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Stranger Things 4 volume 2: tiriamo le somme su un finale di stagione travolgente

Here we stand
Worlds apart hearts broken in two

 

Se siete dei fan di Stranger Things, sicuramente in queste ore sarete su una giostra di emozioni considerevole. Vi capiamo.

Per iniziare questo speciale, non poevamo che partire dalla musica, vero e proprio cuore pulsante della stagione 4 nella sua interezza. Le lyrics riportate poco sopra vi saranno familiari, arrivano dalla traccia Separate Ways (Worlds Apart), una canzone dei Journey ri-arrangiata da quei geniacci che stanno dietro all’epico progetto Stranger Things. Se andate ad ascoltare la suddetta traccia su Youtube, vi imbatterete in un commento che è esilarante ed emblematico allo stesso tempo. Un utente infatti ha scritto “They made an already epic song into a legendary song”.

Questa affermazione ben riassume e racchiude la stagione 4 di Stranger Things, sulla quale possiamo finalmente tirare le somme ora che anche gli episodi 8 e 9 sono disponibili su Netflix.

Non è ancora finita, lo sappiamo, ma sicuramente da “La scomparsa di Will Byers” (il primo episodio della prima stagione, ucito nel luglio del 2016) ad oggi, il viaggio è stato tra i più indimenticabili.

Cerchiamo quindi di tirare le conclusioni: avvisiamo non ci saranno spoiler, ma vi consigliamo di leggere questo articolo dopo aver concluso la visione, se volete godervi lo spettacolo (e che spettacolo) completamente ignari di tutto.

Stranger Things 4: i 5 fiori all’occhiello

  1. Running up that hill

In questa stagione ancor più che nelle altre, la musica diventa un vero e proprio elemento narrativo in grado di svoltare la situazione. A nostro avviso infatti, le due scene pù iconiche del volume 1 e del volume 2 sono proprio costruite su due brani musicali indimenticabili, che diventano inevitabilmente la colonna sonora identificativa del personaggio a cui sono legati. Parliamo ovviamente di “Running up that hill” di Kate Bush e di “Master of Puppets”, dei Metallica. Si tratta di un bel passo avanti dalla seppur godibilissima scena di “Neverending Story” della stagione 3.

  1. Il racconto corale

Stranger Things è sempre più un racconto corale e questo non può che renderci entusiasti. L’amore dei Duffer Brothers per questa moltitudine di personaggi traspare dallo spazio che hanno deciso di dare ad ognuno di loro in questa quarta, lunghissima stagione, rischiando di annoiare con episodi troppo prolissi pur di non lasciare indietro nessuno. Il cast resta fenomenale, con menzione speciale per la performance davvero encomiabile di Sadie Sink (Max), Jamie Campbell Bower (Uno) e David Harbour (Hopper).

  1. I momenti di gloria

Alcuni di questi personaggi risaltano più di altri grazie a dei momenti di gloria memorabili che invogliano davvero ad alzarsi dalla poltrona ed esultare. Non vogliamo scendere troppo negli spoiler, ma gli episodi 7 e 9 hanno reso giustizia a più di un personaggio, rendendo felici i fan. È sempre bello vedere che il proprio beniamino avere finalmente la sua occasione per brillare, emergendo dal gruppo.

  1. I piani che si intrecciano e si confondono

Stranger Things ci ha da sempre abbastanza abituati alle linee narrative che si separano, si uniscono e si confondono, con molti avvenimenti importanti che accadono in contemporanea e che danno così vita a un puzzle costruito ad arte. Questa stagione non è da meno e anzi, si spinge oltre giocando addirittura coi piani temporali (visioni del passato, visioni del futuro) e fisici, in un continuo saltare (letteralmente) dentro e fuori da quella dimensione un tempo incredibile e inaccessibile quale è il Sottosopra. Fanno quasi venire voglia di farci anche noi una bella scampagnata nell’Upside Down.

