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[Recensione] I Mitchell contro le Macchine

Se Disney domina incontrastata nel campo dell’animazione ormai da un ventennio, tra lungometraggi tradizionali e film realizzati in CG con l’inclusione di Pixar e delle sue tecnologie all’avanguardia, serve trovare qualcosa di diverso per cercare di battere il Topo. La soluzione la trovò Sony nel 2018, con l’uscita del fenomenale Spider-Man: Un nuovo universo di Phil Lord e Chris Miller che non solo portò a casa il Premio Oscar per il Miglior Film d’Animazione, strappando a Burbank lo scettro dopo ben 7 anni, ma anche la convinzione che un’animazione differente e di successo era ancora possibile.

È da qui probabilmente che nasce l’idea de I Mitchell contro le Macchine, lungometraggio animato diretto dal debuttante Mike Rianda e prodotto sulla coppia sulla cresta dell’onda, appunto Lord e Miller – insieme a Kurt Albrecht. E come ormai è già accaduto più volte, dopo esperimenti più che riusciti come The LEGO Movie e il già citato film su Miles Morales che nel 2022 tornerà con un sequel dalle altissime aspettative, il duo Lord & Miller si è replicato ancora una volta, sorprendendo per la tecnica e per il modo sempre frizzante e innovativo di intendere l’animazione.

Precedentemente conosciuto con il nome di Superconnessi e previsto per la sala, I Mitchell contro le Macchine è stato per la prima volta presentato nel marzo 2020, proprio all’inizio della pandemia globale di SARS-CoV-2 che ancora oggi costringe a numerose limitazioni. Con i cinema ancora in bilico in tutto il mondo – in Italia, ad esempio, le catene UCI Cinemas e The Space hanno annunciato che riapriranno i battenti a metà maggio, giusto in tempo per il debutto di alcune attese pellicole come Crudelia con Emma Stone -, Sony Pictures Animation è andata a caccia di un nuovo distributore direttamente per lo streaming e lo ha scovato in Netflix, con il quale ha siglato anche un ricco accordo commerciale per i prossimi anni. E se c’è una cosa su cui raramente Netflix sta sbagliando, negli ultimi anni, è proprio l’animazione. I Mitchell contro le Macchine ne è l’ulteriore dimostrazione.

Prendete un Vacation con Ed Helms, tipico film che racconta di un viaggio dedicato alla famiglia che, come ci insegnano l’America e Hollywood, è il modo migliore per ricucire i rapporti, e fondetelo con un Terminator, senza però dimenticare lo spirito goliardico e leggero che caratterizza l’intero tono del film: ecco, se avete amalgamato con attenzione questi due generi, avete già un’idea chiara di cosa racconta I Mitchell contro le Macchine, e perché il suo approccio in parte già visto è un bel punto d’onore.

Katie Mitchell è l’eroina moderna del film, una ragazza ovviamente legata alla tecnologia e… perché no, stramba. Perché in fondo il mondo di oggi è proprio questo, in tutte le sue sfumature: strambo. Ognuno ha le sue manie e le sue passioni, e sarebbe buona cosa imparare ad accettare il “diverso”, per così dire, senza averne paura ma anzi comprendendolo. Ed è proprio così che sono i Mitchell: Katie è una ragazza che ama creare bizzarri video da condividere con gli amici e con la sua community, il suo piccolo fratellino Aaron è fissato coi dinosauri (chi non lo è mai stato?), la madre è ossessionata dai social network e dall’osservare la vita che fanno gli altri, mentre Rick, il burbero ma amorevole padre, è praticamente repellente alla tecnologia, amante della natura e cerca in tutti i modi di far capire alla famiglia che la tecnologia non è tutto. Un tipico spaccato di moltissimi nuclei famigliari di oggi, insomma.

Paradossalmente, come sempre accade, sono l’avversione di Rick e la passione di Katie per la tecnologia che si incontrano e si scontrano: lei vuole allontanarsi soprattutto da un padre che non condivide il suo “mondo”, lui non capisce invece cosa riesca a far felice la figlia. Visioni che trovano un punto d’accordo, almeno fino a quando non è proprio la tecnologia che “bussa” alla loro porta con intenti ben poco amichevoli. La Pal Labs, avveniristica multinazionale specializzata nelle intelligenze artificiali, ha ideato una versione 2.0 della propria IA che rende completamente obsoleta e inutile la versione precedente, che a sua volta *ops* si sente tradita dal suo creatore e decide di ribellarsi, scatenando una rivolta dei nuovissimo smartphone-robot che catturano ogni abitante sul pianeta Terra ad eccezione di una famiglia di scapestrati che, non si sa come, riesce a sfuggire alle loro grinfie. Chi? Ma i Mitchell, ovviamente.

La tecnologia dà e la tecnologia toglie, ma ciò che resta sono gli indissolubili legami famigliari. Nel mentre che i Mitchell attraversano nella loro sgangherata auto l’America a caccia di un modo per fermare le macchine, essendo gli unici esseri umani che possono e devono fare qualcosa, impareranno a unire le forze, superare gli ostacoli, mettere da parte quelle classiche divergenze che caratterizzano ogni nucleo e lavorare insieme, come parte di un’unica, grande famiglia. I Mitchell, nella loro semplicità, possono far imparare tanti. Il messaggio che la pellicola manda è dolce e piacevole, ed è anche il modo in cui lo fa a esserlo. Con uno stile d’animazione che è chiaramente figlio dello SpiderVerse di Lord & Miller, I Mitchell contro le Macchine è già un’arte tutta inconfondibile, che sfrutta a pieno anche l’onnipresente comicità per esibirsi in sequenze esilaranti.

In apertura dicevamo che Netflix sta acquisendo numerosa dimestichezza con i prodotti animati – si veda Klaus. Sebbene il lancio sulla piattaforma de I Mitchell contro le Macchine sia solo figlio della pandemia, il film di L&M è l’ennesima prova del fatto che il colosso dello streaming sa puntare prodotti di alta qualità. Un film sorprendente e intrattenente, dal primo all’ultimo istante, e per tutta la famiglia. E anche per i robot, che possono imparare qualcosa.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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