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Towa and the Guardians of the Sacred Tree | Recensione

Giappone e videogiochi è un connubio che funziona dall’alba dei tempi. Vuoi per la capacità della terra nipponica di creare esperienze indimenticabili, vuoi per la particolare caratteristica culturale della nazione, l’alchimia tra i due elementi ha molto spesso prodotto titoli di successo, visto anche il grande interesse per il pubblico nei confronti del folklore orientale.

Ultimamente si sono infatti moltiplicate le opere interattive ispirate alla Terra del Sol Levante, segno che il trend continua nel suo percorso virtuoso di crescita. Ben consapevole di ciò, Brownies (con la collaborazione di Bandai Namco Entertainment) ha scelto di cavalcare l’onda, proponendo al pubblico Towa and the Guardians of the Sacred Tree, un roguelite che si prefigge il compito di incarnare appieno lo stile giapponese degli autori.

Sarà quindi riuscita l’impresa del team di Tokyo? Scopriamolo insieme nella nostra recensione!

Versione provata: PlayStation 5 Pro

Otto sotto un Albero

Le vicende narrative del titolo si svolgono all’interno del pacifico villaggio di Shinju, protetto dall’immortale Towa, una sacerdotessa creata e venerata dagli dèi stessi. Questo luogo prospera sotto l’ombra dell’altissimo Albero Sacro, fonte di vita e armonia.

Come spesso accade però, una minaccia oscura ben presto emerge: Magatsu, un dio malevolo, diffonde un oscuro miasma che corrompe la natura e contro cui anche le difese divine vacillano. Le orde demoniache denominate Magaori invadono rapidamente la terra, portando distruzione di fronte alla quale nemmeno la protezione di Towa è sufficiente.

Nel disperato tentativo di fermare il temibile nemico, Towa recluta otto guerrieri umani e offre loro benedizioni divine — i cosiddetti Guardiani della Preghiera— ciascuno capace di maneggiare armi sacre. Purtroppo però, il rituale per sigillare il male fallisce: i Guardiani vengono spediti alla fine del tempo, una dimensione caduta nelle tenebre. Towa, grazie a un intervento di Shinju, riesce a slegare il villaggio dal flusso temporale, mettendolo in una sorta di stallo e preservandone la stabilità.

Tuttavia, il mana scarseggia e la giovane ragazza è quindi chiamata a recuperarne, insieme ai fidi Guardiani, in modo da spodestare Magatsu e liberare il mondo dalla sua minaccia, riportando al contempo i guerrieri fuori dal ciclo infinito nel quale si trovano.

Tsurugi e Kagura

Towa and the Guardians of the Sacred Tree propone un gameplay fondamentalmente diviso in due fasi. Una è focalizzata sul villaggio di Shinju, all’interno del quale la protagonista è in grado di applicare potenziamenti permanenti ai personaggi (utilizzando le pietre raccolte durante i vari tentativi), come l’aumento degli attributi o la creazione di armi. L’altra riguarda invece la vera e propria missione. Dopo aver lasciato l’hub, il giocatore è infatti chiamato a scegliere due eroi tra gli otto disponibili, che hanno il compito di utilizzare la spada (il ruolo di Tsurugi) e lo scettro della sacerdotessa (Kagura): il primo ha il compito di attaccare direttamente gli avversari con le due armi specifiche (Wakizashi e Honzashi), mentre il secondo funge da supporto tramite l’utilizzo di incantesimi specifici.

La struttura delle run ricalca molto le altre esperienze del genere: arene di nemici che, una volta completate, rilasciano una determinata ricompensa (denominata Grazia) utile per fornire miglioramenti alle statistiche oppure effetti elementali agli attacchi, tanto per fare due rapidi esempi. Ad intervallare le arene e lo scontro con il boss di fine bioma, vi sono naturalmente diversi NPC, che possono concedere cure piuttosto che oggetti da acquistare con i Magatama recuperati dagli avversari.

