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[Recensione] Season: A Letter to the Future

Che cos’è, di preciso, Season: A Letter to the Future? Bella domanda. È un gioco avventuroso, una storia toccante e molto particolare, ma è anche qualcosa di più. Season è più paragonabile a un’esperienza unica nel panorama, piuttosto che a un particolare genere di appartenenza. E forse fu proprio questo a catturare la nostra attenzione al momento del reveal del nuovo titolo di Scavengers, una produzione chiaramente a basso budget celante però un’anima lucente, un guizzo di creatività e passione che raramente si riscontra in titoli AAA per le grandi masse.

Difatti, Season non è certo un titolo per le masse, ma non useremo il solito, classico e banale appellativo di “non è per tutti”. A onor del vero, è proprio così, Season non è un titolo che può piacere a tutti, ma chi può mai sapere cosa davvero si cela nel cuore delle persone? Chi mai potrebbe sospettare che quel vostro amico, fanatico di Call of Duty e altri sanguinari videogiochi e film a base di adrenalinica azione, nasconde una passione segreta per la tranquillità, la dolcezza del silenzio rotto soltanto dal frusciare di qualche foglia mossa dal vento?

Season sa benissimo che la sua sarà un’esperienza unica, e che non tutti ameranno quello che Scavengers ha creato a partire da un incipit un po’ troppo lento che cerca di contestualizzare, ma non troppo, il mondo e il contesto narrativo nel quale ci troviamo, scoprendo gli ultimi minuti di permanenza della giovane Estelle nel piccolo paese di Caro. Un borgo antico, diroccato su una montagna, che nasconde un profondo legame con il ricorrente dr. Fumio sulle cui vicende non ci addentreremo troppo. In Season la vera esperienza, appunto, risiede nel piacere della scoperta, nella raccolta di informazioni, nella ricostruzione di una storia. Ma non si tratta di una semplice storia raccontata linearmente, come spesso accade, bensì di un intricato puzzle fatto di enormi tessere, ossia gli eventi che hanno cambiato radicalmente il mondo, e piccoli pezzi, che sono invece le vite delle persone che li hanno vissuti. O viceversa, a seconda di come lo si guardi. Perché le Stagioni, che qui fungono da “capitoli” della grande storia di questo mondo, non sono semplicemente legate a guerre, cambiamenti e ricordi, ma anche alle persone, alla loro cultura e ai loro amori, come se ognuno di essi vivesse ogni giorno la sua personalissima Stagione.

Disquisizioni quasi filosofiche, ma in effetti Season: A Letter to the Future racconta proprio di questo e vuole intenzionalmente far riflettere sul significato di una vita che, ogni giorno, sa regalare qualcosa di più. E così Estelle, un giorno, dopo aver udito il lento incedere di una nuova Stagione del suo mondo, decide di abbandonare Caro in sella alla sua fidata bicicletta, in compagnia di una macchina fotografica, un registratore con microfono, il pendente dei ricordi donatole dalla madre, e un preziosissimo diario nel quale la ragazza intende annotare tutto ciò che vede, sente, tocca e immagina, per tramandare la Stagione che è stata e che non tornerà più. Un viaggio che la porterà dalle alte vette del suo paese d’origine alla pianura, fino ad arrivare a quel mare sconfinato che sa di nuove e sconosciute vicende nel futuro di Estelle e di questo mondo.

Ed è attraverso questo viaggio, documentando suoni, immagini, colori e voci, che Estelle ripercorre la vita del mondo, delle persone e delle famiglie che incontra, in un’esperienza che ha più del mistico che del videoludico. Le lunghe sgambate in bicicletta, specie nella sezione centrale del gioco “a mondo aperto”, sono un pretesto per ascoltare la natura che ci circonda, venendo talvolta rapiti da un tempio fatiscente, un’abitazione abbandonata, resti di un insediamento umano. Season è questo: un lungo (ma neanche troppo, considerando che basteranno 5/7 ore di gioco per terminarlo) simulatore di un viaggio, quello di Estelle, alla ricerca della bellezza del mondo e delle persone. Che sembra non celare quindi un particolare scopo, quando invece l’obiettivo è proprio quello di scendere nel profondo della mente e del cuore dei ricordi di ognuno di noi, lasciandoci cullare dallo scrosciare dei torrenti e ammaliare dagli abbaglianti colori dei fiori dalle proprietà mistiche che nascondono più di quanto possiate immaginare.

Seguendo questa filosofia, il comparto sonoro rappresenta il fiore all’occhiello della produzione. Ascoltare suoni, rumori e sussurri dei ricordi trasportati dal vento, pronti per essere registrati e impressi per sempre nella memoria di questo mondo, è quanto di più piacevole si possa fare nel mondo di Season. Che siano le gocce della pioggia che cadono da una lamiera, la brezza del vento o l’ululato di un gufo, ogni suono è al posto giusto e presentato nel modo giusto, dando ancor di più al giocatore la sensazione di essere immerso in questo silenzioso mondo. Nel suo complesso, tuttavia, qualche inciampo tecnico di troppo c’è. Oltre a sequenze presentate con soluzioni di continuità non sempre chiare, le animazioni si rivelano essere davvero elementari (manca ad esempio il movimento delle labbra dei personaggi durante i dialoghi), e in alcuni casi inesistenti – lo spostamento della bicicletta da una direzione a un’altra, per dirne una. Il comparto grafico in cel shading, tralasciando problemi con l’orizzonte delle ombre, e la direzione artistica non particolarmente di primo pelo ma tutto sommato interessante, fanno comunque il loro dovere. Season non nasce certo per il 4K, ecco.

Versione provata: PS5.

PUNTI DI FORZA

  • Un titolo poetico come pochi
  • Un’esperienza unica ed emozionante
  • Splendido lavoro sul sonoro

PUNTI DEBOLI

  • Qualche inciampo tecnico di troppo
  • Le animazioni

A conti fatti, Season: A Letter to the Future potrebbe essere considerata un giorno una gemma sottovalutata, o comunque capace di passare in sordina essendo schiacciata tra alcuni pesi massimi come Forspoken, Dead Space e Hogwarts Legacy. E invece, anche il gioco di Scavengers meriterebbe attenzione. Come avete capito leggendo la recensione, abbiamo volutamente scelto di non scendere nei dettagli della storia, poiché questa rappresenta la vera essenza di Season. Rivelarne anche solo una piccola parte, a nostro avviso, rovinerebbe quel piacere della scoperta che Season intende dare ai giocatori, immersi in una sorta di simulatore/adventure davvero unico.

Ringraziamo Scavengers Studio per il codice review di Season: A Letter to the Future.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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