Sono passati ormai più di 30 anni dall’uscita di una delle più divertenti avventure grafiche di sempre, ovvero il primo Simon the Sorcerer. In un mercato che al tempo vedeva il dominio incontrastato della celeberrima LucasArts, l’opera degli Adventure Soft proponeva come protagonista Simon, un teenager catapultato in un mondo fiabesco dove le citazioni alle più importanti opere fantasy si alternavano a gag esilaranti.
Oggi, dopo diversi seguiti non all’altezza dei primi due capitoli della saga, Simon torna sui nostri schermi, in un prequel a firma di Smallthing Studio, un gruppo di sviluppatori italiani che ha saputo cogliere in pieno lo spirito di questa serie. Ma parliamone meglio nella nostra recensione.
Un mago per ghermirli tutti

Il gioco è ambientato prima degli eventi del primo capitolo, e vede Simon traslocare in una nuova casa con la sua famiglia. Ma prima ancora che abbia il tempo di disfare le valigie, ci troviamo dinnanzi ad uno dei topoi della saga: il giovane Simon, inconsapevolmente, finisce dentro un portale che lo trascina in un universo parallelo fantasy, popolato da maghi e mostri e da tutte le creature che abbiamo imparato a conoscere ne Il Signore degli Anelli o nelle Cronache di Narnia. Ovviamente per il nostro Simon, essendo questo un prequel, si tratta di una situazione inedita, ma risulterà inevitabilmente familiare per i fan di lunga data.
Dopo un segmento introduttivo in cui Simon deve liberare il lavandino della nuova cucina, guidato dai tutorial e dalle urla fuori campo della madre, il ragazzo si ritrova presto a esplorare una palude spettrale e una foresta oscura, con tanto di conigli mannari che sembrano usciti da Monty Python e il Sacro Graal, fino a giungere nella dimora del mago Calypso.
Calypso è il vecchio e saggio stregone che ha avuto un ruolo importante nelle altre avventure di Simon, e anche qui torna a fare da mentore. Gli rivela che lui è la chiave di un’antica profezia del Primo Mago (la quale potrebbe anche essere stata una maga con una barba finta, ma non sottilizziamo), secondo la quale un “bambino insolente” proveniente da un altro mondo dovrà salvare il mondo.
L’antagonista, come sempre, è Sordid, il mago con il caro vecchio proposito di dominare l’universo fatato che abbiamo imparato a conoscere sin dal primo capitolo. Ma prima di tutto, il nostro Simon dovrà procurarsi un abbigliamento adatto, più consono di maglietta e pantaloncini. Fortuna vuole che lo attendano un mantello e un cappello, magicamente adattati a una versione più giovane e minuta del protagonista della nostra storia.
Calypso ci incarica di trovare alcuni tomi magici sparsi per il regno, ma non avendo idea di dove iniziare, la sua prima missione è ottenere l’accesso all’accademia locale. Per farlo avrà bisogno di una bacchetta e di un pass da studente.
Così ci dirigiamo verso il villaggio vicino, dove visitiamo una chiesa con cimitero annesso, la locanda Bloated Goat Inn e il negozio Mundus’ Magic Shop, gestito da un vecchietto abbastanza inquietante, manovrato come un burattino da un polpo. Nel negozio di Mundus troviamo esattamente ciò di cui Simon ha bisogno, ma il proprietario non ha alcuna intenzione di cederlo, senza almeno propinarci qualche fregatura. E chissà, magari un certo cane randagio potrebbe sapere qualcosa su una tessera da studente rubata…
Un cartone animato tra passato e presente

