L’intelligenza artificiale è ormai parte della quotidianità digitale di milioni di persone. Strumenti come ChatGPT hanno rivoluzionato il modo in cui studiamo, lavoriamo e comunichiamo, anche se ogni tanto mostrano qualche limite.
Può succedere, per esempio, che ChatGPT non funzioni su Chrome, soprattutto la sera quando i server di OpenAI sono più sovraccaricati, oppure per un semplice problema legato alla cache o ai cookie del browser. Sono piccoli imprevisti, normali per una tecnologia così diffusa, ma ricordano che anche le soluzioni più avanzate non sono perfette.
Questi inconvenienti però non scalfiscono l’entità dei cambiamenti che ci attendono. Il 2026 si preannuncia come l’anno in cui l’AI smetterà di essere percepita come un mero supporto aggiuntivo e diventerà una componente strutturale dei processi aziendali.
1. Le piattaforme di sviluppo AI-native cambiano il lavoro digitale
Una delle trasformazioni più importanti riguarderà le piattaforme di sviluppo AI-native, pensate per creare software in modo molto più rapido grazie all’AI generativa. Questo cambierà profondamente l’organizzazione dei team di ingegneria: al posto di gruppi numerosi con ruoli rigidi, vedremo squadre più snelle e flessibili, in cui l’AI supporterà gli sviluppatori nelle attività più ripetitive o tecniche.
Secondo le previsioni di Gartner, entro il 2030 l’80% delle aziende lavorerà in questo modo. Il risultato sarà un aumento della produttività e una struttura interna più leggera, collaborativa e capace di adattarsi velocemente alle esigenze del mercato.
2. L’ascesa dei sistemi multi-agente e un commercio sempre più automatizzato
Il commercio digitale sta entrando in una nuova fase. L’AI non sarà più solo un supporto all’utente, ma diventerà un vero intermediario grazie ai sistemi multi-agente. Questi agenti intelligenti collaboreranno tra loro, valuteranno alternative, prenderanno decisioni complesse e porteranno a termine intere transazioni in autonomia.
Le previsioni indicano che entro il 2028 fino al 90% degli acquisti B2B passerà attraverso questi sistemi, generando oltre 15 trilioni di dollari di movimentazione.
3. La cybersicurezza passa dalla reazione alla prevenzione
La mole di dati che circola ogni giorno aumenta senza sosta e, di pari passo, crescono anche i rischi informatici. Per questo il 2026 rappresenterà un cambio di rotta importante: la sicurezza non sarà più pensata come una risposta ai problemi, ma come un sistema capace di prevenirli. Le aziende inizieranno a investire molto di più nella capacità di individuare in anticipo segnali di rischio così da bloccare un attacco prima ancora che possa causare danni concreti.
Secondo Gartner, entro il 2030 metà del budget dedicato alla sicurezza IT sarà destinato a soluzioni preventive. In questo scenario, l’AI diventerà un alleato decisivo: riuscirà a riconoscere comportamenti anomali, classificare automaticamente le informazioni più delicate e reagire in tempo reale, così da trasformare la protezione digitale in un processo continuo molto più efficace.
4. L’AI diventa fisica: robot, droni e dispositivi intelligenti
Finora abbiamo avuto a che fare soprattutto con un’AI “digitale”, quella dei chatbot e dei modelli linguistici che rispondono ai nostri prompt. La prossima evoluzione, però, sarà molto più tangibile. L’AI Fisica porterà l’intelligenza artificiale dentro macchine e dispositivi reali, capaci di percepire l’ambiente, prendere decisioni autonome e agire di conseguenza. Parliamo di robot più indipendenti, droni che si adattano al contesto, sensori intelligenti in grado di reagire in tempo reale.
L’impatto si vedrà soprattutto nella logistica e nella produzione, dove un’automazione più flessibile può aumentare la sicurezza, ridurre gli errori e mantenere operativo un sistema anche in condizioni variabili.
5. La geopatriation ridisegna l’infrastruttura digitale globale
Infine, la crescente instabilità internazionale sta portando molte aziende a rivedere dove e come conservano i propri dati. Questo cambiamento prende il nome di geopatriation e si traduce nello spostamento di informazioni e applicazioni dai grandi cloud globali verso infrastrutture locali o sovereign clouds, pensate per offrire maggiore controllo e protezione.
Non è più una scelta che riguarda solo governi o istituti finanziari: secondo le previsioni, entro il 2030 oltre il 75% delle aziende europee e mediorientali adotterà soluzioni locali al fine di ridurre l’esposizione ai rischi geopolitici e ai vincoli normativi.
Nel complesso, i trend del 2026 mostrano un cambio di ritmo evidente: l’AI sta smettendo di essere un semplice aiuto e diventerà il motore che guiderà processi, strategie e decisioni. Le organizzazioni si stanno muovendo verso modelli più agili, sicuri e autonomi, pronti a rispondere a un contesto tecnologico sempre più complesso.
E mentre noi continuiamo a fare refresh della pagina o a svuotare la cache quando ChatGPT decide di non collaborare, dietro le quinte si sta consolidando una trasformazione molto più ampia, capace di ridisegnare il modo in cui lavoriamo, ci proteggiamo online e interagiamo con il mondo sia digitale che fisico.
Scrivi un commento