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Mafia: Terra Madre | Recensione

Col senno di poi, forse Hangar 13 potrebbe aver avuto parecchia fortuna nella sfortuna. Se Mafia III, un titolo che fraintendeva completamente lo spirito della serie e uscito in condizioni tecniche disastrose, fosse stato pubblicato oggi o negli ultimi anni, i suoi sviluppatori avrebbero probabilmente fatto la stessa fine di Volition, gli autori di Saints Row, o di Pieces Interactive, i developer di Alone in the Dark 2023 e di tanti altri studi chiusi di recente, in un settore sempre più spietato. Fortunatamente, nel 2016 l’industria non era ancora così brutale e, dopo quel passo falso non privo di licenziamenti, lo studio ottenne una seconda possibilità.

E questa chance fu sfruttata bene dagli sviluppatori statunitensi: il remake del primo Mafia, uscito nel 2020, pur con qualche problema nelle meccaniche, risultò molto migliore delle avventure di Lincoln Clay e venne accolto positivamente dai giocatori, tanto da consentire a Hangar 13 di cimentarsi di nuovo con un nuovo capitolo della saga.

Questa volta lo studio ha dimostrato di capire davvero qual è la vera essenza di Mafia molto più di quanto avvenne con l’infelice incursione a New Bordeaux. Questa volta parliamo di Mafia: Terra Madre, il gioco che nelle intenzioni di Hangar 13 vuole riportare la serie alla sua antica fama. Ne parliamo nella nostra recensione!

Versione provata: PC

Tra sangue e onore

Mafia III cadde nella trappola di inseguire Grand Theft Auto. Al di là dello stato tecnico al lancio, le missioni principali e una trama comunque interessante venivano soffocate all’inverosimile da incarichi ripetitivi e attività riempitive. Una colpa, in parte, anche nostra: fummo noi giocatori a paragonare già il primo capitolo a GTA III, e a lamentarci che il secondo non fosse un vero open world. Gli sviluppatori, però, avrebbero dovuto capire meglio i propri limiti a livello di budget e comprendere che copiare Rockstar non solo non è affatto semplice, ma non produce nulla di buono.

Fortunatamente, oggi sia noi che Hangar 13 abbiamo imparato la lezione: Terra Madre è ciò che Mafia dovrebbe essere. Un ritorno alle origini, simbolico e pratico.

Il gioco ci porta indietro di molte decadi, agli inizi del XX secolo, e ci fa lasciare gli Stati Uniti per la culla della mafia: la Sicilia. Il protagonista è Enzo, un caruso, un giovane minatore in fuga da una zolfatara, una miniera gestita come un campo di lavoro brutale i cui corridoi bui ci rimandano ai romanzi di Giovanni Verga. Dopo una sciarriata, una rissa con i suoi padroni, viene salvato dal boss locale, Don Bernardo Torrisi, e riesce a sfuggire ai suoi inseguitori. Ma l’aiuto di un uomo così potente ha un prezzo: Enzo dovrà ripagare il debito con assoluta fedeltà. Affascinato dal nuovo mondo, il nostro protagonista si getta a capofitto nella vita criminale, dimostrando un talento naturale nel “risolvere problemi”. Nel frattempo, si avvicina alla figlia del Don, Isabella, e il suo cuore lo costringerà a destreggiarsi tra amore e lealtà.

La trama è oscura, realistica e ispirata ai grandi classici del cinema gangster: sono molti i rimandi alle parti siciliane della trilogia de Il Padrino di Francis Ford Coppola, così come siamo convinti che anche le produzioni italiane di genere abbiano influenzato gli sceneggiatori: basterebbe pensare a lungometraggi come Il Giorno della Civetta e A Ciascuno il Suo, entrambi tratti dalle opere di Leonardo Sciascia. I personaggi, ben scritti e credibili, rimarranno a lungo impressi nella nostra mente e suscitano empatia o antipatia immediata, anche se compaiono solo in brevi momenti.

