Home Cinema Moon Knight inizia bene, ma finisce come l’episodio di Villa Orchidea in Boris | Recensione

Moon Knight inizia bene, ma finisce come l’episodio di Villa Orchidea in Boris | Recensione

Proprio come il suo protagonista, l’intera serie di Moon Knight è stata discontinua, perennemente spaesata, e caratterizzata tanto da picchi di qualità importanti, quanto da scivoloni che non possiamo definire neppure inaspettati, dopo circa un anno e mezzo di produzioni televisive dei Marvel Studios. Storie che partono con buone premesse, talvolta ottime, e che si perdono poi sul più bello in episodi conclusivi che lasciano più amaro in bocca che altro, per quello che potevano essere e che invece, alla fine, non sono stati.

Una sensazione che abbiamo avuto in tante, forse troppe occasioni per le serie TV live action del Marvel Cinematic Universe, sin dalla (comunque apprezzata) WandaVision del 2021, e proseguita poi anche con The Falcon and the Winter Soldier, Loki (seppur parliamo di un episodio conclusivo davvero particolare e per forza di cose molto più lento e riflessivo) e Hawkeye. Non parliamo di prodotti televisivi di basso livello, ovviamente. La qualità, sebbene inferiore ai film ai quali ci ha abituato l’MCU, è comunque importante, ma gli scivoloni soprattutto nel gran finale delle stagioni/miniserie iniziano a essere troppi. Moon Knight, dicevamo, non fa eccezione.

E dire che i primi due episodi della serie, come vi avevamo raccontato nella recensione in anteprima, ci avevano soddisfatti. Pur andandoci coi piedi di piombo, specialmente per la troppa ironia con cui alcune situazioni sono state affrontate, l’esordio della storia di Steven Grant/Marc Spector è stato davvero interessante, capace di dare le informazioni necessarie per conoscere le due identità del personaggio interpretato da Oscar Isaac. Proprio Isaac, al secondo ruolo nel mondo dei cinecomics dopo X-Men: Apocalisse, riesce a rubare la scena in ogni istante, anche grazie a qualche momento sopra le righe ma giustificato visto il contesto del confuso protagonista che si rende conto di vivere una doppia vita.

Lo straziante quinto episodio, a mani basse il migliore dell’intera prima (?) stagione, racconta di una vita tormentata e travagliata, una storia che è più comune di quanto tanti possano pensare. Steven, o Marc che dir si voglia, non è un semplice supereroe, ma una figura tridimensionale, un essere umano con tutti e anzi più dei classici problemi della vita quotidiana di ognuno, ed è molto interessante vedere come la serie affronta questo oscuro tema senza comunque dimenticare la sfera dell’intrattenimento. Il dualismo tra Marc e Steven è stato gestito come se i due formassero un duo del più classico film poliziesco, con l’agente duro e intransigente contrapposto al più tranquillo, e impaurito, collega.

Moon Knight riesce a dare il proprio meglio appunto quando parla di Steven/Marc, quando si concentra sulla sua storia e sulle conseguenze che ha avuto sulla vita di Layla (May Calamawy), ma si scioglie senza troppa fatica laddove ci si aspettava invece la sostanza più dura e cruda. In qualità di avatar terreno del dio Khonshu, Marc è in grado di diventare il sanguinario Moon Knight, quella che potremmo definire una vera e propria macchina da guerra… che non vediamo mai realmente in azione. Le sequenze action si contano sulle dita di una mano, e al di là di alcune azzeccate e piacevoli acrobazie di cui si rende protagonista, Moon Knight rientra tra le componenti più deboli e “dimenticate” dell’intera serie (curioso, se pensiamo al titolo di questa…), così come il villain Arthur Harrow (Ethan Hawke) che risalta al suo meglio, in pratica, quando deve interpretare “qualcun’altro”.

Anche sorvolando su parecchi difetti legati agli effetti visivi, Moon Knight termina la sua corsa su Disney+ con le ossa rotte causa una narrazione tirata per i capelli e troppe cose che accadono perché le cose devono andare così. Improbabili colpi di scena, personaggi che si infiltrano tra le file nemiche senza che questi si accorgano di nulla, avatar degli dei egizi ai quali basta poco per essere presi in giro, esplosioni di poteri divini per i quali anche la sospensione dell’incredulità non basta. L’MCU ci ha abituato a tante catastrofi, basti pensare al Celestiale che rischia di spaccare in due la Terra in Eternals, ma ciò a cui si assiste in un preciso momento di Moon Knight, senza fare spoiler, è un evento ben poco comprensibile e che dovrebbe avere ripercussioni gigantesche sul pianeta, se non addirittura su tutto l’universo.

Il finale, in tutto ciò, è frettoloso e a tratti inconcludente. È chiaro che la storia di Steven/Marc non è finita e sentiremo nuovamente parlare di lui, ma Moon Knight appare troncato a metà, quasi come se mancassero uno o due episodi al conteggio finale della serie, quasi come se la produzione avesse deciso di chiudere quante più storyline nel più breve tempo possibile. I personaggi non sono più basiti, tutti ora sono a conoscenza di tutti i risvolti – a parte il “finale segreto”, una sequenza intrigante ma senza una messa in scena coerente. Moon Knight è partito molto bene, ha avuto alti e bassi ma è comunque stato in grado di incuriosirci, tanto da voler certamente sapere come proseguirà la sua storia. Peccato per il finale alla “attentato a Villa Orchidea” di Boris, che certo non rimarrà negli annali. Ai Marvel Studios manca ancora qualcosa per sfondare nelle serie TV.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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