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Hell is Us | Recensione

Lo studio Rogue Factor, ha deciso di andare controcorrente rispetto alle tendenze del mondo dei videogiochi. E non c’è da stupirsi, quando il tuo game director si chiama Jonathan Jacques-Belletete, già direttore artistico di Deus Ex: Human Revolution e Mankind Divided. La prima impressione che si può avere di Hell is Us guardando i video potrebbe orientare qualcuno verso il soulslite, ma non c’è nulla di più sbagliato. Il combattimento ispirato a questo genere è l’aspetto meno importante di questa produzione.

L’idea dei creatori era di tornare ai tempi in cui i giochi di avventura costringevano il giocatore a usare il cervello per risolvere enigmi, esplorare il mondo di gioco e sfogliare attentamente gli appunti per far avanzare la trama. Senza minimappa, senza indicatori e NPC che ci spiegassero passo dopo passo cosa dovevamo fare per conoscere il resto della storia. E siamo lieti di poter dire che gli autori ci sono riusciti. Hell is Us è una piacevole sorpresa in termini di meccaniche di gioco e allo stesso tempo un’esperienza deprimente a causa del mondo creato. Un mondo ispirato alla realtà. Ne parliamo nel dettaglio nella nostra recensione.

Versione provata: PC

Colui che cammina nell’inferno

L’azione di Hell is Us si svolge in un paese fittizio chiamato Hadea, devastato da una guerra civile. Il conflitto è scoppiato per motivi nazionalistici, alimentati dai media e da politici autoritari. Di conseguenza, il gruppo etnico dominante, i Sabiniani, ha iniziato l’eliminazione sistematica dell’altro, i Palomisti. Sullo sfondo di questo conflitto troviamo violenza sistemica, propaganda e questioni religiose. Gli autori hanno tratto ispirazione dal mondo reale, ad esempio dalla guerra nella Jugoslavia e il conflitto tra Tutsi ed Hutu nel Ruanda negli anni ’90.

Questi eventi hanno in parte causato la comparsa di strane anomalie sul territorio di Hadea, da cui sono emerse mostruose creature, gli Hollow Walkers, che minacciano entrambe le fazioni in guerra. Il gioco unisce così un mondo ispirato alla realtà con elementi fantastici. Due aspetti che risultano però strettamente collegati, con la componente fantasy che funge da lente per mettere ancora più in evidenza la brutale realtà circostante. Sappiamo di essere un po’ enigmatici, ma preferiamo evitare spoiler e non rovinare l’esperienza di scoperta.

Il protagonista è Remi, un uomo nato a Hadea e portato via dal paese di nascosto da bambino. Questo ricordo lo ha spinto a dedicare tutta la sua vita alla ricerca delle proprie origini. Alla fine si arruola come soldato dell’ON, l’equivalente dei caschi blu ONU, e diserta per raggiungere il suo villaggio natale, Jova.

Ben presto deve confrontarsi con gli orrori che affliggono Hadea, tanto umani quanto paranormali. Dopo essere entrato in una struttura misteriosa, acquisisce un’arma limbica (l’unica in grado di ferire le misteriose creature), un drone KAPI e un veicolo blindato. Una volta giunto a Jova, e trovatola occupata dai Sabiniani, scopre l’esistenza di un misterioso ordine segreto di cui suo padre faceva parte. Svelare i segreti di questa organizzazione sarà cruciale per il destino sia di Remi che di Hadea stessa.

Il rischio di andare contro corrente

L’obiettivo degli sviluppatori di Hell is Us era realizzare un titolo che desse pari importanza a esplorazione e combattimento. Nelle circa 30 ore necessarie per completarlo, incluse alcune attività secondarie, l’equilibrio tra le due componenti è stato mantenuto molto bene.

Il mondo è suddiviso in ampie location, attraverso le quali ci sposteremo a bordo del già citato veicolo blindato. Ognuna di esse ha atmosfera, ambientazione e tono propri. Si comincia in una foresta cupa vicino alle trincee, per poi passare a un villaggio bombardato e occupato, circondato da paludi, e subito dopo a un lago incantevole avvolto da montagne e cascate.

Sul piano visivo il gioco è fenomenale, e il livello di dettaglio e varietà lascia davvero a bocca aperta. Grande cura è stata posta anche nei modelli dei personaggi e nelle cut-scene, splendidamente realizzate. Se aggiungiamo un accompagnamento musicale straordinario e suggestivo, che richiama la serie Dark, unito a un ottimo doppiaggio, il risultato è incredibilmente convincente e impressionante.

