Home Videogiochi Recensioni [Recensione] Banishers: Ghosts of New Eden

[Recensione] Banishers: Ghosts of New Eden

Don’t Nod ha saputo abituare i videogiocatori a produzioni fortemente incentrate sulla componente narrativa, capaci di scavare in profondità nell’animo umano al punto da contemplare un vero e proprio viaggio introspettivo, canalizzato dai vari personaggi protagonisti dei diversi titoli creati dalla casa francese (Life is Strange, Tell Me Why e Jusant, tanto per citare qualche esempio).

In qualche circostanza tuttavia, lo studio transalpino ha esplorato nuove aree, realizzando giochi con uno stampo maggiormente dinamico e quindi con una più marcata vena action. Vampyr è un fulgido esempio di questa volontà, che vede ora nascere un nuovo esponente nel portfolio prodotti, ossia Banishers: Ghosts of New Eden.

Sarà riuscita la squadra parigina a confezionare un’esperienza coinvolgente sia dal punto di vista della trama che da quella del gameplay?

Versione provata: PlayStation 5

Attenzione: dato che un aspetto della trama, per quanto svelato fin dai primi trailer e presente addirittura nella descrizione del gioco, riveste un ruolo centrale nel gameplay, avvisiamo che la recensione, almeno per quanto concerne il primo paragrafo, potrebbe contenere spoiler per coloro che non conoscono nulla della produzione.

Due è meglio di uno

Appena avviata la partita, Banishers mette immediatamente sul palco i due protagonisti dell’avventura ambientata nel 1695, ossia Antea Duarte e Red Mac Raith, due epuratori di fantasmi che hanno il compito di recidere i legami tra il mondo dei vivi e quello dei morti. La coppia è in viaggio verso New Eden, una cittadina del Nord America afflitta da una strana maledizione, che ne sta letteralmente prosciugando la vita e la prosperità. Rispondendo alla richiesta di aiuto del loro mentore Charles Davenport, Antea e Red capiscono ben presto che la minaccia è più seria del previsto, al punto che la causa di questa situazione porterà la donna a perdere prematuramente la vita, costringendola a diventare ciò che ha sempre affrontato da viva: un fantasma. A seguito di questa drammatica vicissitudine, i due si vedono nuovamente insieme per cercare di ritornare a New Eden, in modo da trovare una soluzione definitiva alla condizione di Antea, attualmente sospesa tra il mondo reale e quello spettrale.

I ragazzi di Don’t Nod hanno utilizzato proprio questo espediente per cesellare l’intreccio narrativo che accompagna i due protagonisti durante tutta l’avventura, mettendo il giocatore spesso di fronte a scelte che, come è ormai ben noto, hanno conseguenze dirette sul proseguo della storia e sul suo epilogo (sul quale ovviamente non ci addentriamo oltre).

Inutile dire che l’esperienza maturata dagli sviluppatori d’oltralpe si denota in ogni dialogo inserito, capace di trasmettere, grazie anche all’ottimo doppiaggio inglese, un senso di immersione tangibile e coinvolgente, che spinge fortemente a proseguire nell’interessante trama che il titolo propone. Il peso delle scelte è infatti tangibile e moralmente complesso, e spesso si scorna fortemente nel famoso bivio tra ragione e sentimento.

Who Ya Gonna Call?

Come analizzavamo poco sopra, Banishers: Ghosts of New Eden si discosta parecchio dalle produzioni principali della software house francese, abbracciando il sempre più vasto (ed apprezzato) genere del gioco di ruolo d’azione. Dopo alcune sequenze introduttive, si prenderanno difatti le redini di Red che, insieme alla dolce metà Antea, apre la strada ad un gameplay fatto di esplorazione, indagini e combattimenti.

