Ci sono dei videogiochi che non si sono limitati a emergere su tutti gli altri nel loro anno di uscita, ma che sono divenuti delle icone, e che hanno tracciato una linea netta tra le ere videoludiche. Per questi titoli, il premio di GOTY diviene quasi ridondante, perché hanno trasceso le generazioni e i confini.
Ovviamente parliamo di opere famosissime, che compaiono in qualsiasi manuale di storia videoludica, e le loro innovazioni sono state colte da schiere di sviluppatori, che ne hanno seguito l’esempio per i propri lavori. Pensiamo, tra gli altri, a giochi come Final Fantasy VII, Resident Evil 2, Demon’s Souls, o Silent Hill 2.
Non è un caso che ciascuna di queste opere, nel corso degli anni recenti, abbia ricevuto delle rivisitazioni o dei remake da parte dei loro studi proprietari, vuoi per l’intento di farli scoprire alle nuove generazioni di videogiocatori o anche semplicemente per un desiderio dei vecchi fan di vedere i loro titoli preferiti attraverso la lente della grafica e della tecnica moderna.
Come sapete, non tutte queste operazioni hanno riscosso il successo sperato: il rischio di travisare l’intendo dei game designer originali con scelte innovative ma controverse è sempre dietro l’angolo, e il pubblico affezionato è sempre un giudice molto severo.
Oggi ci troviamo a parlare del rifacimento di quello che è stato uno dei giochi più importanti della PlayStation 2, un vero videogioco d’autore, come tutti i lavori di Hideo Kojima: Metal Gear Solid Δ: Snake Eater segna il ritorno di Konami sulla sua storica saga action stealth a distanza di ben 10 anni da Phantom Pain. Come sarà riuscito il team ormai orfano del director di Tokyo a barcamenarsi tra fedeltà e innovazione? Scopritelo leggendo la nostra recensione!
Versione provata: PC
L’alba di un mito
La scelta di Konami di ripartire proprio dal terzo episodio di Metal Gear Solid (il quinto se comprendiamo nel conto anche i primi Metal Gear usciti su MSX2) è legata alla sua natura di prequel e di primo episodio in ordine cronologico della saga.
Ci troviamo difatti nel 1964, in piena Guerra Fredda, subito dopo la Crisi dei Missili di Cuba. In seguito a questo evento che stava per condurre il mondo sull’orlo della Terza Guerra Mondiale, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica concludono un accordo che prevede uno scambio: L’U.R.S.S. si impegna a smantellare le sue postazioni di lancio missilistiche da Cuba, mentre gli U.S.A. acconsentono a rimpatriare lo scienziato missilistico disertore Nikolai Sokolov, il quale stava lavorando sullo sviluppo di un’arma segreta.
La CIA, preoccupata però che il lavoro di Sokolov alterasse lo status quo della Guerra Fredda, ordina all’agente Snake della nuova unità Fox guidata dal Maggiore Zero di recuperare Sokolov in territorio sovietico, portando a termine la cosiddetta Missione Virtuosa. Ad aiutare Snake in questo intento oltre al Maggiore ci sono l’ufficiale medico di campo Para-Medic e la mentore del nostro agente: The Boss, la leggendaria combattente della Seconda Guerra Mondiale.
Dopo essersi infiltrato, Snake riesce effettivamente a rintracciare Sokolov, ma proprio quando la sua missione pare essersi conclusa per il meglio, The Boss diserta per l’Unione Sovietica, tradisce il suo discepolo e gli Stati Uniti e riconsegna lo scienziato nelle mani di Volgin, uno spietato colonnello intenzionato a portare al potere la fazione di Brezhnev e a spodestare Kruscev, il presidente dell’U.R.S.S.
A Snake, malconcio dopo essere stato quasi ucciso da The Boss, non resta che ripartire per una nuova missione: non dovrà solo salvare Sokolov, ma gli toccherà uccidere The Boss, la donna che gli ha insegnato tutto.
In controllo della missione
Cominciamo col chiarire subito un aspetto fondamentale: l’operazione Metal Gear Solid Δ: Snake Eater per Konami è profondamente diversa rispetto a quella dedicata a Silent Hill 2. Nel caso della nuova versione del survival horror firmata da Bloober ci è stato presentato un vero e proprio remake, con tanto di contenuti narrativi aggiuntivi che approfondivano la trama originale.
Metal Gear Solid Δ: Snake Eater vuole essere invece una riproposizione fedele del gioco uscito nell’ormai lontano 2004, ma trasposto in Unreal Engine 5 con modelli dei personaggi, ambientazioni e tech design aggiornati. Tutte le cut-scene sono state ricreate con la stessa regia e montaggio delle originali, tanto che le tracce audio del doppiaggio sono le stesse del Metal Gear Solid 3 originale (ovviamente rimasterizzate per l’occasione), e questa volta si adattano al labiale dei protagonisti.