Merito anche dei dialoghi ben curati e scritti, e di un’ottima localizzazione, unica nel suo genere. Hangar 13 difatti ci ha regalato un delizioso doppiaggio in siciliano, ben interpretato da una pletora di attori nostrani (tra i quali figurano Alessio Celsa nei panni di Enzo e Davide Marzi in quelli di Don Torrisi) che ci consente di immergerci con ancora più efficacia nel tempo e nell’ambientazione di Terra Madre. Sono ovviamente disponibili i sottotitoli in italiano per i meno avvezzi al dialetto dell’isola.

Il ritmo narrativo alterna con equilibrio momenti tranquilli e scene intense. Questo permette di conoscere meglio i personaggi e di respirare l’atmosfera della vita mafiosa, in cui non tutto è sparatorie e tradimenti. E quando arriva un momento drammatico, l’impatto è ancora più forte. È un’impostazione che ricorda Mafia I e II, e persino Red Dead Redemption II, pur tenendo ben presente le dovute differenze in termini di longevità e respiro del gioco Rockstar.

Ritorno alle origini

Come dicevamo, questa volta Hangar 13 non ha tentato di fare un GTA: il gioco è suddiviso in capitoli, ognuno con missioni strettamente legate alla trama. Nessun riempitivo, nessuna attività secondaria. Le rare fasi “libere” servono solo a spostarsi verso l’obiettivo o fare una sosta in negozio.

Si può anche esplorare liberamente selezionando l’apposita opzione dal menu, dopo il prologo, ma non c’è molto da fare oltre a collezionare oggetti o ammirare il panorama. Ed è un bene: il gioco finisce prima di diventare ripetitivo. Completare tutto richiede circa 13 ore, durante le quali le meccaniche (sparatorie, furtività, combattimento corpo a corpo e guida) sono finalmente ben rifinite.

Il combattimento ravvicinato, a duello con i coltelli, è gestito come delle “boss fight” in momenti precisi: attacchi, parate e schivate sono la chiave, con finestre temporali generose. Facile ma soddisfacente, soprattutto perché dispensato con moderazione.

La furtività ricorda molto Hitman: abbiamo un pulsante istinto per marcare i nemici, monete o bottiglie per distrarli, corpi nascosti in casse strategicamente piazzate. I nemici non brillano certo per intelligenza, come da tradizione, ma il sistema funziona bene e non risulta frustrante per quei giocatori che non amano gli stealth game.

Le sparatorie, invece, sono simili a quelle di Mafia III e trasmettono un buon feeling delle armi, e anche in questo caso dobbiamo rimarcare che l’IA dei nemici è poco brillante. Interessante la gestione delle risorse: recuperare munizioni dai cadaveri espone al fuoco nemico, proprio come in Red Dead Redemption II.

La guida è arcade pura, sia su auto sia a cavallo, con poche differenze tra i due. Niente realismo sullo stile del Mafia originale: persino un’auto cappottata si raddrizza magicamente tenendo premuto un tasto. Ah, tenetevi pronti per la classica corsa!

Sicilia bedda!

Come nei precedenti episodi della saga la mappa è coprotagonista, ma questa volta il lavoro fatto da Hangar 13 è a dir poco eccellente. La Sicilia di Terra Madre incanta con colori caldi e scorci pittoreschi: vigneti, campi di gelsomino, vicoli stretti di paesini, rovine di templi della Magna Grecia, fabbriche fumanti, cave oppressive. Le strade serpeggiano tra campi, villaggi e boschi, e offrono sempre qualcosa da ammirare.

In particolare, vorremmo soffermarci sul lavoro di ricerca che Hangar 13 ha eseguito per ritrarre non solo l’ambientazione, ma anche gli usi e i costumi dell’epoca. Sono state rintracciate le foto dell’epoca, e gli sviluppatori statunitensi si sono fatti guidare nell’entroterra siciliano da un team di developer autoctono col quale hanno stretto una collaborazione al fine di ritrarre l’isola della Trinacria nella maniera più autentica possibile.

