Il mercato videoludico sta vivendo uno dei periodi più complessi della propria esistenza. No, non a causa dei tragici licenziamenti apportati dai principali publisher mondiali, ma dalla difficoltà di riuscire a coinvolgere un pubblico sempre meno accogliente. La maggior parte degli utenti oggigiorno si annoia molto facilmente, e ciò si traduce spesso in un abbandono repentino anche dei titoli blasonati. Non stupisce quindi che molti sviluppatori stiano rivolgendo le proprie preghiere ad un genere capace di garantire (perlomeno sulla carta) una più longeva permanenza del pubblico: il roguelike.
Partiamo tuttavia da un minimo di cronistoria relativa all’IP. Proseguire l’avventura di Lost in Random non è stato semplice: per farlo, si è reso necessario un cambiamento radicale. Uscito nel 2021, il primo capitolo (firmato dallo studio svedese Zoink e pubblicato sotto l’etichetta EA Originals) aveva conquistato il pubblico grazie a un’estetica suggestiva, chiaramente ispirata alle atmosfere dark e surreali di Tim Burton.
Nonostante il buon riscontro ottenuto da critica e giocatori, EA decise di non sostenere un seguito, lasciando la serie in un limbo creativo. Dopo una serie di complicazioni produttive, il team originale ha intrapreso un’inedita strada, fondando Stormteller Games e trovando un nuovo alleato in Thunderful Publishing.
Consapevoli del mercato attuale, le due aziende hanno optato quindi per modificare sensibilmente il gameplay del franchise, in modo da renderlo ancora più accattivante ed interessante, utilizzando come detto poco sopra la salsa rogue (insieme ad un occhiolino rivolto verso Hades). Con queste premesse e successive idee, è nato Lost in Random: The Eternal Die.
Sarà riuscita questa nuova proposta in cui l’RNG riveste la parte del leone? Scopriamolo insieme all’interno della nostra recensione!
Versione provata: PlayStation 5 Pro
Persa nel Caos
Lost in Random: The Eternal Die si presenta come un seguito a tutti gli effetti della storia originale, riprendendo le fila della trama poco dopo la sconfitta della regina Aleksandra. Stavolta, però, il racconto si sposta su un piano diverso e intrigante: intrappolata nel Dado Nero, un labirinto apparentemente senza via d’uscita, la giovane dovrà affrontare il Cavalier Tormento in una sfida continua, cercando di riconquistare il potere perduto e di spezzare l’incubo ciclico che la riporta sempre al punto di partenza a ogni sconfitta.
Questo cambio di prospettiva permette quindi di approfondire la figura di Aleksandra, personaggio tra i più enigmatici e affascinanti del mondo di Lost in Random. Grazie all’avanzamento, è infatti possibile gettare luce su un lato nuovo della ex regina, più complesso e umano di quanto ci si potesse aspettare. E, a sorpresa, The Eternal Die si rivela anche una storia di sorelle, aggiungendo un ulteriore strato di emozione e significato.
Lost in Random Number Generator
Pad alla mano, The Eternal Die mantiene intatto tutto il fascino del primo capitolo: l’atmosfera gotica e fiabesca che contraddistingue l’universo di Zoink, così come il background narrativo ricco di dettagli e suggestioni. Tuttavia, è evidente come questa volta la trama non sia più al centro dell’esperienza: il focus si sposta su meccaniche più immediate e su un approccio meno incentrato sulla storia, lasciando tutto il palcoscenico al gameplay.
Inutile nasconderlo, fin dai primi istanti l’esperienza di Stormteller Games richiama Hades in molte delle sue componenti, ma non in tutte. Oltre alla protagonista vi è Fortuna, un simpatico dado che funge da vero e proprio elemento interattivo. Durante le varie arene che compongono i quattro diversi biomi, è possibile in qualsiasi momento lanciare il cubico compagno il quale, oltre che infliggere danni ad area, può attivare diverse abilità a seconda dell’equipaggiamento della run.
