Alla Gamescom 2025, Cronos: The New Dawn si è rivelato uno dei titoli più discussi e sorprendenti, non solo per la sua atmosfera opprimente e ricca di dettagli, ma soprattutto per il livello di difficoltà che ha messo a dura prova chiunque lo abbia provato. Persino i nemici più basilari hanno rappresentato una sfida inaspettata, a dimostrazione di quanto il nuovo progetto di Bloober Team punti a distinguersi nel panorama dei survival horror moderni.
Ebbene, nella cornice tedesca abbiamo avuto modo di provare in anteprima la prima porzione di gioco. Ecco di seguito le principali considerazioni su uno dei titoli più ambiziosi dello studio polacco.
Un incipit carico di tensione
La demo si è aperta con un risveglio in una camera asettica, seguito da una serie di test cognitivi che lasciano intuire la natura del protagonista. La coscienza del giocatore è stata caricata in un nuovo corpo dopo la morte del precedente, un’idea che richiama da vicino le inquietudini dei titoli che intendono scavare a fondo sulla psiche, suggerendo che la trama esplorerà dilemmi profondi legati all’identità e all’umanità stessa.
Il personaggio controllato ricorda un incrocio tra il possente Big Daddy di Bioshock e l’ingegnere Isaac Clarke di Dead Space, ma con voce femminile. Una volta usciti dalla stanza iniziale, lo scenario mostra una terra post-apocalittica devastata da una misteriosa malattia. L’illuminazione soffusa, il design degli ambienti e l’attenzione al dettaglio costruiscono immediatamente un’atmosfera cupa e suggestiva, rendendo chiaro che l’esplorazione sarà una componente fondamentale dell’esperienza.
Esplorazione e risorse, la chiave della sopravvivenza
Il mondo di Cronos è disseminato di indizi narrativi che rafforzano la costruzione del contesto. Volantini diffusi dal sindaco cercano di minimizzare la catastrofe con slogan paradossali come “riutilizza l’acqua del bagno per innaffiare le piante” o “non c’è nessuna pandemia, restate semplicemente a casa”. A questi si aggiungono registri audio, un espediente familiare ai fan dei survival horror, che contribuiscono a ricomporre il puzzle di una società al collasso.
Ma non si tratta solo di narrazione: l’esplorazione è essenziale per reperire risorse. Ogni proiettile ha un peso enorme, e scoprire una stanza segreta con materiali per creare munizioni o kit medici può decidere le sorti di una partita. Il crafting gioca quindi un ruolo centrale, obbligando il giocatore a bilanciare costantemente tra necessità di cura e capacità offensiva.
Un gameplay severo e senza sconti
Fin dai primi minuti la demo mette in chiaro le sue regole: sopravvivere sarà difficile. Il primo nemico ad esempio ha richiesto ben tre colpi alla testa, caricati con precisione, per essere abbattuto, consumando metà delle munizioni iniziali. L’arma principale può trasformarsi in tirapugni, ma i colpi corpo a corpo non infliggono danni significativi: servono soltanto a spingere indietro gli avversari, che tornano subito all’assalto.
Il sistema di controllo adotta la classica visuale “sopra la spalla” inaugurata da Resident Evil 4, ma con un ritmo volutamente più lento e pesante: il personaggio si muove come se indossasse uno scafandro ingombrante, mentre i nemici sono rapidi e aggressivi. A complicare ulteriormente la situazione, i colpi dell’arma devono essere caricati per poter essere davvero efficaci, e il proiettile viene sparato automaticamente una volta raggiunta la carica completa. Basta un errore per sprecare un colpo prezioso.
Gli scontri ravvicinati sono altrettanto punitivi: se un nemico riesce ad afferrare il protagonista, parte un quick-time event che, anche se eseguito con successo, riduce la barra della vita della metà. Il messaggio è chiaro: Cronos non perdona.
Checkpoint rari e nemici persistenti
Un altro elemento che accentua la tensione è la scarsità di punti di salvataggio. Nella demo erano presenti due punti di controllo manuali e qualche sparuto checkpoint automatico. Morire, almeno in questo test, signifacava perdere minuti preziosi di progressi, con la frustrazione di dover ripetere scontri già affrontati. Inoltre, le casse che contengono risorse hanno contenuti casuali, impedendo di contare su rifornimenti certi.
La build provata non ha mostrato in pieno (se non in un caso) la meccanica più innovativa, quella che vede i nemici, chiamati Orfani, fondersi tra loro e acquisire nuove abilità. Tuttavia, la sola prospettiva di trovarsi di fronte a creature mutanti potenziate aumenta la sensazione di pericolo costante.
Una sfida dura ma irresistibile
Nonostante la brutalità, Cronos: The New Dawn è stato uno dei titoli più affascinanti della fiera. L’atmosfera è magistrale, l’azione costringe a pensare in modo tattico e la difficoltà, pur spietata, si trasforma in stimolo. Il fuoco, ad esempio, ha un ruolo cruciale, sia per tenere a distanza le creature biomorfe sia per bruciarne i resti, evitando che si rigenerino.
Bloober Team sembra aver creato un survival horror che non solo omaggia i grandi classici, ma ridefinisce le regole dell’ambito. Con la sua estetica post-apocalittica e le meccaniche feroci, Cronos: The New Dawn non è pensato per chi cerca un’esperienza comoda: è un viaggio estremo in cui ogni decisione, ogni proiettile e ogni passo possono fare la differenza tra la vita e la morte.
Se queste sono le premesse, il titolo ha tutte le carte in regola per diventare un nuovo punto di riferimento del genere.
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