Dal punto di vista delle mosse, Tsurugi può eseguire diversi input offensivi, a seconda dello strumento impiegato. Quando la spada primaria Honzashi è sguainata, è possibile sfruttare il dorsale destro per un’abilità base. Con l’utilizzo tuttavia, la durevolezza dell’arma diminuisce, costringendo ad equipaggiare Wakizashi al fine di poter continuare a danneggiare i nemici (e viceversa). In questo caso il medesimo tasto produce attacchi differenti, donando una dinamicità non da poco ai combattimenti. Bisogna però da ammettere che non sempre lo scambio delle lame è immediato, in quanto la barra dedicata spesso passa in secondo piano nel caos dei combattimenti, comportando una minor quantità di danni inflitta alle orde. Kagura invece sfrutta i grilletti posteriori, permettendo all’eroe di sferrare due incantesimi specifici utili a danneggiare le creature oppure a proteggere il gruppo.

Il parco comandi di Towa and the Guardians of the Sacred Tree va quindi assimilato in tutta la sua sostanza affinché le run risultino soddisfacenti e vittoriose. Il percorso non è immediatissimo certo, ma considerato l’ampio ventaglio di personaggi e l’altrettanto importante contorno di personalizzazione (che discuteremo a breve), il titolo di Brownies riesce a dare profondità e soddisfazione mano a mano che lo si apprende.

Un villaggio fornito

Come si diceva poco sopra, l’esperienza di gioco è suddivisa in due ambiti, uno dei quali si svolge all’interno di Shinju. Al termine di ogni run (sia essa favorevole o meno) ci si troverà presso il villaggio che, oltre a fungere da hub centrale, risulterà indispensabile per preparare al meglio i Guardiani della Preghiera per le missioni successive.

Dalla forgiatura delle spade, fino ad arrivare all’incremento delle statistiche e all’equipaggiamento di abilità passive per i vari personaggi, la corretta comprensione delle numerose meccaniche di progressione risulta inizialmente complessa, ma allo stesso tempo indispensabile per completare le quest più avanzate. Mano a mano che si avanza nella storia infatti, vengono resi disponibili differenti luoghi e NPC nel centro abitato, che permettono di approfondire sia la lore e sia la costruzione della build, visto che ognuno degli otto guerrieri gode di un proprio albero di progressione ed equipaggiamento.

Menzione d’onore la possibilità di giocare in cooperativa con un amico, sia in locale che in multigiocatore online. In questo modo la già buona intelligenza artificiale del compagno viene sostituita dalla strategia umana, che sicuramente riesce ad incrementare le chance di vittoria ed al contempo regalare un divertimento ancora maggiore durante i vari tentativi.

Made in Japan

È facilmente deducibile dalle immagini: Towa and the Guardians of the Sacred Tree è una full immersion nel folklore giapponese. Artisticamente parlando il titolo di Brownies è infatti un manga in movimento, capace di ricalcare lo stile dei classici JRPG di cui tanti sentono ancora la mancanza. Allo stesso tempo, la colonna sonora composta dal grande Hitoshi Sakimoto riesce a mettere sempre l’accento giusto a seconda della situazione, trasportando direttamente l’utente in quelle magiche terre orientali.

Per quanto riguarda invece l’ambito tecnico la produzione nipponica si comporta molto bene, mantenendo un framerate stabile anche nelle situazioni più concitate (complice anche la componente grafica non così pesante) con una pulizia del codice di gioco che praticamente fissa a zero bug e glitch vari.

8
Review Overview
Riassunto

Towa and the Guardians of the Sacred Tree è un'ottima aggiunta al mondo roguelite. Pur non inventando nulla di nuovo dal lato strutturale, alcune meccaniche come la coppia di protagonisti e la gestione quasi strategica del villaggio di Shinju lo rendono un prodotto appetibile per tutti gli amanti del genere, a maggior ragione se appassionati del folklore giapponese.

Pro
Gameplay divertente (a maggior ragione in coop) Artisticamente sublime Prezzo budget
Contro
Serve del tempo per apprendere tutte le sfaccettature Si poteva osare di più per portare una ventata di freschezza al genere
  • Valutazione8
Scritto da
Lorenzo Bologna

Appassionato di tutto ciò che concerne il mondo videoludico, sono un inguaribile amante dei titoli horror e un accumulatore compulsivo di trofei (meglio se di platino). Avvicinato al medium grazie a mamma Nintendo e papà Crash Bandicoot.

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