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Lezioni di Storia: The Elder Scrolls – Parte 3

Mancano ormai pochi giorni all’uscita della Special Edition di The Elder Scrolls V: Skyrim e la nostra rubrica Lezioni di Storia termina oggi con questa terza parte, che non poteva essere dedicata a nessun altro capitolo, se non proprio all’ultimo. Il ritorno del Dovahkiin su console next-gen sarà una remaster, è vero, ma grazie alle novità introdotte sarà accolta quasi al pari di un videogioco nuovo di zecca. Siamo certi che gli appassionati non rigiocheranno Skyrim semplicemente per le novità grafiche, o per le mod. Skyrim ha sancito l’ apice del successo della serie, grazie a parecchie innovazioni e una storia memorabile, inserita all’interno di un universo videoludico unico nel suo genere.
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IL MITO DEL DOVAHKIIN

Già dall’annuncio del gioco, avvenuto nel dicembre del 2010, i videogiocatori avevano compreso subito come Skyrim fosse fortemente centrato sul mito dei draghi. I draghi sono la prima, e forse più grande novità introdotta in questo capitolo. Di loro, prima del quinto capitolo, se ne parlava solo nei libri riferendosi alla fredda patria dei nordici. Progredendo nel gioco ci si accorge come Skyrim sia il primo nella serie a fondare le tematiche sulle tradizioni della regione dove è ambientato. Nella terra di Skyrim il drago è visto come l’emblema della divinità, della potenza assoluta, ma al contempo come una leggenda ed una minaccia incombente: il ritorno di Alduin, il ”divoratore del mondo”, deciso a riprendersi la terra che un tempo gli apparteneva, costituisce il motore di tutta la trama ed al contempo instaura un legame con il protagonista che resta costante durante tutta la storia. Proprio il personaggio da noi guidato, infatti, ben presto scopre di essere il Sangue di Drago, ultimo erede dei Septim e unico in grado di opporsi al grande pericolo di Alduin.

Skyrim non è un semplice gioco di ruolo, ma una narrazione articolata che sembra diventare una vera e propria leggenda. Bethesda è riuscita a farci credere di essere all’interno di una storia tramandata nei secoli: tutto gira attorno alla mitologia, al sovrannaturale, alle credenze popolari, al legame con gli antenati ed al culto religioso. E questi aspetti si rispecchiano ovviamente nel gameplay. Ad esempio, si vedono spesso personaggi discutere ed esprimere le proprie paure o perplessità, sia in merito alla guerra civile in atto, sia al ritorno della malvagia divinità draconica. Oppure, nella stragrande maggioranza dei dungeon non è raro imbattersi in vecchi tomi che trattano di draghi, oppure in incisioni in alfabeto draconico. La terra di Skyrim è presentata in modo molto diverso rispetto a quanto visto in Morrowind e Oblivion: qui la mitologia ha una fortissima relazione con la cultura popolare, ancora di più se confrontata coi precedenti capitoli, e si esprime minuziosamente anche in una serie di piccoli dettagli, come gli Artigli di Drago o le Maschere dei Sacerdoti del Drago.
TES V Skyrim vampiro

UN NUOVO EROE

Ma parlando delle novità di gameplay più chiare, si nota subito come Skyrim abbia permesso un salto di qualità decisivo nella serie, ancora più netto rispetto ai precedenti capitoli. Al nostro eroe è stata data la possibilità di utilizzare le due mani indipendentemente l’una dall’altra, nel limite delle caratteristiche dell’arma: ad esempio, è possibile usare nella mano destra una spada e nella sinistra un incantesimo, oppure una combinazione di scudo e magia, doppia spada, doppia ascia e così via. Una novità non da poco che, come si può capire, ha dato ancora più libertà di scelta ad un sistema di gioco già perfezionato negli anni da Bethesda. Il sistema di livelli ha visto la rimozione della necessità di dormire per livellare, ed ha visto l’introduzione di uno schema ”astronomico” per selezionare le abilità da potenziare. Ad ogni upgrade di un determinato  settore di abilità si può scegliere di sbloccare un nuovo bonus, come lo zoom della mira in Arcieria o i grimaldelli indistruttibili in Scassinare. I 7 attributi di base (Forza, Intelligenza, Resistenza, Personalità, Volontà, Velocità e Agilità) sono stati inglobati in Salute, Vigore e Magicka, per dare spazio alla costellazione di bonus, in tutto 280. Un altra novità sostanziosa è stata data dal crafting, che non si limita più a darci la possibilità di riparare l’equipaggiamento, ma attraverso la raccolta di materiali grezzi e la loro lavorazione è possibile forgiare da zero armi ed armature. Una possibilità che apre la strada ad equipaggiamenti ben più potenti di quelli trovati nei bauli sparsi per il mondo di gioco, e se combinato all’incantamento permette di diventare pressochè invincibili.

