Home Videogiochi Recensioni [Recensione] Fist of the North Star: Lost Paradise – Le sette stelle di Yakuza

[Recensione] Fist of the North Star: Lost Paradise – Le sette stelle di Yakuza

Il manga  Hokuto no Ken creato da Buronson e Tetsuo Hara, ha da poco festeggiato i 35 anni dalla sua prima pubblicazione, e quale può essere un modo appropriato per celebrare questa famosa serie, se non pubblicando un videogioco con protagonista Kenshiro? Il maestro dell’Hokuto Shinken, in questa nuova opera di SEGA intitolata Fist of the North Star: Lost Paradise, dovrà affrontare un’avventura inedita e del tutto diversa dai tie-in pubblicati in precedenza. Infatti gli scenari post-apocalittici della serie Ken il Guerriero si fondono al gameplay della celeberrima saga di Yakuza.

Scopritene il risultato all’interno della nostra recensione di questa esclusiva PlayStation 4.

JULIA, DOVE SEI?

Gli sviluppatori dello Ryû ga Gotoku Studio hanno deciso di raccontare un storia alternativa, reinterpretando la trama originale della serie Hokuto no Ken. Per non chi conosce o ha mai seguito tale manga/anime, sa che l’obiettivo principale di Kenshiro è quello di salvare la fidanzata Julia (Yuria tradotta nel gioco) dalle grinfie del perfido Shin, maestro della scuola di Nanto.

In Lost Paradise, però, nei primi minuti di gioco e come tutorial, ci libereremo immediatamente di Shin, che ci confesserà il suo amore mai ricambiato da Julia e della sua scomparsa. Ken, dunque, si metterà alla ricerca della propria bella, che è stata condotta in fin di vita nella città di Eden, secondo quanto dichiarato da un vecchio abitante.

Eden è un’ambientazione creata ad hoc per questo titolo, si tratta infatti di un luogo leggendario, che si trova in mezzo a delle lande desertiche, protetto da enormi mura e in cui possono entrare solo pochi prescelti. Dopo alcuni dialoghi e scontri, il nostro Kenshiro troverà il modo per entrare nella città: farsi arrestare per poi tentare di vincere la propria libertà nell’Arena, scontrandosi con criminali e infine il campione chiamato Figlio del Diavolo.

L’erede della Divina Scuola di Hokuto riesce ad ottenere quindi un accesso libero alla città e si guadagna la fiducia della principessa reggente della città Xsana e del capitano delle guardie Jagre, visto l’aiuto extra fornito nell’invasione del misterioso generale Kyo-Oh e dei suoi sgherri. Tuttavia in seguito ai danni ingenti alla muraglia, la città ora ha accesso libero a tutti, soprattutto i delinquenti. Da qui parte la vera avventura di Kenshiro in puro stile Yakuza: un luogo in cui si potranno dare mazzate infinite e partecipare ai più variegati mini-giochi, il tutto condito con i personaggi della serie Hokuto no Ken, “piazzati” all’interno ed esterno di Eden.

CENTO PUGNI DISTRUTTIVI DI HOKUTO

Come già detto in precedenza, Lost Paradise riprende diversi aspetti dalla serie Yakuza, tra questi vi il combat system. I tasti dedicati ai pugni e calci sono i medesimi utilizzati nelle scorribande di Kazuma Kiryu a Kamurocho, tuttavia vi è un tocco di Hokuto che rende il tutto più divertente ed epico, se siete cresciuti guardando il cartone di Ken il Guerriero in TV.

Dopo aver colpito i nemici con qualche pugno, essi andranno in uno stato di stordimento e da lì si potranno utilizzare attraverso dei quick time event le tecniche mortali dell’Hokuto Shinken, che varieranno in base alla posizione dell’avversario e allo sblocco della tecnica stessa. Infatti all’inizio dell’avventura il repertorio di Kenshiro è piuttosto limitato e risulterà ripetitivo, ma grazie all’utilizzo di sfere, ottenibili ad ogni vittoria, il nostro guerriero potrà aumentare le proprie mosse a disposizione, status e bonus nel menù dei potenziamenti.

Un’altra caratteristica che amplia il sistema di combattimento sono i talismani, oggetti che possono essere acquistati e potenziati da un vecchietto in un determinato negozio di Eden. Ogni talismano, assegnabile alle frecce direzionali del joypad, è legato ad un personaggio storico della serie e fornisce degli attacchi speciali o alterazioni di status in grado di aumentare la potenza, la difesa o l’energia spirituale.

Dulcis in fundo, non poteva mancare lo strappo della giacca di Kenshiro. Dopo aver eliminato un certo numero di nemici e aver riempito l’indicatore delle Sette Stelle di Hokuto, sarà possibile attivare un potenziamento temporaneo degli attacchi, in cui il nostro guerriero verrà circondato da un’aura rossa ed i colpi messi a segno, faranno scendere più velocemente la barra della salute degli avversari.

