Square Enix da qualche tempo ha incentrato i propri sforzi su una nuova via produttiva, ossia quella dell’HD-2D. Indubbiamente tale tecnologia ha consentito al colosso giapponese di lanciare sul mercato svariati titoli in tempi tutto sommato brevi, vista la minor complessità di sviluppo, riuscendo allo stesso tempo ad incamerare utili più che necessari. Dalla serie di Octopath Traveler fino all’annunciato The Adventures of Elliot: The Millennium Tales, la software house nipponica ha impiegato il motore di gioco proprietario anche per riportare alla luce i primi capitoli di un franchise amatissimo, che risponde al nome di Dragon Quest.
A pochi mesi infatti dalla pubblicazione del terzo episodio in HD-2D, Yuji Horii e compagnia hanno confezionato per il pubblico il rifacimento delle prime due avventure dell’IP, in modo da completare la trilogia di Erdrick. Come è lecito aspettarsi, queste lavorazioni sono state pensate con lo scopo di abbracciare un pubblico più ampio possibile, composto sia dai veterani e sia da potenziali neofiti, che possono qui trovare lo stimolo giusto per avvicinarsi alla serie.
Sarà quindi riuscita questa nuova missione del Drago? Scopriamolo insieme nella nostra recensione dedicata!
Versione provata: PlayStation 5 Pro
Due in uno
Dal punto di vista della narrazione, il primo gioco vede aprire le proprie vicende dopo le gesta eroiche del leggendario Erdrick, raccontate nel nel terzo capitolo. La pace è finalmente tornata nel regno di Alefgard, tuttavia, la quiete non è destinata a durare: il diabolico Dragonlord si rialza difatti dalle tenebre, portando con sé orde di mostri e seminando il caos in tutto il territorio, fino a rapire la figlia del Re. In questo scenario di disperazione, un guerriero solitario, discendente diretto di Erdrick, giura fedeltà al sovrano e parte per una nuova, epica missione: salvare la principessa e liberare il mondo dal male che incombe. In questa esperienza infatti, non si avrà un party di tre o quattro elementi, bensì unicamente il pavido protagonista. Ne consegue il fatto che la difficoltà di base è leggermente più alta, in quanto le cure ed i turni alleati sono drasticamente inferiori rispetto alla norma.
Per quanto concerne invece Dragon Quest 2, la trama comincia molti anni dopo, quando il nome di Erdrick è ormai leggenda, i suoi discendenti regnano su tre prosperi regni nati dall’era di pace da lui conquistata. Ciononostante, la minaccia del male torna a farsi sentire: un’invasione di mostri feroci riporta l’oscurità su Alefgard. Tocca ora ai giovani principi e principesse del lignaggio dell’antico eroe raccogliere l’eredità del loro antenato. Uniti dal sangue e dal destino, dovranno intraprendere un pericoloso viaggio alla ricerca delle reliquie leggendarie, l’unica speranza per salvare il mondo e restaurare la luce. A differenza di quanto esposto per il primo, nel secondo capitolo della serie il gruppo è formato da quattro personaggi, il che rende la strategia di gameplay molto più profonda.
Come da tradizione del genere, le storie si arricchiscono di nuovi dettagli man mano che si avanza e, con l’occasione, Square Enix ha deciso di approfondire ulteriormente la lore delle avventure, espandendo alcune sotto trame in modo da dare un quadro ancora più nitido del mondo.
Esplorando i Continenti
Durante le fasi di esplorazione dei dungeon e del mondo aperto, quest’ultimo caratterizzato da un affascinante richiamo al passato, con i personaggi che si muovono direttamente sulla mappa di gioco, l’elemento centrale rimane senza dubbio il combattimento. Come già visto nella trasposizione HD-2D del terzo episodio, anche Dragon Quest 1 e 2 remake mantiene la classica formula degli incontri casuali, offrendo battaglie a turni presentate in una visuale in prima persona. In questa prospettiva, i giocatori vedono soltanto gli effetti delle abilità impiegate, senza alcuna animazione diretta degli eroi, in un chiaro omaggio alla tradizione della serie.
Per quanto riguarda i “sotterranei”, essi condividono una struttura piuttosto ricorrente: veri e propri labirinti multilivello, ricchi di forzieri ma caratterizzati da un’unica via principale da seguire. Il level design si sviluppa quindi in maniera prevalentemente verticale, scelta resa ancora più evidente dalla decisione degli sviluppatori di mantenere le cadute. Superare accidentalmente il bordo di un piano o di un edificio comporta infatti una rovinosa caduta, costringendo il gruppo a ripercorrere il tragitto già completato.
In sintesi, le attività principali proposte dal gioco si condensano in tre elementi cardine: esplorazione, recupero di specifici oggetti e immancabile scontro con il boss di turno; una struttura certamente coerente con lo spirito nostalgico che permea l’intera produzione, ma che potrebbe non incontrare il favore dei giocatori che per la prima volta si approcciano all’IP.
Ciononostante, i ragazzi di Artdink hanno introdotto alcune novità interessanti che arricchiscono l’esperienza rispetto all’opera originale. Tra queste spiccano le impostazioni per accelerare il tempo dei duelli, ideali per snellire i combattimenti più ripetitivi, e le tattiche preimpostate (chiaramente ispirate ai Gambit di Final Fantasy) che permettono ai personaggi di agire in autonomia. Soluzioni intelligenti che alleggeriscono la gestione del party e rendono più fluido il ritmo di gioco, soprattutto nei momenti meno cruciali. Da segnalare anche la possibilità di modificare in qualsiasi momento il livello di difficoltà, una scelta davvero apprezzabile che apre le porte del titolo anche a chi non ha grande familiarità con il genere o con le dinamiche gestionali.
Per quanto concerne invece i contenuti, la rinnovata veste porta con sé: le pergamene, ossia oggetti capaci di insegnare determinati incantesimi e tecniche ai membri del party (alcune tra le più potenti sono ottenibili unicamente tramite questa via), le ormai famose Minimedaglie (oggetti scambiabili con succosi premi) e nuovi dungeon, oltre che naturalmente un quarto personaggio giocabile nella seconda epopea.
Musica maestro
Come da tradizione per la saga, il comparto sonoro si attesta su buoni livelli: le melodie mantengono il classico stile orchestrale che accompagna con efficacia l’avventura lungo le circa trenta ore necessarie per arrivare ai titoli di coda. Peccato solo per una certa mancanza di varietà, soprattutto in Dragon Quest 1: ad esempio, le bossfight non vantano un tema dedicato, riutilizzando invece quello delle battaglie standard, così come le melodie dei dungeon e delle cittadine, sempre uguali.
Chiude il quadro la presenza delle classiche opzioni grafiche che consentono di scegliere tra qualità visiva e fluidità. Una funzione apprezzabile sulla carta, ma un po’ superflua in questo caso, considerando che si tratta comunque di un titolo in stile pixel art, dove le differenze tra le due impostazioni risultano piuttosto marginali.

Riassunto
Riassunto
Dragon Quest I & II HD-2D Remake completa il prestigioso percorso iniziato lo scorso anno da Square Enix. Pur portando con sé pregi e difetti di quanto visto con la storia di Ortega, il pacchetto contenente le due avventure che hanno dato origine all'amata IP non dovrebbe mancare nella collezione di ogni amante dei GDR.
Pro
La genesi di Dragon Quest in un unico pacchetto Artisticamente pregevole Accessibile a tuttiContro
Qualche meccanica sente ormai il peso degli anni, e potrebbe non incontrare il gusto dei neofiti- Valutazione8.2



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