Le location sono una vera montagna russa di emozioni. Il gioco mostra senza filtri atti di genocidio e tragedie della popolazione civile. I personaggi incontrati possono raccontarci della situazione locale, e ascoltandoli si rimane colpiti da storie agghiaccianti. La guerra tira fuori il peggio dalle persone, e l’istinto di sopravvivenza le spinge a compiere azioni terribili, e in questo orrore si perde la cognizione di chi ha torto o ragione.

In ogni zona possiamo anche aiutare gli abitanti del posto. Si tratta di missioni secondarie, chiamate “buone azioni”. Portarle a termine influisce sullo stato del mondo nel prosieguo della storia: determineranno se Hadea diventerà un luogo ancora più cupo e opprimente o se lascerà intravedere una scintilla di speranza.

Per aumentare l’immersione e rendere il gioco più impegnativo, non esistono marcatori di obiettivo né minimappe. I progressi vanno seguiti su un vecchio tablet, che raccoglie appunti su ogni personaggio, luogo, organizzazione ed evento incontrato. Solo ascoltando attentamente i dialoghi e deducendo da soli cosa fare, sapremo come procedere: dove andare, con chi parlare e cosa portare. Non ci sono scorciatoie: se un NPC ci dice di andare a nord-est, dobbiamo tirare fuori la bussola e controllare dov’è il nord-est.

Un ruolo centrale nell’esplorazione lo hanno gli enigmi, spesso piuttosto complessi. Troveremo note, diari, lettere e oggetti-chiave, e solo leggendo con attenzione e collegando i dettagli capiremo a cosa servono e dove vanno utilizzati.

Hell is Us cammina su un filo sottile. Da un lato c’è la ricerca di immersione e di un’esperienza personale, dall’altro il rischio di non rispettare il tempo del giocatore, o la tendenza del pubblico a volere un gioco dove tutto è già apparecchiato. Noi abbiamo apprezzato che Rogue Factor abbia deciso di correre un rischio, e di non adeguarsi passivamente a formule già viste e sentite.

In guerra contro l’abisso

Il combattimento è abbastanza impegnativo, ma fortunatamente gli sviluppatori hanno inserito opzioni piuttosto ampie per regolarne la difficoltà. Possiamo così vivere un’esperienza simile ai soulslike, con respawn dei nemici e perdita di risorse, oppure, abbiamo la facoltà di ridurre al minimo la sfida.

Il gioco offre quattro tipi di armi limbiche: spade, asce, alabarde e grandi spadoni a due mani. Ciascuna ha portata, velocità e danni diversi.

Il sistema di combattimento si basa su attacchi leggeri e pesanti caricabili tenendo premuto il tasto Y o triangolo, schivate e parate. Ogni azione consuma stamina, che va quindi gestita con attenzione. Dopo un attacco riuscito, possiamo recuperare parte della salute premendo il pulsante RB o R1 al momento giusto: un’abilità che riduce notevolmente il bisogno di kit medici.

Il drone può essere potenziato con moduli che gli conferiscono abilità speciali: scatti rapidi, attacchi aerei o la capacità di confondere i nemici.

Altre abilità sono fornite dai glifi, incastonabili nelle armi. Questi appartengono a categorie diverse: rabbia (rosso), eccitazione (giallo), terrore (verde) e rimorso (blu). Il colore deve corrispondere a quello dell’arma (tranne i glifi grigi, universali). Usare queste abilità, così come i colpi pesanti caricati, consuma energia limbica, l’equivalente della “mana”.

Il protagonista può inoltre equipaggiare due oggetti difensivi e due reliquie, che garantiscono bonus passivi e attivi, oltre ad aumentare le barre di salute, stamina ed energia limbica. Si aggiungono poi gli oggetti consumabili: per curarsi, recuperare stamina, ridurre certi tipi di danno o ricaricare il drone.

Ogni pezzo di equipaggiamento ha un proprio rango, migliorabile presso il fabbro usando frammenti ottenuti dai nemici sconfitti. Più alto è il rango, migliori saranno i bonus; nel caso delle armi, aumenta anche il livello massimo raggiungibile. Non è l’eroe, ma l’arma a guadagnare esperienza in battaglia.

Il sistema di equipaggiamento, molto curato, contrasta purtroppo con una scarsa varietà di nemici. Le creature del vuoto esistono in pochi tipi, alcune collegate da un “cordone ombelicale” a spiriti aggressivi chiamati Haze. Ogni Haze ha un colore legato a quello dei glifi, e quindi al tipo di danno inflitto, e va eliminato per primo. È una meccanica interessante, ma che si esaurisce presto: dopo qualche ora, il gioco non propone più molte novità in questo campo.