Le boss fight, ovviamente, saranno i momenti più impegnativi del gameplay e basterà solamente menare pugni e calci per sconfiggere il proprio nemico. Infatti i duelli contro avversari come Souther, Raul o Rei potranno essere superati solamente memorizzando i loro pattern di attacco da memorizzare, per poi effettuare parate al momento giusto in modo da consumare lentamente la loro salute, fino ad attivare i quick time event.

BASEBALL, CASINO’ E CABARET

Fist of the North Star: Lost Paradise essendo un titolo spin-off della serie Yakuza e soprattutto un’opera di SEGA non poteva tralasciare le missioni secondarie ed i mini-giochi, che sono ormai diventati il loro biglietto da visita.

All’interno della città di Eden le missioni collaterali e i “passatempi” allungheranno notevolmente la durata del gioco, stimata per una trentina di ore, anche se in alcuni casi potranno risultare ripetitivi e fuori contesto, visto che lo scenario post-apocalittico della serie Hokuto no Ken è abbastanza differente dal “mondo reale” in cui orbita Kazuma Kiryu. Tuttavia le attività extra risulteranno piacevoli ed anche esilaranti, tra queste vi è un baseball molto originale. Armato con una trave di ferro, Kenshiro dovrà lanciare il più lontano possibile non una comune pallina, ma bensì degli sgherri che arriveranno in motocicletta. Un bell’antistress. Questa location sarà raggiungibile a bordo di una dune buggy, customizzabile, che ci verrà fornita per raccogliere materiali di consumo e andare a visitare il fratello Toki.

Inoltre un Casinò in pieno centro fornirà un buon metodo per arrotondare, o anche perdere, i soldi guadagnati nelle missioni di ricercati da taglie. Mentre un’insolito uso delle tecniche della scuola di Hokuto, potrà curare i guai fisici dei cittadini a ritmo di musica o addirittura creare dei cocktail straordinari all’interno di un bar. Se non avete mai gestito un cabaret questo è il momento giusto per lanciarvi nella mischia. Infine non mancheranno le postazioni o i cabinati con cui giocare ai vecchi titoli SEGA tra cui Space Harrier, Out Run, Super Hang-On e perfino alla cartuccia di Fist of the North Star per SEGA Master System.

Insomma tante cose da poter fare, magari già viste per chi ha già giocato alla serie Yakuza, ma che risultano un’ottima pausa tra una missione principale e l’altra.

Non all’altezza il comparto tecnico, con Yakuza 6: Song of Life abbiamo avuto modo di assistere alla potenza del Dragon Engine, motore grafico che non si sente e soprattutto non si vede in Lost Paradise. La rappresentazione dei personaggi è molto buona per quanto riguarda il design, è stato infatti utilizzato lo stile degli ultimi volumi del manga con un Kenshiro molto slanciato, tuttavia si nota la vecchiaia del motore grafico sugli effetti poligonali e sulle ambientazioni. Sul comparto sonoro sono presenti audio in inglese e giapponese con la possibilità di attivare i sottotitoli in inglese. Mentre il doppiaggio presenta il cast di attori che hanno dato la voce ai personaggi di Yakuza. Una nota negativa è data dal mancato utilizzo della colonna sonora originale della serie Hokuto no Ken.

PUNTI DI FORZA

  • Il miglior titolo dedicato a Kenshiro
  • Sistema di combattimento divertente e rodato
  • Tante attività collaterali piacevoli

PUNTI DEBOLI

  • Motore grafico vecchio
  • Manca la colonna sonora originale
  • Qualche ripetitività nel gameplay

Fist of the North Star: Lost Paradise risulta il miglior tie-in della serie Hokuto no Ken ed un ottimo spin-off della serie Yakuza. Questo titolo prende e mescola due mondi differenti, fornendo ai giocatori un’avventura con una storia inedita, un sistema di combattimento che calza a pennello con il personaggio di Kenshiro e una varietà di missioni secondarie e attività collaterali gradevoli e divertenti. Peccato per il mancato utilizzo del Dragon Engine e delle colonne sonore originali della serie Hokuto no Ken. SEGA nel secondo capitolo dovrà utilizzarli assolutamente.

Scritto da
Matteo "bovo88" Bovolenta

Appassionato di videogiochi e console di ogni tipo, tecnologia ed informatica. Amante dei manga ed anime giapponesi, e della cultura nipponica in generale. Ha iniziato a videogiocare molto giovane prima con SNES e Game Boy, per poi passare a PlayStation. Da allora ogni genere di gioco lo ha sempre affascinato. Gli piace informarsi e tenere informati su questo fantastico mondo virtuale.

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