Cosa succede quando unisci l’immaginario di Zelda con i musou in stile Dyansty Warriors? Succede che arriva un nuovo Hyrule Warriors, quella che ormai possiamo definire a tutti gli effetti una serie spin-off di The Legend of Zelda che ama sperimentare un modo di giocare completamente diverso, in un contesto che ben conosciamo.
Con questo nuovo titolo della serie, che arriva a pochi mesi dal rilancio di Tears of the Kingdom e si collega direttamente a esso, Omega Force prova a fare quello che in molti non riescono a fare: rendere un musou davvero appetibile al pubblico occidentale. Del resto, parliamo di un genere fortemente radicato nella cultura nipponica, che solo raramente è riuscito a trovare successo altrove.
Ci riuscirà, ora che Zelda e l’intera Hyrule vengono chiamate in soccorso? Lo scopriamo nella nostra recensione.
L’era della grande battaglia

Hyrule Warriors: L’era dell’esilio fa un passo avanti importante rispetto a L’era della calamità: se nel gioco del 2020, Omega Force aveva deciso di distaccarsi il più possibile da Breath of the Wild collocando la sua produzione in una timeline alternativa, stavolta tutto riprende l’immaginario di Tears of the Kingdom e lo trasporta in un grande affresco bellico, ambientato nell’antica Hyrule ricostruita su vasta scala.
La campagna, che si estende per circa una ventina d’ore, esplora scenari familiari ma reinterpretati, dalle Isole del Cielo alle oscure profondità corrotte dalle tenebre, ricordando al giocatore costantemente quale sia il contesto narrativo. È un viaggio che intreccia il destino di Zelda, dei primi sovrani Rauru e Sonia e del temibile Ganondorf, ma che sceglie anche di concentrarsi su figure inedite: un Costrutto misterioso e il suo compagno Korok, Calamo. Zelda, infatti, non è la vera e propria protagonista di questo titolo, quanto invece il collante fondamentale tra la serie e il tema di questa battaglia.
Questa nuova coppia finisce per occupare un ruolo centrale nella narrazione. La trama segue il misterioso Costrutto e Korok mentre vengono coinvolti nei conflitti delle varie tribù di Hyrule, collaborando con antichi Saggi e partecipando a battaglie sempre più imponenti. Tuttavia, questo spostamento dell’attenzione comporta un sacrificio: molti elementi cruciali della lore di Tears of the Kingdom, tra cui persino alcuni personaggi come Ganondorf che avrebbero potuto godere enormemente di questo arricchimento narrativo, rimangono soltanto accennati, quasi temuti, come se il gioco non volesse mai rivelare troppo del materiale da cui proviene. Una scelta strana, perché in realtà la storia è costruita in modo molto intelligente, ma incapace di fare il proverbiale passo in più.

Il risultato è una storia ricca di ritmo e di sequenze spettacolari, ma che lascia la sensazione di non aver sfruttato appieno il potenziale della sua ambientazione. Una buona prova, che poteva essere però molto meglio di così.
Un musou che prova a osare
Come da tradizione Warriors, L’era dell’esilio punta tutto su scontri titanici contro orde di nemici che riempiono lo schermo quasi allo sfinimento. Le missioni alternano l’assalto a enormi avamposti, la difesa di obiettivi strategici e duelli con boss che richiedono risposte rapide e precise – anche se raggiungere il game over, dobbiamo sottolinearlo, è quasi un’impresa. La struttura degli attacchi rimane immediata: combinazioni di tasti semplici da ricordare, ma rese dinamiche da animazioni fluide, reattive e spesso coreografate in maniera spettacolare.
La principale innovazione del gioco consiste nella reinterpretazione delle meccaniche di Tears of the Kingdom all’interno del formato Warriors. I Dispositivi Zonau diventano strumenti tattici fondamentali: bombe temporizzate, idranti, propulsori e altri gadget permettono di scoprire punti deboli dei boss o di rompere le loro difese in modi sempre diversi. Tuttavia, la potenza limitata della batteria costringe a usarli con criterio, introducendo un elemento di gestione che rinfresca l’azione.