In ogni zona troveremo anche i cosiddetti guardiani, da eliminare per chiudere le anomalie. Ma si rivelano essere semplici nemici sparsi qua e là, laddove sarebbe stato più coinvolgente avere miniboss unici che richiedessero strategie specifiche.

Anche i boss principali purtroppo non brillano per originalità e non restano particolarmente impressi. Un vero peccato, perché il potenziale era enorme.

Stabilità è la parola d’ordine

Per quello che concerne gli aspetti tecnici, per una volta abbiamo una delle migliori espressioni dell’Unreal Engine 5, a dimostrazione che se viene svolto un adeguato lavoro di ottimizzazione non ci sono problemi insiti nel motore. Le opzioni sui settaggi grafici su PC sono molteplici, e permettono di selezionare la qualità dell’anti-aliasing, delle texture, dell’illuminazione globale e dei tradizionali elementi quali fogliame, riflessi, ombre e post-processing.

È disponibile l’uso della tecnologia Nvidia Reflex, oltre i vari upscaling (AMD FSR, Nvidia DLSS e Intel XeSS), oltre che alla generazione di fotogrammi sulle schede grafiche compatibili.

Sulla nostra configurazione, che monta un Ryzen 9700x, 64GB di RAM, una RTX 3070ti, ed il gioco installato su un NVME, Hell is Us gira ad una media di 85fps con tutti i dettagli su Ultra ad una risoluzione di 2560×1080. Le risoluzioni ultrawide sono supportate nativamente, ma non nelle cut-scene.

Un gioco unico, ma non perfetto

Hell is Us è un’opera unica, che rimane impressa a lungo dopo i titoli di coda. Gli sviluppatori sono riusciti a creare un mondo straordinario, così vicino alla nostra realtà da risultare inquietante, ma al tempo stesso coerente con l’elemento fantastico che lo circonda. Le fonti di ispirazioni sono molteplici, e spaziano dalla letteratura al cinema, fino ad arrivare ad altri videogiochi: si parte dalla serie dell’Area X di James VanderMeer, passando per l’ottima pellicola I Figli degli Uomini di Alfonso Cuarón, per arrivare allo straniante Spec Ops: The Line, un gioco ancora oggi indimenticabile. Era da molto tempo che un gioco non ci coinvolgeva così emotivamente, e siamo certi che susciterà un impatto simile in chiunque lo giochi.

Ma non è un titolo per tutti. È un’esperienza dura e impegnativa. Non solo per il carico emotivo, che è indiscutibile, ma anche perché richiede attenzione, capacità deduttive, pensiero strategico, destrezza e gestione oculata delle risorse. È un gioco che richiede tempo e pazienza, in cui spesso ci si blocca e ci si frustra, senza sapere come proseguire. E la mancanza della minimappa farà sì che vi perdiate più volte, ripassando davanti agli stessi edifici o corridoi senza accorgervene.

Eppure, è proprio tutto questo a rendere Hell is Us una produzione unica e, sotto molti aspetti, semplicemente eccezionale. Non perfetta, ma straordinaria.

8.5
Riassunto
Riassunto

Hell is Us è un gioco che decide di non scendere a compromessi: a livello di narrativa, nelle immagini mostrate, e persino nel gameplay. L’esplorazione non è solo un pretesto fine a sé stesso, ma diventa un’allegoria della ricerca di Remi all’interno del proprio animo e delle sue origini, celate da un enigma. Siamo consci che Hell is Us non sia un’esperienza adatta a tutti: certo, ci ha molto divertito sia nelle sue fasi di indagini sia in quelle di combattimento, ma alcuni preferiscono ritrovare in un videogioco un contenuto più immediato e delle gratificazioni facili da ottenere. Ma talvolta sperimentare è necessario, per scoprire qualcosa di più di noi stessi e del mondo che ci circonda.

Pro
Mondo di gioco unico nel suo genere, e realizzato con coraggio Storia dal fortissimo impatto emotivo Colonna sonora straordinaria Esplorazione appagante ed enigmi impegnativi Combattimento ragionato e sistema di equipaggiamento ricco
Contro
Poca varietà nei nemici Decisamente non per tutti
  • Giudizio complessivo8.5
Scritto da
Silvia SiL Mannu

Nel lontano 1990 entro in una sala giochi e scopro i cabinati arcade. Da quel momento, la passione per i videogames non mi ha mai abbandonata. Oggi sono una PC Gamer legata soprattutto a titoli action, giochi di ruolo, stealth e picchiaduro.

%s Commento

  • Adoro questo Periodo! Da Expedition 33 a questo HELL is us finalmente giochi che hanno un profondo lato emotivo.
    Finalmente chi sviluppa videogiochi si sta concentrando in tal senso. Ben fatto

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