Menzione a parte meritano gli Urli del Drago, chiamati Thu’ Um, novità assoluta per la serie e idea geniale di Bethesda per creare un legame tra i draghi e il nostro Eroe. Consistono in una lista di più di 20 urli, composti ognuno di 3 parole che corrispondono a diversi livelli di potenza, e sono indipendenti dalla magicka (e quindi dalle altre magie). I Thu’ Um hanno una barra di energia a sè stante, che si ricarica lentamente dopo ogni utilizzo, e consistono in una sorta di incantesimo sprigionato dalla voce del personaggio: gli effetti variano ad esempio dalla possibilità di disarmare l’avversario, al poter evocare un drago o scatenare una tempesta di fulmini.

 L’IMPATTO SUL PANORAMA VIDEOLUDICO

Grazie alla mole di novità introdotte, con Skyrim Bethesda è riuscita a portare su di un altro livello il genere del gioco di ruolo: un opera già cominciata con Morrowind e conclusa, per ora, con un titolo che ha ridefinito le basi non solo dei GdR, ma anche degli open-world. E non si è limitata solo a questo, perchè Skyrim può essere visto sotto diverse categorie di videogiochi, dando la possibilità di trasformarsi in uno stealth, in un sandbox più generale o, sotto alcuni aspetti, in un first-person shooter a base di lame e incantesimi. C’è spazio davvero per (quasi) ogni idea in Skyrim, grazie al controllo del protagonista ancora più totale rispetto ai precedenti capitoli, sebbene molti aspetti siano rimasti invariati.

Il gioco ha ricevuto voti mediamente molto alti dalla maggior parte della critica internazionale, nonostante abbia presentato difetti (poi risolti da patch) sin dalla sua uscita. Il successo e l’elevatissimo numero di vendite non va cercato solo nella folta schiera di appassionati degli Elder Scrolls, ma anche nel fatto che Skyrim sia riuscito ad attirare giocatori di ogni ”provenienza” grazie ad un ecosistema videoludico profondissimo e ricco di dettagli. Una cura maniacale che Bethesda ha sempre riposto nei suoi prodotti, pur tralasciando tuttavia altri aspetti fondamentali che avrebbero meritato sicuramente maggiore attenzione.

In virtù dell’uscita imminente della Special Edition, che vi ricordiamo avverrà il prossimo 29 Ottobre su PC, PS4 ed Xbox One, non vogliamo darvi ulteriori dettagli ancora più precisi. Chi ha già giocato Skyrim saprà cosa attendersi, mentre chi non lo ha mai fatto avrà di fronte un videogioco vastissimo da esplorare per la prima volta, e non ci vorrà poco. In entrambi i casi, ne siamo certi, il ritorno sulla gelida terra nordica sarà comunque un grande piacere e l’occasione di riscoprire uno dei giochi che hanno segnato la storia videoludica contemporanea.

 

Scritto da
Alberto Baldiotti

Studente universitario e gamer nel tempo libero, la sua passione videoludica non ha confini. Questa passione nasce a 4 anni, quando si ritrova a giocare Doom II su un vecchio computer acquistato dal padre. Appassionato di giochi open-world e GDR, le sue pietre miliari sono le serie di Grand Theft Auto, Fallout e The Elder Scrolls. A fianco di ciò, la tecnologia e lo sport giocano un ruolo fondamentale nei suoi interessi, ed adora restare informato sulle ultime novità nei rispettivi settori.

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