Alcuni livelli propongono variazioni sorprendenti, come sezioni su rotaia in cui il Costrutto e Calamo affrontano nemici in velocità sfruttando armi a distanza. Inoltre, ogni capitolo introduce nuove condizioni di battaglia: nemici ricoperti di melma da lavare via, trappole ambientali da sfruttare, oppure scenari che richiedono l’uso di dispositivi specifici come l’Idrante Zonau. Tutto viene costruito per cercare di limitare uno dei più grandi problemi del genere musou: la ripetivitità estrema, che condanna inevitabilmente molti giocatori. In questo nuovo Hyrule Warriors, è stato svolto un gran bel lavoro in tal senso.
Ogni personaggio ha uno stile ben definito. Mineru, ad esempio, fa largo uso della tecnologia Zonau: evoca trappole rotanti, costruisce catapulte improvvisate e si muove su una grande ruota meccanica anziché correre. Zelda, dal canto suo, può manipolare il tempo, trasformando proiettili e onde di energia in strumenti di combattimento creativi.
Il sistema incentiva inoltre il cambio frequente di personaggio durante la battaglia, e questa è una scelta intelligente. Alcune mosse nemiche non possono essere bloccate (sono contraddistinte dal classico colore rosso), ma richiedono contromosse specifiche: se un alleato si trova nella posizione ideale, il gioco suggerisce di passare immediatamente al suo controllo per neutralizzare la minaccia. Questo ritmo continuo spinge a non fossilizzarsi mai su un singolo guerriero, dando valore all’intero roster.
Il tutto scorre con grande fluidità grazie al nuovo hardware di Switch 2, che permette di mantenere un frame rate generalmente stabile attorno ai 60 fps nelle battaglie più affollate. Anche in modalità portatile ci sono solide prestazioni. La cooperativa a schermo condiviso si assesta invece su 30 fps meno costanti, ma resta comunque un’esperienza piacevole.

Ci sono però alcuni limiti che iniziano a pesare, come già avevamo visto in Tears of the Kingdom. Il menu degli oggetti, ad esempio, è davvero troppo, troppo affollato, e proprio come nei due capitoli principali dell’era Switch diventa scomodo da gestire visto l’accumularesi di troppe funzioni in una singola barra. Tuttavia, il sistema dei collegamenti rapidi mitiga parzialmente il problema.
Il gioco, infine, evita di mescolare enigmi ed esplorazione come farebbero i capitoli principali della serie, e punta tutto sul ritmo dell’azione e sulla progressione costante. È una scelta coerente con la natura Warriors, ma che potrebbe lasciare insoddisfatti coloro che cercano la tipica varietà delle avventure di Zelda. Non dimentichiamoci, infatti, che parliamo pur sempre di un musou: orde di centinaia, o addirittura migliaia di nemici continuano a contrastarvi e che richiedono pochi colpi per essere abbattuti a suon di combo, guidati da medi o grandi boss che si alternano. Una formula che non è cambiata, in questo caso.

Review Overview
Riassunto
È pur sempre un musou, quindi non aspettatevi certo una grande varietà; gli sviluppatori, tuttavia, sono riusciti a costruire un gioco intorno alla splendida mitologia di Tears of the Kingdom, e questo inevitabilmente è un pregio da non sottovalutare. Inoltre, la progressione viene gestita con trovate importanti, come l'introduzione di nuove meccaniche che mitigano la ripetitività. Peccato, comunque, per la storia, che poteva dare molto di più.
Pro
Una bella storia... Buona varietà nelle ambientazioni e nelle meccanicheContro
... ma poco approfondita Beh, sì, è inevitabilmente ripetitivo- Giudizio complessivo7.5
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