Bungie rischia di passare alla storia come la peggior acquisizione nella storia di Sony nel gaming, e questo non fa certo onore a chi negli anni ha saputo creare franchise come Halo e Destiny.
Destiny 2, lo sparatutto live di Bungie che in questo momento è l’unica fonte di entrate per lo studio, è in caduta libera costante da tempo, e la nuova saga narrativa iniziata con I Confini del Destino è partita forse peggio di quanto si potesse immaginare. Intorno al titolo e allo studio, in questo momento, c’è un grande clima di sfiducia.
Un rapporto particolarmente approfondito di The Game Post ha messo in luce i numerosi problemi che il team di sviluppo ha affrontato negli ultimi anni e continua ad affrontare, posto ora di fronte a una situazione che pare fuori controllo: le produzioni Bungie stanno crollando.
In sostanza, la fiducia della community in Bungie è bassa; si sta diffondendo la convinzione che Destiny 2 non stia facendo abbastanza per mantenere alto il livello di coinvolgimento dei giocatori, ma questa a dire il vero è la realtà dei fatti. Basta guardare i freddi numeri: su Steam, dove tali dati sono facilmente reperibili, Destiny 2 ha raggiunto il numero più basso di giocatori di sempre, pari a soli 18.439 in media negli ultimi 30 giorni.
Se tanti giochi sognano questi numeri, per un live service come Destiny 2 il coinvolgimento è invece molto preoccupante, e paragonabile, anche se con minor impatto in quel caso, al calo avuto da Call of Duty negli ultimi due anni.
A poco a poco, Destiny 2 ha perso giocatori a un ritmo piuttosto costante negli ultimi 18 mesi circa. Le espansioni non sono riuscite a riportare in massa gli utenti a giocare: La Forma Ultima nel giugno 2024 raggiunse un picco impressionante di 314.634 giocatori, mentre la recente (e criticata) I Confini del Destino ha generato un picco di soli 98.211 giocatori. Anche il nostro responso, nei confronti di un DLC che nei piani iniziali doveva rappresentare il rilancio totale di Destiny 2, non è stato particolarmente positivo:
il risultato finale è più vicino a un tentativo maldestro e poco funzionale. Le nuove idee ci sono, ma spesso appaiono scollegate, poco sfruttate o – peggio – già viste, riformulate senza reale impatto sul core loop di Destiny 2.
Certo, i dati di Steam non sono tutto, ma spesso sono un indicatore molto solido della popolarità di un gioco in senso generale. Molti hanno sostenuto che Bungie avrebbe dovuto iniziare ad abbandonare gradualmente il gioco già da tempo, e iniziare a lavorare a un Destiny 3 per rilanciare una formula che inizia ad avere troppi anni e troppi problemi. Al momento attuale, però, lo studio è di fronte a un muro che sembra invalicabile: la strada di proseguire con il supporto al secondo gioco non sta portando da nessuna parte, ma è forse già troppo tardi per pensare a un eventuale Destiny 3, che non arriverebbe prima di 3 o anche 4 anni.
In più, c’è anche la questione Marathon, il primo gioco sviluppato sotto la proprietà di Sony, che dopo anni dalla presentazione appare ancora fortemente incompleto – qualcuno lo sta già definendo come il prossimo Concord, e non è certo un buon segnale. Come se non bastasse, il livello di interesse dei giocatori verso Marathon pare davvero minimo, e non sono mancati casi imbarazzanti come il furto di asset da parte di un artista.
Nel 2022, Sony acquisì Bungie per ben 3,6 miliardi di dollari, lasciandola indipendente ma coinvolgendola nel suo reparto di produzioni live service. Appena tre anni dopo, la situazione è totalmente cambiata: non solo l’azienda nipponica ha abbandonato molti giochi multiplayer in sviluppo, ma la stessa Bungie ha perso indipendenza dopo il continuo crollo di interesse verso Destiny 2, e risultando incapace di risalire.
A dicembre uscirà una nuova espansione di Destiny 2, ispirata a Star Wars, ma a giudicare dalle reazioni social non sembra proprio che questo nuovo DLC possa ribaltare la situazione del gioco. E Bungie, intanto, raccoglie i cocci: di questo passo, sarà ricordata come la più fallimentare acquisizione nella storia di PlayStation.
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