Simon the Sorcerer Origins è presentato con uno stile grafico che ci ricorda degli acquerelli dipinti a mano. I disegni sono deliziosi, e l’intento è dichiaratamente di richiamare l’animazione degli anni ’90. Sono presenti diverse cut-scene nei momenti chiave, ma non abbiamo apprezzato alcune zoomate sui personaggi durante i dialoghi, che purtroppo svelano la bassa risoluzione degli artwork del gioco, sfocandoli oltremisura.
La vecchia interfaccia dei primissimi capitoli è stata abbandonata per adottare un sistema di controlli moderno, che prevede il classico sistema “punta e clicca” o il gamepad, con due varianti: una “classica”, in cui si muove un cursore per interagire, e una a controllo diretto, dove si guida Simon e i punti d’interesse si illuminano quando ci si avvicina.
Ottime anche le opzioni di accessibilità: si può regolare la dimensione dei testi, lo sfondo, aggiungere un effetto di grana cinematografica o mantenere lo stile pulito e nitido di default.
Non sono fortunatamente presenti gli aiuti e i suggerimenti che spesso mutilano l’esperienza di certi punta e clicca moderni, ma abbiamo un tasto per evidenziare gli hotspot, un “diario magico” con la lista obiettivi, e una “mappa di spostamento rapido”. Quest’ultima aggiunge un piccolo segnaposto per ogni area scoperta da Simon, insieme ad una grande puntina (!) nel mondo di gioco.
Gli ambienti sono popolati da vari abitanti, umani e non. Con alcuni di questi possiamo parlare, mentre altri servono da semplice cornice, come un troll che vende fiori o il gatto che dorme pigro sul pozzo della piazza.
Ogni personaggio con cui si può parlare è completamente doppiato, e il lavoro in sala di doppiaggio è stato di ottimo livello. Il protagonista, ovviamente, è Chris Barrie, voce storica di Simon nella versione CD-ROM parlata dell’originale, che torna a interpretarlo qui. Francamente non ci sentiamo di condividere la scelta di richiamare il doppiatore originale: certo, è una strizzatina d’occhio per i fan storici, ma ogni volta che sentiamo parlare un dodicenne con la voce di un quasi settantenne non possiamo non storcere il naso… Forse sarebbe stato meglio chiamare Barrie per un cameo. Simon, ad ogni modo, mantiene il suo spirito sarcastico, e lancia di continuo battute ironiche. Come da tradizione, sono onnipresenti le rotture della quarta parete.
La colonna sonora del compositore Mason Fisher accompagna con discrezione la nostra avventura, con brani leggeri e vivaci alternati a momenti più cupi o solenni, come le note d’organo nella chiesa. Gli effetti sonori sono realistici o giocosi, come il gorgoglio dell’erogatore d’acqua santa. Non manca nemmeno la celebre Together Forever di Rick Astley, che comparirà in varie versioni durante l’avventura.
I puzzle si basano per lo più sull’acquisizione e combinazione di oggetti, custoditi come di consueto nel cappello magico di Simon.
È quasi magia, Simon

Simon the Sorcerer Origins è un titolo che prima di tutto si vuole rivolgere ai fan della storica saga del mago teenager. E gli aficionados non potranno non rimanere soddisfatti: lo spirito della serie punta e clicca è stato colto appieno, e anche le meccaniche di gioco non sono state annacquate per compiacere i novizi con enigmi di facile risoluzione o aiuti e suggerimenti sempre disponibili. Siamo certi che i creatori originali, Simon e Michael Woodroffe, abbiano tessuto le lodi degli Smallthing Studio: sembra proprio che il nostro maghetto non se ne sia andato, fa piacere ritrovarlo ancora in gran forma, con una resa grafica eccellente e il suo solito umorismo.

Riassunto
Riassunto
Simon the Sorcerer Origins coglie appieno lo spirito dei primissimi episodi della saga punta e clicca del maghetto teenager. Sembra che non siano passati 30 anni dalle avventure colme di comicità e fantasy ad opera degli Adventure Soft, e gli Smallthing Studio hanno raccolto sapientemente il testimone, regalandoci una buona avventura, tra battute e nostalgia.
Pro
Delizioso stile grafico Tanta ironia e citazioni come da tradizione Buona difficoltà degli enigmiContro
La voce di Chris Berrie per Simon è fuori tempo massimo Certe scelte registiche non sono state proprio azzeccate- Giudizio complessivo8
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