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Skate Story | Recensione

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Skate Story non è semplicemente un gioco di skateboard: è un’esperienza sensoriale, un viaggio esistenziale mascherato da action arcade, capace di distinguersi in un panorama indie sempre più affollato. Sviluppato da Sam Eng e pubblicato da Devolver Digital, questo nuovo titolo si presenta come un’opera autoriale, dove stile visivo, musica e gameplay si fondono per raccontare una storia surreale e malinconica.

Versione provata: PlayStation 5

SOFFERENZA DI VETRO

Uno skater vuole mangiare la luna, letta così sempre una trama alquanto stramba, beh è così eppure si rivela azzeccata. Nei panni dell’anima di un demone fatto di vetro e dolore, che risiede negli Inferi stipulerete un contratto in quattro parti con il Diavolo, che presumibilmente vi restituirà l’anima a patto che divoriate la luna. Nel frattempo, un millepiedi infinitamente lungo è pronto a divorare l’intero Inferno e tutti i suoi bizzarri abitanti e dovrete andare sullo skateboard per salvare l’Inferno da questo dio primordiale ed eterno.

Essendo il protagonista letteralmente fatto di vetro, ad ogni impatto rilevante andrete in mille pezzi, mandando la telecamera a sbattere comicamente come se fosse un action cam montata sulla vostra testa.

L’obiettivo quindi è quello di attraversare i dieci capitoli della storia, dividendosi tra sessioni di discesa segmentate, hub open world di pattinaggio libero, sequenze di boss insolite e strani incontri con bizzarri personaggi del mondo sotterraneo, tra cui un coniglio di nome Rabbie, una coraggiosa rana operaia e persino un vagone della metropolitana insettoide.

Lo skateboard in sé è preciso, veloce e gratificante. Le acrobazie richiedono un tempismo perfetto per essere eseguite alla perfezione, ma quelle eseguite con tempismo sbagliato non vengono punite con molto più di un punteggio inferiore e un’altezza leggermente ridotta. Questo rende il gioco piuttosto facile; alcune sezioni hanno requisiti di punteggio che sembrano essere stati impostati in modo da essere un po’ troppo facili da raggiungere senza troppe difficoltà.

TRICK PER MANGIARE LA LUNA

Trascorrerete la maggior parte del tempo in ogni capitolo in un’area aperta di dimensioni modeste, ognuna delle quali funge da parco giochi per eseguire acrobazie ed interagire con gli NPC. Queste aree potrebbero beneficiare di una maggiore diversità strutturale, ma funzionano più come aree di pratica per le meccaniche delle acrobazie appena apprese e come opportunità per guadagnare punti da utilizzare per la personalizzazione della tavola.

La seconda forma di gameplay è esattamente l’opposto delle aree rilassate e per lo più poco impegnative. Ad un certo punto di ogni capitolo, verrete trasportati in una serie di corridoi che richiedono velocità e precisione piuttosto che stile. Queste sequenze adrenaliniche sono accompagnate dalle splendide tracce vocali di Blood Cultures, che punteggiano ogni grind, ollie e revert con un impeccabile synth-pop indie e occasionali intermezzi dance.

Infine gli scontri di fine capitolo con i boss, sono tanto particolari quanto adrenalici. Queste battaglie sono generalmente simili ai corridoi, con l’aggiunta della pressione di un limite di tempo e l’obbligo di eseguire lunghe combo e finirle entro una certa area. Il concetto di battaglie con i boss in un gioco di skateboard sembra assurdo, ma in qualche modo finiscono per contenere alcuni dei momenti più emozionanti del gioco. Non c’è niente di meglio che eseguire una mossa finale con pochi secondi a disposizione, mentre la musica elettronica vi travolge. E poi, alla fine, verrete ricompensati divorando una luna, lasciando il protagonista assonnato e voi soddisfatti.

UNA FAVOLA PERSONALE

Il gameplay è divertente e coinvolgente, ma è la trama, e in particolare il modo in cui viene raccontata, a rendere Skate Story un gioco che vi consigliamo di provare. Proprio come la presentazione visiva del gioco, anche la narrazione è caratterizzata da un’eccentricità astratta che si basa su momenti di cruda realtà. Il narratore senza voce (che è, ovviamente, il diavolo in persona) offre in modo poetico ma concreto il suo resoconto degli eventi del gioco. Si tratta di una favola, una storia morale sul fallimento che porta al successo, sull’essere schiacciati dalla crudezza del mondo e risorgere dalle proprie ceneri, più forti di prima.

Il gioco suggerisce che la crescita personale passa attraverso la ripetizione e la caduta. Andare sullo skateboard in Skate Story significa fallire decine di volte, scivolare, rialzarsi, riprovare. È un loop che riflette molto bene il modo in cui affrontiamo le nostre ossessioni: continuiamo anche quando non siamo sicuri del perché, perché smettere significherebbe perdere l’unica cosa che ci definisce.

L’ambientazione infernale e surreale rafforza un altro tema chiave: l’alienazione. L’Inferno non è qui un luogo di fiamme e punizioni bibliche, ma uno spazio vuoto, astratto, popolato da personaggi enigmatici che sembrano altrettanto persi. Skate Story suggerisce che l’Inferno non è tanto dove ci si trova, ma lo stato mentale in cui ci si muove senza una direzione chiara, aggrappandosi a ciò che si sa fare meglio.

8
Riassunto
Riassunto

Skate Story è un gioco suggestivo che unisce le meccaniche dello skateboard ad un'esperienza audiovisiva unica. La sua musica è perfettamente integrata con il gameplay, che esalta ogni trick e ogni linea con un carico emotivo. Lo skateboard è reattivo e indulgente, ma offre comunque qualche sfida per chi la cerca. Un titolo da giocare per gli appassionati di giochi di skateboard, titoli indie artistici o semplicemente per coloro che apprezzano quando la musica e il gameplay si fondono in un insieme armonioso, Skate Story è un'esperienza da assaporare.

Pro
Colonna sonora immersiva Stare sullo skateboard è divertente Stile grafico unico
Contro
Alle volte lo skate risulta pesante Risulta un titolo facile Oltre alla storia non ci sono altri contenuti
  • Giudizio Complessivo8
Scritto da
Matteo "bovo88" Bovolenta

Appassionato di videogiochi e console di ogni tipo, tecnologia ed informatica. Amante dei manga ed anime giapponesi, e della cultura nipponica in generale. Ha iniziato a videogiocare molto giovane prima con SNES e Game Boy, per poi passare a PlayStation. Da allora ogni genere di gioco lo ha sempre affascinato. Gli piace informarsi e tenere informati su questo fantastico mondo virtuale.

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