sinistro del vento, ricorda che stiamo assistendo alla fine di una civiltà che ha provato a farsi salvare dalle macchine.
Non è però la solita visione post-apocalittica. Embark Studios rifiuta il realismo e punta tutto sull’impatto sensoriale: ritmo, colore, luce, suono. Non guardiamo solo un futuro distrutto: lo percepiamo.
L’ambientazione respira e racconta senza parole, immergendoci in un luogo allo stesso tempo alieno e familiare, come un sogno di un mondo incapace di salvarsi da solo. ARC Raiders ama mettere il giocatore al limite. I
l mondo non è amico: tutto può tradire la nostra posizione. E proprio qui nasce il suo magnetismo: nel silenzio, nel freddo e nella tensione si genera qualcosa di raro, di vero, puro coinvolgimento.
La minaccia metallica, la minaccia umana

Durante le nostre ore di gioco abbiamo toccato con mano ciò che rende speciale Arc Raiders: il bilanciamento perfetto tra il caos del PvP e l’imprevedibilità del PvE. Ogni incursione è uno scontro non solo contro altri giocatori, ma contro un mondo vivo che reagisce e punisce ogni errore. Le macchine ARC, guidate da un’IA avanzata, non sono bersagli passivi: pattugliano, ascoltano, reagiscono in un istante al minimo rumore.
Una semplice esplorazione può trasformarsi in una battaglia disperata. E spesso gli scontri con l’IA sono più intensi di quelli con i giocatori: non perdonano nulla e si muovono in modo inquietantemente umano. Hanno anche punti deboli diversi: colpire un’elica può limitarne la mobilità, ma non eliminarla; contro i robot terrestri serve invece armamento pesante.
La magia scatta quando PvP e PvE si intrecciano. Un singolo colpo troppo rumoroso può attirare un pattugliatore ARC proprio sulla testa di un’altra squadra. Il mondo è più di un’arena come nei battle royale: è un’arma, se sappiamo usarla. E quando incontriamo nemici ben coordinati, a volte conviene ritirarsi: sopravvivere è tutto. Le risorse sono poche, quindi ogni scelta pesa.
Ricorderemo a lungo una situazione in particolare: con due membri della squadra, stavamo esplorando i resti di una stazione orbitale quando ci siamo imbattuti in un team ostile. Parte uno scambio di colpi furioso, con proiettili che rimbalzano sul metallo. Poi, un lampo nel cielo: arriva un ARC di classe Crawler, un colosso multi-zampe, che piomba su di noi. In un attimo lo scontro diventa una battaglia a tre: noi, l’altra squadra e il gigante meccanico in mezzo. L’obiettivo? Sopravvivere e portarsi via quanto più possibile. Perché qui ogni risorsa vale oro. E sapersi ritirare vivi può fare la differenza nelle incursioni successive.
Movimento, combattimento e progressione

La mobilità è il cuore dell’identità del gioco. Non ci si nasconde dietro coperture: si scivola, si salta, si usa il rampino, si corre sui tetti. È un parkour tattico. Le armi hanno peso e personalità: gli SMG vibrano come bestie feroci, i fucili d’assalto danno controllo e potenza, le sniper sparano come piccole esplosioni.
E il volume degli spari conta: troppi colpi attirano droni ARC, quindi ogni scelta è tattica. La base sotterranea funge da hub, laboratorio, quartier generale: qui si migliora il proprio equipaggiamento, si sbloccano abilità e si pianificano le missioni.
Ci sono quattro classi: scout, tecnico, cecchino e pesante, ognuna significativa. Niente free-to-play, niente microtransazioni: progressione naturale, non grind forzato.
Il sistema “Match Journey” traccia i nostri passi, successi e fallimenti: un diario di spedizioni che rende ogni morte parte della storia.
Leggerezza e dettagli elevati vanno di pari passo

ARC Raiders è una dimostrazione impressionante dell’Unreal Engine 5. Lumen, Nanite, riflessi, nebbia, luci – tutto sembra cinematografico. Biomi vari, da vallate innevate a deserti sommersi di rottami. E tutto gira in modo impeccabile: e sulla nostra configurazione, che monta un Ryzen 9700x, 64GB di RAM, una RTX 3070ti, ed il gioco installato su un NVME, Arc Raiders gira con tutti i dettagli su alto ad una media di 110fps ad una risoluzione di 2560x1080p. Il gioco supporta sia il DLSS di Nvidia che l’FSR di AMD, e l’illuminazione con Ray Tracing è eccellente.
Il motore di Epic mostra i muscoli, e gli sviluppatori hanno imparato molto dall’esperienza di The Finals. Il netcode è solido, le performance stabili e l’anti-cheat è robusto: un requisito fondamentale in un genere dove la posta in gioco è reale e ogni perdita pesa sulla pelle del giocatore.
Verso la Cintura di Ruggine
Ark Raiders è un titolo ambizioso, ma costruito con sapienza. Tra un’ambientazione dettagliatissima, un gameplay solido e un comparto sonoro immersivo riesce a trasmettere ai giocatori la sensazione di tensione pura. Ora non resta che attendere per vedere come il supporto di Embark si prenderà cura della propria opera negli anni a venire.

Riassunto
Riassunto
Arc Raiders ci ha decisamente convinti: le sue ambientazioni sono evocative, il suo comparto sonoro è eccellente e non abbiamo riscontrato problemi tecnici. Ma soprattutto, parliamo di un gioco estremamente divertente, che ci spinge a voler provare una nuova estrazione dopo l'altra. Le minacce non risiedono unicamente negli ARC, i nemici robotici che spadroneggiano nel mondo post-apocalittico costruito da Embark, ma anche e soprattutto nei nostri colleghi razziatori umani, pronti a sottrarci le nostre risorse. Preparatevi a vivere dei momenti all'insegna della tensione!
Pro
Gameplay solido e divertentissimo Ambientazione molto curata Atmosfera ricca di tensione Comparto sonoro eccellenteContro
Il supporto decennale è ovviamente un'incognita- Giudizio complessivo9
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