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Red Dead Revolver, l’antenato della saga di Red Dead Redemption

L’hype per l’uscita di Red Dead Redemption 2 sta raggiungendo ormai livelli elevatissimi, in particolare per noi della redazione di Uagna, in trepida attesa per quello che (con tutta probabilità) sarà uno dei capolavori videoludici di Rockstar Games. Per ingannare la lunga attesa, abbiamo scavato a fondo su quella che è la storia della saga di Red Dead: abbiamo evitato apposta la dicitura Redemption, perché in questo articolo vi parleremo di Red Dead Revolver.

Red Dead Revolver sulla carta è l’antenato a tutti gli effetti di Red Dead Redemption, nonostante ne condivida poche caratteristiche e una struttura di gameplay profondamente diversa, basata sui trend del periodo in cui era uscito sul mercato. Ripercorriamo quindi assieme l’identikit di Red Dead Revolver, un gioco che al tempo non ottenne un successo stratosferico come il capitolo successivo, ma che in qualche modo oggi dimostra la lungimiranza di Rockstar nel creare ambientazioni e atmosfere videoludiche uniche.

Un po’ di storia: la (travagliata) nascita di Red Dead Revolver

red dead revolver 2

Lo sviluppo di Red Dead Revolver è stato tutto fuorché rose e fiori. Anzi: potremmo azzardare e dire che gli scarsi risultati ottenuti dal titolo dopo il lancio sul mercato potrebbero essere stati dovuti ad un “contraccolpo” subìto in seguito alla travagliata nascita.

La casa produttrice originaria di Red Dead Revolver infatti fu la nipponica Capcom, che sin dal 2000 ne deteneva tutti i diritti. L’idea originale dello sviluppo di un videogioco western in terza persona fu proprio dell’azienda giapponese, che tuttavia si appoggiò a Rockstar San Diego (al tempo conosciuta con il nome di Angel Studios) per lo sviluppo effettivo del titolo. Dopo svariati rinvii, nel 2003 Capcom decise di vendere ogni singolo diritto a Take-Two Interactive, azienda già acquirente di Angel Studios e partner di Rockstar Games, la quale affiderà dopo brevissimo tempo l’intero sviluppo alla rifondata Rockstar San Diego.

Alle origini il gioco apparve estremamente interessante agli occhi di Rockstar, tant’è che l’azienda decise di riportare il brand in alto dopo la cancellazione del gioco da parte di Capcom. L’investimento portò alla creazione effettiva di Red Dead Revolver, il quale debuttò ufficialmente sul mercato nel 2004 per PlayStation 2 e Xbox, dapprima in Nord America e in seguito sul mercato europeo.

Il gioco ottenne risultati positivi, seppur mediocri: le votazioni di Metacritic segnarono un discreto 74/100 di media voti, e all’incirca 140,000 unità vendute nel Giugno del 2004.

Prima ancora dell’open world, gli shooter in terza persona

Cavalcando l’onda del successo di meraviglie videoludiche come Max Payne, Red Dead Revolver propose una struttura di gameplay che ha poco – se non nulla – a che vedere con il Red Dead Redemption reso famoso dalle console recenti. Il mercato di PlayStation, Xbox e Nintendo al tempo stava vivendo letteralmente il fiorire degli shooter in terza persona, giochi in cui ci si doveva far largo a suon di sparatorie e riflessi pronti.

Proprio in questo contesto si inseriva Red Dead Revolver, proponendo meccaniche di gioco piuttosto basilari e focalizzate sullo shooting massiccio. La trama, piuttosto intricata, vedeva sostanzialmente un certo Red, cacciatore di taglie, deciso a vendicare la propria famiglia uccisa da una gang di banditi qualche anno prima. Ogni livello era strutturato molto semplicemente come uno “stage” da superare ammazzando più nemici possibili, fra l’altro attraverso tre possibili modalità: Cacciatore di taglie, Tramonto e Mezzogiorno di fuoco. Ogni partita era giocabile assieme ad un massimo di tre amici e prevedeva, in caso di morte, il rilascio di carte di differenti colori, che potevano essere raccolte sia dai compagni di squadra, sia dal giocatore stesso dopo essere ritornato in partita. Tali carte fungevano da upgrade o da boost temporanei per alcune caratteristiche dei protagonisti.

Insomma, senza dilungarci troppo, si trattava di un gameplay piuttosto ripetitivo, praticamente improponibile per un gioco oggi, tuttavia alcune meccaniche sono state riprese da Red Dead Redemption: stiamo parlando in particolare del Dead Eye, la tanto amata feature che permette di sparare al rallenty mirando in breve tempo ai punti deboli dei nemici. Il Dead Eye era presente già al tempo di Red Dead Revolver e la sua funzionalità era estremamente simile a quanto visto in Redemption.

L’immancabile impronta di Rockstar Games

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L’aspetto più apprezzabile di Red Dead Revolver, che in qualche modo lo rende ancora oggi una piccola perla nascosta del retrogaming, è sicuramente quella vena artistica tipica di Rockstar Games che non è mai mancata nelle produzioni della software house statunitense.

Nonostante un gameplay spartano e ripetitivo, Red Dead Revolver riusciva a far immergere il giocatore in un Far West a dir poco autentico, realizzato con musiche ispiratissime (tra i compositori, anche Ennio Morricone) e con un setting davvero azzeccato nella sua totalità: abitazioni in decadenza, saloon polverosi, vecchi avamposti abbandonati e gli immancabili duelli a suon di rivoltelle. Tutto è realizzato nell’ottica di ricreare quell’atmosfera tipica degli spaghetti western alla Sergio Leone e, nella sua relativa semplicità, il gioco ci riusciva egregiamente: siamo sicuri che gli amanti del retrogaming rivivranno buone sensazioni giocando a Revolver, nonostante si senta il peso del tempo trascorso.

Riprodurre un’ambientazione western in un modo così al contempo naturale e ispirata alla cultura pop del cinema non era un compito facile. Non per Rockstar, ovviamente: l’azienda si è dimostrata capace di realizzare atmosfere sempre uniche (basti pensare ai vari Grand Theft Auto, o al primo Red Dead Redemption) ed in tal senso la decisione di puntare forte su Revolver è stata lungimiranza allo stato puro: d’altronde, Red Dead Redemption ha ripreso in larga parte le stesse fantastiche sensazioni che Revolver riusciva a far provare al tempo.

In attesa dell’uscita di Red Dead Redemption 2, prevista per il 26 Ottobre, se siete giocatori amarcord intenzionati a provare Red Dead Revolver lo potrete fare su PlayStation 4: il gioco è acquistabile in versione rimasterizzata dal PSN.

Scritto da
Alberto Baldiotti

Studente universitario e gamer nel tempo libero, la sua passione videoludica non ha confini. Questa passione nasce a 4 anni, quando si ritrova a giocare Doom II su un vecchio computer acquistato dal padre. Appassionato di giochi open-world e GDR, le sue pietre miliari sono le serie di Grand Theft Auto, Fallout e The Elder Scrolls. A fianco di ciò, la tecnologia e lo sport giocano un ruolo fondamentale nei suoi interessi, ed adora restare informato sulle ultime novità nei rispettivi settori.

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