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Tempest Rising | Recensione

A volte il modo migliore per riportare in vita un genere un po’ invecchiato e dimenticato dai giocatori è creare qualcosa che ricordi i bei vecchi tempi. Non prendiamoci in giro: gli strategici non vivono il loro momento migliore. Anzi, sempre più spesso ogni nuovo titolo rappresenta una speranza che il genere non sparisca del tutto, soprattutto visto il numero sempre più esiguo di titoli ad alto budget.

Tempest Rising di Slipgate Ironworks è stato in sviluppo per parecchio tempo e gli sviluppatori non hanno mai nascosto che vuole essere una sorta di omaggio alla serie Command & Conquer. Un tributo a una delle saghe più leggendarie degli RTS, ma con una propria identità visiva e stilistica. E anche una risposta alla lunga assenza di nuovi titoli ad alto budget nella serie: sono già passati 15 anni dall’ultimo grande C&C.

La buona notizia? Slipgate Ironworks ce l’ha fatta. Il gameplay è ricco di elementi in puro stile “vecchia scuola”, e anche se ci sono alcuni problemi, la base per un eventuale sviluppo futuro della serie è più che solida. Ma vediamo nella nostra recensione com’è andata!

Bentornati negli anni ’90

La storia è quella classica: il GDF (una sorta di GDI della saga di Tiberium) combatte contro la Dinastia (che ricorda più l’URSS di Red Alert che la Confraternita del NOD), entrambe in lotta per il controllo del prezioso minerale/vegetale chiamato Tempest, che nasconde più di qualche mistero e problema. Le somiglianze con Command & Conquer sono tantissime. È un male? No, perché giocando la campagna per giocatore singolo sembra davvero di avere tra le mani un fan-game ben fatto, basata sulle meccaniche delle vecchie glorie del passato. Un po’ come copiare bene i compiti in classe: se lo fai con stile, nessuno se ne accorge.

Pre-missioni, miglioramenti e combinazioni strategiche ricordano molto quei vecchi titoli. Il budget limitato non ha permesso l’uso di attori famosi per le cutscene, quindi ci sono sequenze animate, ma di ottima qualità. Magari manca un tocco umoristico, ma l’atmosfera c’è tutta.

Difficoltà e bilanciamento

Un punto controverso è probabilmente il bilanciamento della difficoltà, che ha poco a che vedere con i giochi moderni. Le prime missioni sono tranquille, ma a metà campagna si fa dura. Serve sfruttare a fondo tutte le meccaniche offerte dalla propria fazione in un classico gioco di “carta, forbice, sasso”. Cambiare strategia a metà missione è difficile, soprattutto con risorse che si esauriscono rapidamente. Anche se in alcune mappe ci sono fonti rinnovabili di Tempest, la rigenerazione è troppo lenta per essere utile. Noi abbiamo ovviato a questi picchi cercando di sorprendere il nemico all’inizio con un esercito particolarmente numeroso, ma non sempre questa strategia può risultare efficace.

Alcune missioni pongono il giocatore in situazioni estreme, senza base principale né modo di costruirne una. Questo significa proteggere le unità migliori a tutti i costi, perché non possono essere sostituite, mentre le truppe più deboli non reggono l’assalto nemico. Poi però capita che nella missione successiva si riceva accesso completo a una o più basi. Insomma, l’andamento è un po’ altalenante.

Le unità speciali, che ricordano molto Red Alert 3, possono cambiare le sorti della battaglia ma sono anche molto fragili. Come in C&C, il micromanagement è cruciale e i combattimenti sono frenetici.

Una campagna corposa e nostalgica

Le due campagne, che fungono anche da tutorial per il multiplayer, offrono una buona longevità. Però bisogna ricordarsi di usare i salvataggi rapidi: gli autosalvataggi non sempre bastano. Parliamo di un’esperienza old school a tutto tondo. E sappiamo già che dovremo attendere l’arrivo della terza fazione, che promette di mischiare le carte in tavola.

Il classico skirmish mode è fedele ai canoni del genere. I fan degli RTS si sentiranno subito a casa. Peccato però per la scarsità di mappe al lancio: solo sei per gli scontri 1v1 e tre per le modalità 2v2/FFA. Un po’ poco, e l’interesse potrebbe calare presto. Speriamo che Slipgate coinvolga la community, come accaduto in passato con StarCraft o Warcraft. Per ora, con solo due fazioni e meno di dieci mappe, l’offerta è limitata.

Grafica e colonna sonora: che spettacolo!

Partiamo dalla musica, perché qui c’è molto da dire. Slipgate ha tirato fuori l’artiglieria pesante: oltre alla leggenda Frank Klepacki, hanno collaborato anche Michael Markie, Sigurd Jøhnk-Jensen, Cory Richards e il team di Music Imaginary. L’unica pecca è l’assenza di temi musicali distinti per fazione e situazione di gioco, ma il mix di rock ed elettronica funziona alla grande. I fan di Command & Conquer saranno entusiasti!

Graficamente il gioco è solido: spettacolare, fluido anche su configurazioni non recenti grazie al DLSS. In generale, lo stile è ispirato alle vecchie glorie, ma funziona.

Un ottimo ritorno al passato

È difficile non farsi prendere dall’entusiasmo con Tempest Rising. Per chi ha atteso per anni un ritorno di Command & Conquer, questa è la risposta perfetta. Certo, si possono ancora giocare gli originali o i remaster, ma avere qualcosa di nuovo è tutta un’altra cosa. Il paradosso è che Tempest Rising non inventa nulla, ma non finge nemmeno di volerlo fare. E forse proprio per questo tanti giocatori saranno felici, perché è proprio lo strategico che attendevano da anni. Tuttavia, la difficoltà altalenante, l’aggressività dell’IA e le risorse limitate rendono il gioco impegnativo anche a difficoltà standard, a meno che non siate dei veterani del genere. Non insormontabile, ma richiede attenzione.

Il mondo di gioco è già ben costruito, e le basi sono ottime. Ci sono margini di miglioramento e spazio per espandere la storia. Con il prossimo arrivo della fazione dei Veti ci attendono delle novità succose! La cosa più importante però è una: gli RTS non sono morti! E questa è già una bellissima notizia.

8.7
Riassunto
Riassunto

Tempest Rising è esattamente quello che prometteva di essere: una lettera d'amore ai giochi strategici in tempo reale degli anni '90, ed in particolare alla serie Command & Conquer. Tutto, dal gameplay al design delle missioni, dalla colonna sonora alle unità, ci riporta ai fasti della serie dei Westwood Studios. Certo, alcuni elementi sono ancora migliorabili, e siamo in attesa della terza fazione giocabile, ma le premesse per una serie che possa rilanciare il genere ci sono tutte!

Pro
Ricreata perfettamente l'atmosfera dei classici del genere Campagne longeve, e manca ancora la terza fazione Colonna sonora esaltante Ottima grafica
Contro
La difficoltà potrebbe essere un problema per i novizi Il suo essere un omaggio ai pilastri degli RTS lo limità nell'originalità
  • Giudizio complessivo8.7
Scritto da
Silvia SiL Mannu

Nel lontano 1990 entro in una sala giochi e scopro i cabinati arcade. Da quel momento, la passione per i videogames non mi ha mai abbandonata. Oggi sono una PC Gamer legata soprattutto a titoli action, giochi di ruolo, stealth e picchiaduro.

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