Le varie aree che si andranno ad esplorare sono molto spesso rappresentate da una strada maestra che talvolta si estende in una porzione più ampia, dando un senso “illusorio” di open world, che tuttavia talvolta porta a smarrire la via, costringendo l’utente ad aprire la mappa più volte per ritrovare l’orientamento. Le strade secondarie e le diramazioni sono infatti numerose, e ad una prima esplorazione risulta parecchio facile perdersi qualche luogo od evento di interesse. Le ambientazioni proposte dal team parigino rispecchiano naturalmente le connotazioni geografiche dell’epoca, proponendo foreste, paludi, ma anche villaggi, montagne ed antri più oscuri come caverne e miniere.

Una delle caratteristiche più peculiari di Banishers, è quella che permette il cambio rapido del protagonista, consentendo al giocatore di alternare le abilità di uno dei due sia nelle sezioni esplorative (contraddistinte da semplici enigmi ambientali da risolvere) e sia nelle fasi prettamente d’azione.

Nel combattimento infatti, Red può fare uso di spada e decotti, mentre Antea è in grado di sferrare pugni spettrali utili per contrastare determinati tipi di nemici. Considerata poi la possibilità di cambiare personaggio con la sola pressione di un tasto, le battaglie si prestano a concatenazioni tutt’altro che superficiali. Ovviamente il prezzo da pagare è un apprendimento che non sempre avviene in maniera immediata, soprattutto a causa dei numerosi input da imparare.

Dalla schivata, alla parata, per poi arrivare agli attacchi leggeri e pesanti con ambo i protagonisti, il gioco richiede una discreta dose di confidenza, prima di esplicare al massimo il suo potenziale negli scontri. La mossa evasiva risulta, come spesso accade, quella più importante da padroneggiare. Proprio per facilitare il compito di elusione, il titolo aiuta a gestire le mosse nemiche grazie ad una comoda freccia che, a seconda del colore, notifica la prossimità di un attacco in arrivo.

I nemici presenti sono per la maggior parte riconducibili a spettri di diverso colore a seconda dell’abilità offensiva, che sul lungo termine mostrano tuttavia una certa limitazione nella diversificazione. Il team francese ha inserito animali e diversi avversari posseduti, per tentare di variare saggiamente gli antagonisti, anche se l’intento è stato raggiunto fino ad un certo punto. Un particolare elogio invece per i boss, ben caratterizzati ed originali, oltre che ardui. Questi infatti, come pure gli scontri normali, riescono ad impegnare in maniera soddisfacente anche nella classica modalità normale, che potrebbe tuttavia spingere i meno avvezzi ad abbassare la difficoltà, visto l’importante tasso di sfida.

Appare tuttavia innegabile come l’ispirazione del gameplay provenga da un certo God of War, sia nella mappatura dei tasti, e sia per quanto concerne la telecamera durante l’esplorazione e le fasi action. Sta di fatto che, grazie alla presenza dei due protagonisti “intercambiabili” e dei differenti tipi di approccio ai nemici, l’ultima fatica della squadra transalpina riesce a ritagliarsi un proprio posto all’interno dell’affollato panorama.

Il ruolo del gioco

La componente ruolistica che Don’t Nod ha voluto inserire all’interno di Banishers si rifà molto a quella di produzioni analoghe, risultando equilibrata e contestualizzata con l’essenza della produzione. Il protagonista riceve infatti punti esperienza alla fine di ogni battaglia e al completamento delle varie missioni, grazie ai quali è in grado di salire di livello e guadagnare un punto da poter investire nell’apposito ramo di crescita. Le abilità aumentano di pari passo con le mosse che anche Antea apprende durante il proseguimento della storia, indispensabili anche per aprire nuovi percorsi nel mondo di gioco. Questo appare ben più vasto di quanto inizialmente presentato, con le varie sezioni destinate ad ampliarsi notevolmente attraverso le varie attività secondarie.

