Negli ultimi anni, il genere roguelite ha conosciuto una nuova stagione d’oro. Derivato dai giochi di ruolo tradizionali, l’ambito si è affermato grazie a una formula ormai ben riconoscibile: livelli generati proceduralmente, morte permanente del personaggio e un sistema di progressione che, pur azzerando quasi tutto a ogni sconfitta, conserva alcuni miglioramenti permanenti. Il risultato è un’esperienza di gioco che coniuga sfida e senso di crescita, offrendo run sempre diverse e coinvolgenti.
Alcuni titoli simbolo, come The Binding of Isaac, Returnal e Dead Cells, hanno consolidato il genere, spingendone i confini fino a trasformarlo in un terreno fertile per la sperimentazione e la creatività. Partita dopo partita, il giocatore è chiamato a cambiare approccio, a perfezionare le proprie abilità e a confrontarsi con una difficoltà calibrata ma mai punitiva.
In questo contesto di rinnovata popolarità, anche Sobaka Studio ha deciso di puntare sul roguelite con Kiborg, un progetto che mira coinvolgere il pubblico grazie ad un gameplay frenetico e variegato, basato su combattimento corpo a corpo e armi da fuoco.
Riuscirà quindi la produzione russa a distinguersi in un panorama sempre più affollato e a risollevare le sorti del brand? Un interrogativo legittimo, a cui cercheremo di rispondere analizzando da vicino struttura, gameplay e ambizioni nella recensione che segue.
Versione provata: PlayStation 5 Pro
I want to break free
L’incipit narrativo di Kiborg pone l’utente nei panni di Morgan Lee, un uomo condannato ingiustamente a 1300 anni di prigione per crimini di guerra. Incarcerato su un pianeta-prigione galattico, è costretto a combattere in un ambiente ostile dove la morte non rappresenta una via di fuga, poiché viene riportato in vita ogni volta per scontare l’intera pena.
L’unico modo per lo sventurato alter ego di sfuggire al triste destino, è quello di vincere il gioco “The Last Ticket” che gli consentirebbe di tornare libero. Naturalmente, questo show è caratterizzato da violenti e mortali scontri, pensati unicamente per intrattenere il pubblico e veder fallire gli aspiranti fuggitivi.
Come è facile intuire, la trama è abbastanza semplice e risulta un vero e proprio espediente per giustificare il ciclo continuo di rinascita del protagonista. Ciononostante durante le varie run si apprenderanno dettagli interessanti sul luogo e sul passato di Morgan, rendendo la progressione narrativa via via più interessante.
Alla ricerca della libertà
Per quanto concerne il gameplay, la produzione Sobaka Studio si colloca nell’action in terza persona con le forti componenti roguelite precedentemente descritte. All’inizio di ogni run, il giocatore è chiamato a compiere diverse decisioni sul percorso da seguire per raggiungere l’agognata libertà. A seconda della “stanza” scelta, al superamento della sfida verranno conferiti al protagonista differenti potenziamenti temporanei e valute in-game, utili per acquistare dei miglioramenti permanenti all’interno dell’hub, luogo in cui si avvia ogni tentativo di evasione.
Qui emerge un certo déjà vu con titoli altisonanti come ad esempio Hades, anche se purtroppo Kiborg soffre di un level design e di una componente artistica che non riesce a rivaleggiare con l’opera di Supergiant Games. Ciononostante, le fasi d’azione di cui il gioco è pregno risultano appaganti e ben congegnate. In ogni arena infatti, l’utente dovrà mettere in campo una buona dose di confidenza con i comandi al fine di risultare vincitore e poter proseguire.
Proprio in merito a questo aspetto, è da riportare che Morgan gode di ben tre attacchi differenti, adibiti ad altrettanti input. Sia che ci si trovi a mani nude, oppure con una delle svariate armi da mischia presenti, il prigioniero è in grado di sferrare un colpo leggero, uno pesante ed un altro che colpisce a 360 gradi. Discorso ben diverso nel caso in cui si decida ovviamente di impiegare un’arma a distanza. In quel frangente il titolo Sobaka deputa al grilletto posteriore il compito di sbaragliare i nemici (purtroppo con poca soddisfazione, in quanto il feedback delle bocche da fuoco non è eccellente). Completa poi il quadro base la schivata, indispensabile per poter eludere i vari tipi di offesa nemica, che si suddividono a seconda del colore in parabili o meno.
Le ricompense per l’eliminazione degli avversari, come detto poco sopra, consentono di scegliere tra diversi upgrade (naturalmente validi solo per la run in corso) che mutano anche la struttura fisica del protagonista, aggiungendo via via parti di corazza. Dalla difesa fisica fino ad un aumento delle statistiche di attacco, ogni selezione adibita alla tuta permette di creare una build funzionale all’obiettivo in corso, anche se ad onor del vero non vi è una grandissima profondità in tal senso.
Da buon esponente del genere roguelite, qualora Morgan venisse sconfitto (e nelle prime ore è un’ipotesi tutt’altro che remota) Kiborg costringe a ripartire dal principio, con la sola valuta permanente accumulata mantenuta nell’inventario. Ciò fa però palesare uno degli aspetti più riusciti dell’opera: la crescita del personaggio. Gli alberi delle abilità e dei miglioramenti sono infatti ben realizzati e stratificati, e riescono a rendere tangibili i vari potenziamenti definitivi acquisiti.
Nonostante queste ultime considerazioni, il titolo russo manifesta dopo qualche ora una certa ripetitività di fondo, principalmente causata dal sottile spessore artistico e dalla poca varietà di avversari presenti. Tali aspetti vanno ad appesantire la fruizione, che non stimola a voler “fare un altro giro”.
Come si sta in prigione?
Graficamente parlando, l’ultima fatica Sobaka Studio non fa gridare al miracolo, ma rimane comunque abbastanza godibile. Quello su cui il gioco mostra il fianco è la componente artistica, abbastanza superficiale e tutt’altro che memorabile. Nemmeno il comparto audio riesce ad emergere, a causa di tracce abbastanza banali e poco accattivanti (quando presenti).
Dal punto di vista tecnico invece, nulla da eccepire: i 60 frame al secondo vengono mantenuti praticamente in ogni circostanza, garantendo un’esperienza fluida e senza nessun tipo di intoppo. Ultimo, ma non meno importante argomento da esternare è la completa mancanza della lingua italiana, sia nelle voci che nei testi.

Riassunto
Riassunto
Kiborg è un titolo dal gameplay tutto sommato immediato. L'alchimia tra genere roguelite e componenti melee e TPS ha sulla carta un potenziale davvero interessante. Ciononostante, dopo qualche ora lo spettro della ripetitività bussa alla porta, facendo emergere i limiti di una produzione che forse, poteva osare qualcosa di più.
Pro
Gameplay divertente ed immediato... Evoluzione del personaggio approfonditaContro
...per le prime ore Artisticamente superficiale- Valutazione7
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