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Horses, perché tutti ne parlano (e fanno bene)

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Come spesso accade con la censura di un prodotto, il risultato è che se ne parli ancora di più. La curiosità sale, così come la voglia di confrontarsi, di esperire.

Nel caso di Horses, il videogioco italiano “bandito dai negozi online perché troppo estremo” (Il Post), questo è un bene.

Ben venga che ci si interroghi, ben venga che se ne parli. Horses, infatti, non è un prodotto crudo e volgare fine a sé stesso (come ce ne sono tanti, nel mondo videoludico e altrove). Racchiude un’idea di fondo intrigante, riesce a far riflettere e, se preso per quello che è, rappresenta un’esperienza originale.

Non è un videogioco per tutti, per questo contiene un disclaimer chiaro a inizio partita, che serve proprio a scoraggiare chi, in cerca di My Little Pony per la propria cuginetta, si dovesse imbattere per sbaglio in questo titolo tutt’altro che puccioso.

Horses sfrutta una ambientazione rurale distopica e disturbante

Per chi non lo sapesse, Horses è stato sviluppato dagli italiani di Santa Ragione (Mediterranea Inferno, Saturnalia), che da sempre non hanno peli sulla lingua: ci vuole coraggio a proporre esperienze disturbanti, per adulti, che facciano riflettere.

Con questo non stiamo certo affermando che Horses sia un capolavoro, nulla del genere, tuttavia è un titolo che merita di esistere per quello che è, parlando a quei videogiocatori che sono in cerca di una breve esperienza alienante. Ci si può ragionare sopra, ed è quello che ci prepariamo a fare in questo articolo.

Horses, come si gioca e cosa comunica

Il gioco di Santa Ragione è attualmente bannato da Steam ed Epic Games. Per approfondire questo tema (ed eventualmente, supportare gli sviluppatori), vi lasciamo il link al sito ufficiale.

A prescindere dalle nebulose ragioni che hanno causato il ban, Horses è, in tutta onestà, un titolo che vale la pena di giocare nel caso siate amanti dei videogiochi indie e delle esperienze horror inusuali.

Strutturato come un film muto, interamente in bianco e nero, si può terminare in un’unica seduta (circa 3 ore), ed è anche per questo che tanti streamer lo stanno portando per intero sul loro canale.

Poco più di un walking simulator con alcuni dialoghi a scelta multipla, Horses è disturbante nella messa in scena, per nulla casuale, nelle inquadrature, nel sound design.

Il giocatore è Anselmo, un ventenne che, dopo aver fallito negli studi, viene mandato per due settimane a lavorare in una cascina. Il fattore, tuttavia, ha un passato traumatico e una visione distorta della realtà e della sessualità. I suoi cavalli sono persone da punire, che hanno perso qualsiasi dignità e sono costrette in una situazione che è peggio dell’esistenza animale.

Nudi, incapaci di esprimersi a parole, vivono stretti in un misero recinto, la testa coperta da una maschera di cavallo. La quotidianità è ridotta al lavoro nei campi e al fornicare, pratica però vietatissima. Il sesso è inteso come qualcosa di brutale, di blasfemo, di deprecabile. È una punizione.

Il fattore non è l’unico oscuro figuro con cui avremo a che fare

Tra atmosfere e temi orwelliani, Horses propone un microcosmo distorto e alienante (che forse, come vedremo tra poco, non è nemmeno così “micro”).

La narrazione è serrata, i quattordici giorni di Anselmo alla cascina si susseguono, gli orrori si dipanano davanti ai nostri occhi. Con alcune scelte sottilmente morali proposte al giocatore, la trama è ben definita, anche se ci saremmo aspettati un finale meno affrettato e più d’impatto.

Dal punto di vista del gameplay, il titolo di Santa Ragione non offre nulla di particolare: ci si muove con una visuale in prima persona, si osserva disgustati, si svolgono con semplici click delle attività legate al mantenimento della cascina e… altri “lavoretti” disgustosi.

Ciò che invece è da elogiare è lo stile grezzo ma efficace: le inquadrature grottesche, il montaggio da “film muto” e cinema surrealista, l’inserimento di scene riprese dal vero, la scrittura.

I cavalli di Horses sono in realtà uomini e donne sottoposti a punizione

Horses, la scena della “bambina” e il mindfuck

Il fattore è un adulto-infante ben tratteggiato nelle sue motivazioni e nei suoi atteggiamenti disturbati, tuttavia non è affatto l’unico personaggio interessante. In Horses incontreremo altri oscuri figuri, a volte solo per pochissimi minuti, che però ci permettono di avere un quadro più ampio della distopia che stiamo lentamente scoprendo.

Oltre alle persone-cavallo, poveracci caduti in disgrazia per le loro “nefandezze”, un viscido “veterinario” e l’immancabile prete, durante l’esperienza ci imbattiamo in una giovane donna in cerca di svago. La accompagniamo quindi in una breve cavalcata: la ragazzina, oltre a guardarci con occhi spiritati, ci parla dell’importanza del controllo e dell’essere uniti nel far rispettare regole sociali prestabilite e condivise. In poche parole, ci sta dicendo che non si tratta della follia del singolo e che, oltre alla cascina e al fattore, c’è un mondo di persone che vede, accetta, partecipa, opprime. Una realizzazione a dir poco inquietante e un discreto “mindfuck” per il giocatore. Alla mente ci sono subito balenate torture naziste e regimi autoritari (il film “La zona d’interesse”, ad esempio, o “La banalità del male” di Hannah Arendt).

Proprio questa scena potrebbe essere stata causa del mal motivato ban, in quanto inizialmente mostrava una bambina (e non una giovane donna) cavalcare una persona nuda.

La scena della “bambina”, probabile causa del ban

Horses, un titolo originale ma grezzo

Andrea Lucco Borlera di Santa Ragione ha spiegato che il suo gioco vuole essere coinvolgente e mandare un messaggio: combattere i regimi autoritari è molto difficile, così come non rendersi complici. 

Horses non è un videogioco ben rifinito dal punto di vista ludico. Risulta infatti piuttosto grezzo nella sua realizzazione effettiva e nel gameplay.

Il titolo è comunque un esperimento originale, un sogno lucido che non si dimentica e che vuole pungolare il giocatore su temi di innegabile rilevanza: la schiavitù, i traumi infantili, il lavaggio del cervello, i valori puritani, la mascolinità fragile, l’animo umano in costante lotta con le sue bestialità.

Bene che se ne parli, dunque, e che la creatività usata come stimolo alla riflessione circoli il più possibile. Sarebbe un peccato mandare in fallimento uno studio nostrano coraggioso per censure dalle dubbie motivazioni. In fondo, Horses definisce fin da subito ciò che è e ciò che il giocatore si troverà ad affrontare, elencando i propri trigger warning a inizio avventura.

Inoltre, è disponibile in italiano e costa solo 5 euro.

Scritto da
Chiara Ferrè

Ciao, sono Chiara. Cresciuta a pane, Harry Potter e Final Fantasy, ho da sempre una grande passione per la narrazione in tutte le sue forme. Cerco campi di battaglia, magici cappelli, lucertoloni volanti. Ho una penna e non ho paura di usarla.

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