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[Recensione] Viewfinder

Nell’industria invasa da tripla A timidi nella voglia di innovare, salvo rari casi come The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom, fortunatamente le produzioni indipendenti continuano a proporre titoli dalle caratteristiche uniche. Sad Owl Studios è responsabile di uno di questi, il recente e sorprendente Viewfinder, puzzle game carismatico e unico disponibile su PS5 e PC da pochi giorni.

Giocando con la prospettiva e la distorsione dello spazio, Viewfinder propone un’esperienza diversa dal solito, portando il giocatore a immaginare e spostarsi davvero nelle tre dimensioni invece di andare a caccia di oggetti per riuscire a superare un enigma. Qualcosa di paragonabile, per certi versi, al mitico Portal di Valve, ma Viewfinder è abbastanza unico da scrollarsi di dosso i possibili e ingombranti paragoni. Cercheremo di raccontarvi il gioco nella nostra recensione, anche se parlare di Viewfinder non sarà altrettanto efficace quanto giocarlo in prima persona.

Versione provata: PlayStation 5.

Dite Cheeeeese!

Le vicende di Viewfinder hanno una curiosa narrativa di fondo, ma anche solo parlarne rischierebbe di rovinare alcune sorprese abbastanza importanti. Proprio come ci si potrebbe aspettare, comunque, il gioco si svolge in una sorta di simulazione che ha evidentemente a che fare con tecnologie avanzate rispetto alle nostre, e il protagonista, accompagnato dal misterioso CAIT e da messaggi audio di varia natura, deve superare enigmi via via più complessi (ma non troppo).

Detto così, Viewfinder appare come il solito puzzle game in tre dimensioni come ne abbiamo visti tanti, basti citare i più famosi e recenti Maquette e The Witness – che comunque ha già 7 anni e ce ne siamo resi conto solo scrivendo questa recensione. E invece, il gioco di Sad Owl Studios è una creatura particolare, concettualmente molto interessante e desiderosa di meningi fresche da mettere alla prova.

Il principale espediente attorno a cui ruota l’intera avventura in quel di Viewfinder sono le fotografie, dotate di particolari poteri magici. Non solo quelle che è possibile trovare su un tavolino, o appese a una bacheca, ma anche quelle che vengono scattate con una speciale polaroid disponibile non da subito ma il cui funzionamento è molto chiaro: sfruttando queste foto in 2D, e imprimendole di fronte ai propri occhi, si creano strutture tridimensionali che diventano fondamentali per la risoluzione degli enigmi grazie all’uso dell’ingegno e della prospettiva.

Potreste fotografare un palazzo e inclinare la foto per riuscire a creare una sorta di ponte utile a raggiungere il dispositivo di teletrasporto di fine livello, oppure ritrovarvi a scattare un’istantanea di voi stessi per riuscire a superare ostacoli altrimenti invalicabili. Dai primi, semplici enigmi da risolvere, Viewfinder si apre poi velocemente verso un mondo fatto di puzzle sempre vari e divertenti, dove creare strutture bizzarre e fisicamente impossibili diventa qualcosa all’ordine del giorno. Si gioca sempre sulla prospettiva e sulla tridimensionalità, come a creare nuovi mondi e nuovi modi per raggiungere l’agognata meta.

Peter Parker ci fa un baffo

Avendo preso familiarità con le dinamiche di Viewfinder, si potrebbe pensare che molti enigmi possano essere risolti allo stesso modo. Alcuni di essi, ad esempio, mettono a dura prova il concetto di stupidità, con il giocatore che immagina i modi più assurdi per arrivare a una conclusione che in realtà è più accessibile di quanto possa pensare. Il gioco è però bravo a rompere spesso le convinzioni con nuove limitazioni e regole imposte al giocatore, che tuttavia non si ritrova mai spazientito o spaesato. Certo, forse all’inizio alcuni enigmi possono richiedere più attenzione di altri, ma basta oliare al punto giusto gli ingranaggi per arrivare dove si vuole e diventare fotografi 3D professionisti.

La particolarità, così anche come la spettacolarità, di Viewfinder si nasconde non solo nell’utilizzo della macchina fotografica, ma in come i suoi scatti vengono sfruttati, ribaltati, impressi e rielaborati per creare le vie risolutive dei puzzle, con una piacevole varietà di illusioni ottiche e strumenti di distorsione della realtà capaci di stimolare. Apprendere al più presto la prospettiva e le potenzialità del passaggio da 2D a 3D diventa il vero fulcro dell’esperienza, ma in più di un’occasione rimarrete colpiti per come Viewfinder colpisce le convinzioni introducendo meccaniche inedite e stimolanti.

Non è però tutto oro quello che luccica. Per quanto l’idea che fa da sfondo, letteralmente, a Viewfinder sia perfetta, il gioco arriva alla sua conclusione fin troppo presto, e alcune meccaniche di gioco non sono state sfruttate evidentemente a dovere. Capita infatti che una nuova funzionalità venga adottata per un paio di livelli prima di scomparire del tutto. Alcuni enigmi, invece, risultano essere fin troppo banali, e utilizzati come riempitivo per un gioco che invece avrebbe giovato di maggiori contenuti. Le sfide opzionali sono leggermente più interessanti, ma anche in questo caso si parla di stage risolvibili in pochi minuti di studio. In circa 5/6 ore, comprensive per ottenere tutti i collezionabili e i trofei, Viewfinder ha già offerto tutto quello che poteva offrire, e da un lato è un peccato perché con un po’ di lavoro in più si poteva ambire a livelli più alti.

Il comparto grafico e artistico, per fortuna, è dolce e colorato in tutto l’arco dell’avventura, anche se gli ambienti e lo stile di essi tendono a ripetersi dopo poco. Nulla di grave, comunque.

PUNTI DI FORZA

  • Un concept bellissimo
  • Gli enigmi sono sempre piacevoli
  • Tante meccaniche

PUNTI DEBOLI

  • Un po’ troppo semplice
  • Un Capitolo extra non avrebbe guastato

Il più grande rimpianto di Viewfinder, l’opera prima di Sad Owl Studios, è quello di faticare a far emergere pienamente le sue meccaniche e idee, condensando il gioco in troppe poche ore che potevano invece essere molte di più con molti più enigmi. Non facciamone però un dramma: Viewfinder è un puzzle game molto brillante, una sorpresa quasi splendida di questa estate, frutto di idee che sanno dare una visione tutta nuova del mondo. In senso letterale, in questo titolo.

Ringraziamo Thunderful Group per il codice review di Viewfinder.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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