All’avvio della nostra partita, proprio come nell’originale Snake Eater, siamo chiamati a scegliere qual è il nostro episodio preferito della saga di Metal Gear Solid, in un ventaglio di opzioni che va da Metal Gear Solid 1 a Metal Gear Solid V: The Phantom Pain. A seconda della nostra preferenza otterremo degli oggetti bonus di partenza, che vanno da alcune tute camouflage a delle pitture facciali.
Lo schema di controlli è stato aggiornato e modernizzato, seguendo proprio l’esempio del quinto episodio della saga. Possiamo anche scegliere se mantenere la classica visuale della telecamera dall’alto dell’originale, oppure se optare per quella da dietro la spalla che era stata introdotta per la prima volta nella versione di Snake Eater uscita per Nintendo 3DS.
Noi abbiamo scelto di giocare adottando proprio questa visuale, che meglio si adatta ai controlli moderni: adottando lo schema di controlli Xbox su PC, Snake si abbassa con B, rotola con Y, ricarica con X e interagisce con gli oggetti premendo A. Usiamo LT per mirare (in terza persona, ma possiamo passare anche alla visuale in prima) e R2 per sparare e attaccare. A questo proposito, quando usiamo il Close Quarter Combat compaiono su schermo dei prompt con le varie opzioni di comandi: uccidere il nemico, stordirlo o interrogarlo.
Una delle novità più interessanti è la possibilità di cambiare camouflage e pitture facciali direttamente da gioco, senza passare per il solito menù. Basta premere la freccia direzionale verso l’alto e scegliere la tuta mimetica più adatta per l’occasione, seguendo l’indicatore che ci evidenzia quale ci nasconde meglio alla vista degli avversari. Utile anche la opzione di sfamarsi e di contattare via codec i nostri alleati sempre tramite l’uso delle frecce direzionali. Il menù va comunque utilizzato per curare Snake dalle ferite, applicandogli bende, stecche e lacci, a seconda dei vari supplizi che subirà nel corso della nostra partita.
Torna anche la modalità Snake vs. Scimmia, con il nostro eroe che dovrà affrontare i simpatici quadrumani di Ape Escape, mentre nel prossimo autunno farà il suo debutto la modalità multiplayer originale Foxhunt, una sorta di nascondino competitivo.
Un level design poco virtuoso
Se quindi sotto l’aspetto dei controlli Metal Gear Solid Δ: Snake Eater ha subito una piacevole svecchiata, lo stesso non si può dire per il level design delle aree. Chi ha giocato con il titolo originale ricorderà che il giocatore doveva attraversare delle piccole zone, ognuna pattugliata da nemici, e collegata alle altre da dei brevi caricamenti, ma senza consequenzialità diretta di quanto avveniva tra una e l’altra.
Per essere più chiari, permetteteci di fare un esempio: se allertavamo un nemico nell’area Dremuchij Sud, questo non ci poteva seguire nella zona successiva, ma rimaneva un segnale di allerta generale, e sarebbero stati i nemici presenti nella area paludosa di Dremuchij a darci la caccia e a tentare di stanarci. Questa caratteristica era ovviamente dovuta alle limitazioni tecniche della PlayStation 2, che era impossibilitata a gestire quelle macroaree che sono diventate una delle novità più apprezzate di The Phantom Pain.
Konami si è dunque trovata di fronte ad una scelta, e ha optato per mantenere inalterato il level design dell’opera originale, a scapito del senso di immersione del giocatore nel mondo di Metal Gear Solid. Sappiamo grazie alle parole di Jiro Oishi, l’attuale manager della serie di Metal Gear, che si è trattato di uno dei dibattiti interni più difficili da risolvere in sede di sviluppo, ed è stato risolto scegliendo di preservare il ritmo di gameplay del titolo creato da Hideo Kojima, evitando di ricreare da zero un gioco che, come abbiamo detto, è iconico.
A conti fatti però, il giocatore che oggi prende in mano Metal Gear Solid Δ: Snake Eater si trova di fronte ad un level design arcaico, non frutto di una scelta stilistica del game director, ma un’eredità delle magagne tecniche di una console del 2004. Cosa avremmo detto se nel 2019 Capcom avesse presentato il suo remake di Resident Evil 2 con controlli tank, micro stanze senza continuità tra una e l’altra e transizioni continue con porte che si aprono? Avrebbe forse ricevuto lo stesso unanime consenso?