  1. Il finale

Si sa che il finale di una storia non è l’intero intreccio narrativo, ma non si può negare che abbia un peso rilevante nel quadro generale. In questo caso non si tratta nemmeno di un finale definitivo, in quanto arriverà una quinta stagione, ma comunque vogliamo spezzare una lancia a favore di questo ending. Il feeling è quello della neve che finalmente cade su Approdo del Re in Game of Thrones: una scena che sembra onirica ma che in realtà non ha nulla di rassicurante. Chapeau.

Stranger Things 4: le 4 cose che non ci hanno convinto

  1. I ritmi narrativi e i tempi dilatati

Capiamo le ragioni per cui i Duffer Brothers hanno puntato su una stagione così lunga, con episodi che superano la durata media di un film. Ciò non toglie però che il tutto, a mente fredda, risulti davvero un po’ too much. Qualche battibecco di troppo c’è sicuramente, così come un eccessivo saltare da un gruppo di personaggi all’altro in continuazione, spezzando il racconto. Sicurmente alcune linee narrative potevano durare la metà e la comprensione complessiva non ne avrebbe risentito. Alcuni spettatori non particolarmente appassionati potrebbero subirne gli effetti. La noia è un rischio che questa volta hanno deciso di correre e l’essere adorabilmente logorroica di Robin potrebbe non bastare a risolvere la situazione.

  1. L’autocitazionismo

Sì, abbiamo amato le precedenti stagioni ed è bello ricordare e ricollegare. A volte però in questo caso alcuni passaggi ci sono sembrati ridondanti e forse evitabili, in quanto rischiano di rendere il tutto un po’ ripetitivo. Insomma andiamo avanti, ormai vi conosciamo e abbiamo capito!

  1. Non tutte le ciambelle vengono col buco

Qui parliamo un po’ dell’elefante nella stanza, così come succedeva per le problematiche legate all’eccessiva lunghezza di Stranger Things 4 volume 1 e 2. Inutile negare che alcune linee narrative sono riuscite decisamente meglio di altre. Nonostante tutto, alla fine resta la sensazione che qualche personaggio sia inevitabilmente stato messo un po’ da parte rispetto alle precedenti stagioni (e ci piange il cuore), col rischio di farlo diventare una macchietta. Tutto ciò che è correlato al progetto Nina e all’avventura in Russia è un continuo oscillare tra alti e bassi, con qualche scena filler di troppo. Peccato.

  1. Eleven

Un ultimo punto lo dedichiamo, ahinoi, alla piccola Undici, da sempre cuore pulsante della narrazione. Attorno a lei ruota l’intero universo di Stranger Things, anche se purtroppo riesce sempre meno ad emergere e a stupire. Ancora troppi punti in sospeso su di lei e sui suoi poteri, troppe domande senza risposta per quanto ci riguarda. La sua luce rischia di essere offuscata dalla moltitudine di personaggi vecchi e nuovi che spiccano per il loro eroismo o la loro eccentricità, lasciandosela indietro, sommersa da cose già viste e abbastanza scontate.

Stranger Things è ormai un cult tra gli appassionati di serie TV e fino ad ora è sempre riuscito a mettere d’accordo un po’ tutti, spiccando tra i prodotti più significativi di Netflix. Questa quarta stagione, nel suo complesso, non delude, ma la storia non è ancora finita. Mantenere questo crescendo, questa escalation sempre più in larga scala di eventi, non sarà facile. Noi comunque siamo fiduciosi e terremo ancora “la porta aperta di 10 centimetri”.

 

 

Scritto da
Chiara Ferrè

Ciao, sono Chiara. Cresciuta a pane, Harry Potter e Final Fantasy, ho da sempre una grande passione per la narrazione in tutte le sue forme. Cerco campi di battaglia, magici cappelli, lucertoloni volanti. Ho una penna e non ho paura di usarla.

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