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[Recensione] Horizon II: Forbidden West

Aloy è tornata dopo un’attesa di ben 5 anni, portando con sé le speranze dei fan in un proseguimento avvincente delle gesta dell’eroina dai capelli rossi in un mondo popolato da macchine e uomini ostili, il seguito di Zero Dawn finisce così per mostrarsi al grande pubblico che attendeva un sequel che rendesse giustizia (riuscendo anche a superare il predecessore) alle aspettative generali.

Sono passati diversi giorni da quando è uscito Horizon II: Forbidden West, noi abbiamo preso del tempo per studiare il gioco in tutto ciò che ha da offrire (motivo per cui usciranno molte guide nel prossimo periodo) ed ora i tempi sono maturi abbastanza per portarvi finalmente la recensione di uno dei titoli più attesi del 2022.

Ricordiamo che Horizon II: Forbidden West è stato rilasciato in tutto il mondo il 18 febbraio 2022 esclusivamente su console Sony (sia PS4 che PS5) e che con sé porta l’eredità del primo capitolo, in cui abbiamo impersonato Aloy: una giovane emarginata che porta sulle spalle il destino del mondo intero che, in seguito ad un disastro di enormi proporzioni, rischia di vedere l’estinzione della razza umana.

Versione provata: PS5.

 

IL MONDO E’ ANCORA IN PERICOLO

Aloy, venuta a sapere che Zero Dawn, protocollo di rigenerazione dell’umanità, aveva fallito nel suo intento, scopre di essere stata creata dall’intelligenza artificiale GAIA come clone della scienziata Elisabeth Sobeck vissuta mille anni prima; la ragazza, con l’aiuto di Sylens, si avvia ad affrontare ADE, funzione fuori controllo che controlla le macchine, per fermarlo definitivamente e dopo una serie di scontri alla fine Aloy riesce a bloccarlo e rinchiuderlo, è così che la giovane blocca momentaneamente la fine della vita sulla terra, mentre Sylens si dilegua in possesso di ciò che rimane di ADE: da questo momento comincia davvero il capitolo di Forbidden West.

L’avventura prosegue con Aloy intenta a trovare una cura per la Piaga Rossa che affligge l’umanità e che, entro una manciata di mesi, potrebbe causarne l’estinzione, in quanto l’operazione di terraformazione ha fallito e l’avanzare di questo germe ne è una chiara dimostrazione; per scoprire cosa si nasconde dietro queste problematiche ambientali sarà necessario spostarsi verso l’Ovest Proibito, alla scoperta di un mondo completamente nuovo, popolato da macchine sempre più selvagge e da tribù mosse da interessi personali che permetteranno l’avvento di nuovi e vecchi personaggi.

Attraverso la storia principale metteremo a nudo i segreti dell’antico passato e cercheremo un modo per riportare in attivazione GAIA e le sue sotto-funzioni, in modo da scongiurare il piano di distruzione del pianeta e la nuova minaccia incombente da molto lontano e, apparentemente, invincibile; gli alleati di Aloy saranno fondamentali per la buona riuscita della missione, in particolare, le grandi tribù che popolano il mondo di gioco, portano con sé vari approfondimenti che variano da quest principali fino ad una moltitudine di secondarie, un ampio ventaglio di compiti da svolgere e che sbloccheranno (oltre a ricompense utili al gameplay) scene più o meno importanti e che amplieranno ulteriormente la profondità del titolo.

Siamo rimasti colpiti dall’intreccio con il capitolo precedente, con risultato che difficilmente la trama potrà annoiare chi ha già apprezzato a modo suo Zero Dawn, il che giova per le possibilità che il titolo ha di farsi largo verso il grande pubblico, attirando anche i più scettici grazie alla gestione delle storie di tutti i personaggi e del contesto in cui si viene catapultati, nulla è lasciato al caso e le spiegazioni sui misteri che il gioco introduce non tardano, nel bene o nel male, ad arrivare; detto ciò, la soddisfazione nel concludere la storia di Horizon II: Forbidden West ci lascia pieni di desiderio nel proseguire le avventure di Aloy grazie alle missioni secondarie che riempiranno diverse ore di vita che, sicuramente anche per molti giocatori, saranno ben spese.

 

LE MACCHINE NON DANNO TREGUA

Il primo punto che salta all’occhio, andando per gradi, è la cura avuta nel perfezionare un gameplay che già in passato ha dato prova di grandi potenzialità e che ora può risplendere senza bisogno di rivoluzioni e stravolgimenti, tuttavia, le novità degne di nota sono molte e di forte impatto nella giocabilità: il viaggio all’interno del mondo di Horizon sarà sì affrontabile, come in passato, a piedi o a cavallo di una macchina, ma anche con degli strumenti fondamentali, ossia l’Alascudo (scudo energetico che consente di planare saltando dalle alture) e il rampino che, in combinazione con il sistema di arrampicate tramite strade impostate e visibili con il focus, stimola ancora l’esplorazione e l’ingegnosità richiesta nel proseguimento dell’avventura o nella risoluzione di enigmi ambientali.