Konami oggi aveva di fronte degli esempi virtuosi di riproposizioni che non si sono limitate a dare spolvero a dei prodotti eccellenti, per quanto radicati nel loro tempo, ma hanno piuttosto voluto renderli fruibili a tutti i videogiocatori, svecchiandoli non solo nella grafica, ma anche nelle meccaniche e nel level design. Abbiamo citato l’ottimo lavoro di Capcom con la sua saga survival horror, ma come non parlare di Silent Hill 2, proprio edito da Konami, che ha riscosso ottime recensioni sia da parte della critica che da parte del pubblico?
A nostro parere, risulta difficile giustificare un prezzo di 80€ per l’edizione base di Metal Gear Solid Δ quando il lavoro svolto dal team interno di Konami e da Virtuos è totalmente dissociato dal presente standard di game design stabilito da giochi come lo stesso Metal Gear Solid: The Phantom Pain, che facevano della libertà data al giocatore il loro maggior pregio. Ricordiamo che stiamo parlando sempre di un gioco, che innanzitutto deve divertire: l’operazione di Konami, per quanto nelle intenzioni sia rispettosa dell’opera originale, è più un buon restauro.
Ricreare la tana del serpente
Sotto il punto di vista tecnico non possiamo che apprezzare come siano state rimodernate le location e i personaggi. Il lavoro svolto è encomiabile, anche se avremmo preferito per il restiling dei volti un coinvolgimento di Yoji Shinkawa, il designer originale. La giungla è quasi fotorealistica, e le basi sovietiche sono piene di dettagli.
Ottima anche la disponibilità della doppia traccia audio di doppiaggio, sia quella inglese con la storica interpretazione di David Hayter che quella giapponese, nella quale apprezziamo il grande Akio Ōtsuka nei panni di Snake.
Purtroppo però anche il lato tecnico non è tutto rose e fiori: la nostra visuale è difatti vessata da un FOV limitatissimo, e le opzioni sono prive di un selettore che ci permetta di allontanarci dalle spalle di Snake. Inoltre tocca segnalare che anche su PC il gioco è limitato a 60 frame al secondo e ad un aspetto in 16:9. Le risoluzioni ultrawide non sono supportate nativamente, nonostante l’Unreal Engine 5 le preveda di default.
Sulla nostra configurazione, che monta un Ryzen 9700x, 64GB di RAM, una RTX 3070ti, ed il gioco installato su un NVME, Metal Gear Solid Δ: Snake Eater gira ad una media di 60fps, essendo appunto limitato dal cap interno. Tocca far notare che al momento, nella nostra versione prova, sono presenti dei cali di frame rate che si verificano nelle transizioni tra cut-scene e fasi di gameplay. Sono supportati i moderni metodi di upscaling tramite uso di intelligenza artificiale come DLSS di Nvidia e FSR di AMD, oltre al TSR. Sono poi selezionabili le varie opzioni che riguardano la qualità di ombre, texture e illuminazione globale, ma il Ray Tracing non è supportato.
Lealtà fino alla fine
Non è facile tirare le somme di un titolo così complesso come Metal Gear Solid Δ: Snake Eater. Se da una parte ci troviamo di fronte alla riproposizione di un capolavoro assoluto che ha per sempre segnato la storia dei videogiochi, dall’altra al contempo il prodotto con il quale ci confrontiamo oggi fa fatica a staccarsi da quel suo passato così glorioso. Non diremmo per mancanza di coraggio, ma piuttosto per un eccesso di rispetto verso uno degli apici toccati dal media.
Gli scontri con la Cobra Unit rimangono colmi di tensione e strategia, nonché enormemente spettacolari, e la regia e le idee di Kojima sono ancora oggi esaltanti.
Tutto sommato, Metal Gear Solid Δ: Snake Eater è ad oggi il miglior modo possibile per scoprire le origini di uno dei personaggi più iconici della storia dei videogiochi, Big Boss. Non un eroe, non un villain, ma un uomo forgiato dalla guerra.

Riassunto
Riassunto
Metal Gear Solid Δ: Snake Eater è un omaggio appassionato al capolavoro assoluto di Hideo Kojima del 2004. Sono parecchi gli aggiornamenti introdotti da questa nuova edizione, soprattutto sotto l'aspetto grafico e nei controlli. Di contro, la nuova opera di Konami è fedele all'originale fino all'eccesso, e rinuncia a introdurre delle innovazioni di gameplay che avrebbero concesso ai giocatori più libertà e più immersione.
Pro
È ancora un capolavoro Ottimo l'aggiornamento grafico di personaggi e location I controlli moderni sono molto intuitivi L'aspetto QOL è molto migliorato Estremamente rispettoso dell'originale...Contro
... forse fino all'eccesso Avremmo auspicato che si ponesse rimedio alle limitazioni tecniche del 2004 Porting lacunoso- Giudizio complessivo8
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