A corredo vi è anche la gestione dell’inventario che, seppur non eccessivamente approfondita nelle tematiche GDR, consente di potenziare nei vari accampamenti (che fungono anche da punto di viaggio rapido) l’equipaggiamento di Red con le varie risorse trovate durante l’esplorazione. I materiali rappresentano infatti l’unico modo per aumentare le statistiche delle armi e degli accessori difensivi, e per questo l’attenta osservazione dell’ambiente circostante è quanto mai strategica per poter essere sempre performanti contro le numerose orde nemiche che si palesano sul cammino dei due. Durante la prosecuzione dell’avventura si recupereranno ovviamente altri strumenti offensivi e difensivi da equipaggiare, ma è doveroso rimarcare come le statistiche di ognuno sono trattate in modo molto leggero, quindi qualora non foste amanti dei giochi di ruolo tranquilli, nessun mal di testa da confronto di numeri.

Il titolo riprende dalla connotazione GDR anche diverse missioni secondarie, qui proposte come vere e proprie indagini su determinate infestazioni di spiriti che coinvolgono la comunità. Queste sotto trame risultano però abbastanza piatte e poco interessanti e, richiedendo spesso le stesse azioni da compiere, fungono da mero riempitivo per il monte ore.

Epurazione tecnica

Chi conosce bene le opere di Don’t Nod, sa benissimo che la componente tecnica spesso ha rappresentato il tallone d’Achille di molte opere pregiate. Sgombriamo subito il campo: Banishers si comporta tutto sommato bene nell’impostazione Performance, garantendo i 60 frame al secondo quasi sempre. In alcune situazioni graficamente più complesse infatti, qualche piccolo acciacco lo abbiamo riscontrato, anche se non è nulla di particolarmente sconvolgente. In modalità Qualità invece, soprattutto se abbinata al motion blur, lo spostamento di telecamera è abbastanza fastidioso, e potrebbe dare noia a più di un utente.

Apprezzabili invece i modelli dei personaggi e delle varie creature, i quali sanciscono un notevole passo avanti per la software house francese che ora ha pienamente abbracciato l’Unreal Engine 5, così come il comparto audio. Nonostante qualche piccolo bug (tranquillamente risolvibile con l’immancabile patch del day one), la componente degli effetti sonori di Banishers riesce ad essere evocativa e trasportante, a maggior ragione se espressa mediante un buon headset. Meno memorabiliinvece le musiche, che non spiccano particolarmente per originalità, se non per qualche traccia più epica.

Ultimo, ma non meno importante aspetto riguarda la longevità del titolo, che si assesta tra le 20 e le 30 ore, a seconda che si decida o meno di completare le missioni secondarie o di ritornare sui propri passi per sbloccare una determinata strada in seguito, una volta ottenuto il potere corrispondente. Il backtracking permette infatti di scoprire al 100% ogni segreto e collezionabile di gioco che, per quanto secondaria possa essere come attività, consente di conoscere qualche dettaglio aggiuntivo della trama generale.

Ringraziamo Focus Entertainment per il codice review fornitoci.

8.4
Review Overview
Riassunto

Banishers: Ghosts of New Eden sancisce la piena evoluzione di Don't Nod. Grazie all'apprezzabile alchimia tra la componente narrativa ed il gameplay, la nuova fatica della casa transalpina risulta coinvolgente ed appassionante. Nonostante la mappa del mondo non sia particolarmente incisiva ed alcune questioni tecniche siano leggermente rivedibili, la strada intrapresa dai ragazzi francesi è indubbiamente quella giusta.

Pro
Trama originale e coinvolgente Gameplay divertente e ben congegnato Pregevole longevità I due protagonisti funzionano bene
Contro
Nemici non molto diversificati La mappa di gioco può disorientare inizialmente Qualche piccolo acciacco tecnico
  • Concept & Trama8.5
  • Gameplay9
  • Comparto Artistico8.5
  • Comparto Tecnico7.5
Scritto da
Lorenzo Bologna

Nato con il Pad in mano, al punto tale che la prima parola pronunciata è stata: "Woah!" in pieno stile Crash Bandicoot. Appassionato e curioso di tutto ciò che concerne il mondo videoludico. Amante dei titoli horror ed accumulatore di trofei compulsivo.

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