La mappa densa presenta un buon numero di attività da svolgere (tra avamposti, terreni di caccia, rovine, ecc.), alcune di queste sfruttando la possibilità offerta di effettuare immersioni subaquee per la scoperta di fondali e tesori nascosti in antiche strutture sommerse; la varietà delle ambientazioni è realmente uno dei pregi principali: da montagne innevate a basse pianure fino ad arrivare a deserti e foreste misteriose, tutto pare curato nei minimi dettagli per rendere l’esplorazione un punto di forza all’occhio di tutti i giocatori.

Il sistema di combattimento di crescita di Aloy, nonostante non originale o particolarmente variato rispetto al predecessore, ha ricevuto un’enorme miglioramento: il comportamento delle macchine che ci troveremo ad affrontare ricalca quello dei rispettivi animali da cui è presa ispirazione, sia nell’aspetto quanto nel combattimento, la scelta di armi e attrezzi specializzati nel danno perforante piuttosto che nel danno elementale sarà fondamentale, il che rende ogni sfida molto più studiata e meno lasciata al caso; una volta scelte le nostre armi di punta, sarà la volta di potenziarle e di inserirvi bobine (tessuti che aumentano certe statistiche) in maniera commisurata allo stile di gioco che preferiamo o alla tipologia di avversario che ci si para di fronte, così come inoltre sarà importante la componente Steath per ottenere vantaggi prima ancora che il combattimento vero e proprio cominci.

Nel taccuino potremo consultare un resoconto sulle macchine analizzate fino a quel momento, consentendoci di studiare a fondo le debolezze di ciascuna di esse e mettere, in seguito, a punto una strategia sfruttando anche trappole dedicate al punto debole da colpire; un altro approccio può essere l’Override: funzione che converte i nemici robotici permettendoci di avere degli alleati nella battaglia, utile contro grossi gruppi di macchine o contro i boss, che andrà migliorata con il completamento dei Calderoni (dungeon ricchi di enigmi e nemici).

Altra introduzione davvero apprezzata è la possibilità di equipaggiare Aloy di abilità personalizzate in base all’approccio desiderato: le abilità sono divise in 6 diversi rami o “classi”: Guerriera (combattimento corpo a corpo), Intrappolatrice (efficacia delle trappole), Cacciatrice (attacchi a distanza), Superstite (miglioramento salute e cura), Infiltratrice (capacità stealth) ed Esperta di Macchine (potenziamento funzione Override).

I 5 livelli di difficoltà proposti dal gioco rispecchiano effettivamente ciò che viene offerto dal gameplay, tuttavia ci siamo trovati più volte in difficoltà (nelle fasi di primo approccio al titolo) ad affrontare gruppi di nemici troppo numerosi che, anche se di livello basso, possono creare non pochi problemi a chi spererebbe di godersi in tranquillità la trama principale.

Infine, ci teniamo a far presente alcune importanti menzioni sul comparto grafico e di funzioni presenti sull’hardware ospite della nostra prova: PlayStation 5; innanzitutto, sarà possibile come di consueto scegliere se sfruttare la modalità risoluzione (con texture e altri aspetti puramente grafici più definiti) o prestazioni (leggermente meno performante graficamente ma con 60 FPS fissi) e possiamo dire che entrambe svolgono il loro lavoro egregiamente, nonostante la seconda garantisca una fluidità a cui è difficile rinunciare a discapito dei 4k a 30 frame al secondo della prima, in ogni caso la bellezza del gioco in tutte le sfaccettature viene enfatizzata dai colori saturi e dai volti dettagliati, luci e ombre sono spinti a ricreare scenari visivamente strabilianti, nonostante la natura cross-gen che va a soffocare il reale potenziale del titolo; le funzioni del DualSense si vedono, anzi, si sentono, impregnando le mani del giocatore con effetti di resistenza allo scoccare di una freccia o di nuotare controcorrente, grazie al pad di nuova generazione.

Insomma parliamo di grandi miglioramenti che segnano l’inizio ormai ben avviato di una nuova serie di videogiochi del futuro che puntano sul trasmettere ai sensi del pubblico emozioni nuove sia nella pura esperienza di gameplay che nel coinvolgere neofiti e nostalgici grazie ad effetti spettacolari.

 

PUNTI DI FORZA

  • Trama perfettamente intrecciata col primo capitolo e ricca di colpi di scena
  • Gameplay impreziosito da aggiunte ben integrate
  • Personaggi ben approfonditi
  • Grande varietà delle ambientazioni
  • Grafica con poche imperfezioni (per essere cross-gen)
  • Soundtrack coinvolgenti

PUNTI DEBOLI

  • Difficoltà un pò alta, in pochi frangenti, nell’affrontare molte macchine contemporaneamente

I fan non potranno che rimanere soddisfatti di uno sei seguiti più attesi dell’ultima generazione, Guerrilla Games ha dato del suo meglio e ha dimostrato di poter migliorare un’opera già di per sé ben fatta, grazie ad aggiunte nel gameplay che rendono più fluida e dinamica l’esperienza dell’utente finale, non potendo non promuovere a pieni voti questo diretto sequel di Horizon: Zero Dawn.

Ringraziamo Sony per il codice review del gioco.

Scritto da
Marco "Connor" Corazza

Videogiocatore dall'infanzia, dalla fine degli anni '90, fino ad arrivare ai titoli più recenti. Dal PC alla console, una vita basata su questo mondo, appassionato di trame fitte e giochi in team.

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