Bellissimi anche i vestiti dei personaggi e la resa degli oggetti e degli arredi delle location: si fa fatica a distogliere gli occhi dai pizzi, dai vasi in ceramica, o anche dalle auto d’epoca. Quante beddi cosi! Ottimo anche il comparto sonoro, con musiche ed effetti sempre contestualizzati a dovere. Peccato solo per la mancanza di lip sync nel doppiaggio siciliano.

Sul piano tecnico, il gioco è eccellente: nessun bug grave, niente crash o arresti improvvisi. Le opzioni sui settaggi grafici su PC non mancano, e permettono di selezionare sia il frame rate di gioco che quello delle scene di intermezzo, senza alcun limite. Sono disponibili inoltre le ormai classiche tecnologie di upscaling (AMD FSR, Nvidia DLSS e Intel XeSS), oltre che alla generazione di fotogrammi sulle schede grafiche compatibili.

Oltre a questo sono presenti anche i selettori sulla qualità dell’immagine, che comprendono illuminazione globale, ombre, riflessi, distanza di visualizzazione, texture, fogliame, effetti e qualità della postproduzione. Sulla nostra configurazione, che prevede un Ryzen 9700x, 64GB di RAM, una RTX 3070ti, ed il gioco installato su un NVME, abbiamo fatto girare Mafia: Terra Madre ad una media di 95fps con tutti i dettagli su alto ad una risoluzione di 2560×1080.

Al momento invece non consigliamo di provare il gioco su device portatili come Steam Deck. Come segnala la pagina dello store di Valve, Mafia: Terra Madre non è supportato adeguatamente. Speriamo in una patch che introduca un preset che permetta di giocare anche sull’handheld di Valve, perché al momento il frame rate scende sotto i 25fps, esibendo i classici problemi dei titoli in Unreal Engine 5.

Tocca segnalare anche qualche problema di interazione. A volte bisogna posizionarsi con estrema precisione per parlare o aprire porte. Ma tutto sommato, considerando il passato dello studio, è quasi un piccolo miracolo che le lacune di Mafia: Terra Madre si limitino a questo.

Baciamo le mani!

A dispetto di un’ambientazione che ci aveva catturato sin dai primi trailer non avevamo certezze su questo progetto prima dell’uscita, ma Mafia: Terra Madre si è rivelato un’opera curata, coinvolgente e onesta: non vuole essere due giochi in uno, ma si concentra su una storia ben scritta, un’ambientazione memorabile e meccaniche solide. Ora a Hangar 13 non resta che costruire su queste nuove fondamenta, ma con la certezza che il lavoro svolto li ha riportati sulla giusta strada.

8.5
Riassunto
Riassunto

Mafia: Terra Madre si propone di portare l’opera di Hangar 13 alle origini, sia a quelle antropologiche e storiche dell’associazione malavitosa, sia a quelle del franchise videoludico. Il lavoro svolto è encomiabile: siamo stati rapiti da una storia e da dei personaggi scritti egregiamente. Ma quello che ci ha affascinato ancor di più è stata la resa storicamente accurata dell’ambientazione, e la passione con la quale gli sviluppatori statunitensi si sono impegnati per trasmetterci un periodo così carico di colori, ma anche di ombre. Certo, ci sarebbe piaciuto perderci ancora più a fondo in questo mondo così ben tinteggiato, ma Mafia: Terra Madre non vuole perdersi per strada, e compiere nel migliore dei modi la sua missione.

Pro
Trama avvincente, realistica e ben scritta Personaggi memorabili e credibili, ottimamente doppiati anche in siciliano Ritmo narrativo bilanciato tra calma e azione Struttura senza riempitivi, circa 12–13 ore di gioco Meccaniche di gameplay ben realizzate
Contro
Qualche problema di interazione La IA non è proprio granché
  • Giudizio complessivo8.5
Scritto da
Silvia SiL Mannu

Nel lontano 1990 entro in una sala giochi e scopro i cabinati arcade. Da quel momento, la passione per i videogames non mi ha mai abbandonata. Oggi sono una PC Gamer legata soprattutto a titoli action, giochi di ruolo, stealth e picchiaduro.

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