Passando agli input, quelli a disposizione di Aleksandra sono semplici ed efficaci. I tasti comprendono l’attacco base, fornito da una delle quattro armi selezionabili dopo il prologo, lo scatto, il lancio di Fortuna ed una mossa attiva. Durante l’esplorazione degli ambienti, è infatti possibile raccogliere diverse carte che permettono alla nobile di lanciare svariati incantesimi una volta riempita la barra energetica dedicata. Tutto questo permette a Lost in Random: The Eternal Die di diventare dopo pochissimi minuti diretto ed intuitivo, consentendo un rapido padroneggiamento dei comandi ed un’interazione soddisfacente ed immersiva.
Un’altra meccanica originale della produzione svedese è poi quella adibita alle reliquie e alle perle. Completando le stanze, vengono difatti elargite differenti ricompense, che possono spaziare da valute di gioco temporanee o permanenti (queste ultime spendibili all’interno dell’hub di gioco per migliorare le possibilità di sopravvivenza nelle partite), ma anche oggetti utili ad apprendere importanti abilità passive. Ogni elemento è associato ad un diverso colore, che ne sancisce la categoria di appartenenza: rosso per l’arma, blu per il dado, verde per la fortuna, e così via. Una volta allineati tre equipaggiamenti della stessa tonalità, le statistiche corrispondenti ottengono un ulteriore bonus passivo, che va a semplificare tangibilmente il proseguo della partita.
Il Dado è tratto
Da buon esponente roguelike, The Eternal Die pone la sconfitta della mascherata protagonista al centro dell’esperienza di gioco. Per quanto le trappole e i nemici siano abbastanza leggibili nei movimenti (e purtroppo poco caratterizzati), i boss di fine di bioma rappresentano il vero bastone tra le ruote della missione, vista la loro difficoltà.
Ad ogni dipartita, Aleksandra viene difatti trasportata nel Santuario, un vero e proprio hub all’interno del quale è possibile scegliere e migliorare una delle quattro armi, ed incrementare le possibilità di sopravvivenza grazie ad alcune benedizioni selezionabili (maggior vita, possibilità di resurrezione, aumento del danno contro i nemici, ecc…). Allo stesso tempo, il centro funge da luogo di raccolta per i vari NPC che via via popoleranno le varie nicchie. Questi andranno a fornire ulteriori opzioni per l’eroina, sia per quanto concerne l’estetica e sia per quanto riguarda la componente narrativa, grazie ad alcune missioni secondarie affrontabili durante i vari tentativi di fuga.
Questo spinge a ritentare nuovamente il percorso, offrendo al contempo qualche chance in più di avanzare verso l’obiettivo finale. Tuttavia, nel breve-medio periodo un alone di ripetitività si palesa, soprattutto a causa della poca varietà di stanze presenti negli scenari. Nulla di drammatico intendiamoci, ma sicuramente qualche aggiunta maggiore di arene e di carte abilità avrebbe permesso di superare la situazione in modo più leggero, a maggior ragione se non si è molto avvezzi al genere.
Arte in movimento
Quello che balza subito all’occhio, letteralmente, del progetto Stormteller Games, è senza dubbio la qualità artistica. Lost in Random: The Eternal Die raccoglie ed esalta l’eredità del franchise, proponendo un’esperienza estetica appagante e piacevole, in pieno stile Tim Burton (con tanto di testi in italiano).
Anche il comparto tecnico risponde bene, con un framerate granitico ed una pulizia del codice sopraffina, senza la benché minima traccia di bug od errori di programmazione. L’unico neo è da ricercarsi nel reparto audio, a causa di musiche non troppo accattivanti e che faticano a rimanere nella memoria dell’utente.

Riassunto
Riassunto
Lost in Random: The Eternal Die è una delle esperienze Hades-like più riuscite. Nonostante la complessità dell'iter di sviluppo, Stormteller Games e Thunderful sono riuscite nella tutt'altro che facile missione di realizzare un prodotto divertente ed immediato, che riesce a ritagliarsi un proprio posto all'interno del panorama roguelike sempre più affollato.
Pro
Gameplay divertente e con alcune meccaniche originali Esteticamente accattivanteContro
Un po' più di varietà non avrebbe guastato Musiche sottotono- Valutazione8
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