Home Cinema Uncharted – Il cinema è l’unico tesoro che Nathan Drake non riesce a conquistare | Recensione

Uncharted – Il cinema è l’unico tesoro che Nathan Drake non riesce a conquistare | Recensione

Dopo anni fatti di rinvii, annunci, addii e rimescolamenti della sceneggiatura e del cast, alla fine Uncharted è pronto ad approdare sul grande schermo. L’opera di Naughty Dog, la prima IP della software house ad arrivare al cinema, porta con sé un peso notevole, e l’ambizione da parte di Sony di dar vita a un nuovo franchise hollywoodiano basato su una serie già ben nota al mondo PlayStation.

Abbiamo già avuto la possibilità di discuterecon Tom Holland e il regista Ruben Fleischer su ciò che questo film rappresenta (qui trovate l’intervista pubblicata alcuni giorni fa), ma ora ve ne possiamo parlare più nel dettaglio avendo avuto l’opportunità di vederlo in anteprima italiana. Ricordiamo che il film uscirà il 17 febbraio nelle sale italiane, e che l’intento di questa recensione sarà quello di dare un’idea su ciò che vi aspetta senza fare alcuno spoiler che potrà compromettere la vostra visione della pellicola al cinema.

Per chi ancora non si è informato, ricordiamo che Uncharted è stato presentato come il prequel delle avventure di Nathan Drake nella sua versione videoludica, seppur con una trama assolutamente originale. Sebbene Holland impersoni un giovane Drake, infatti, la trama di Uncharted si colloca temporalmente prima degli eventi del primo gioco, ma non ne rappresenta un prequel canonico. Una scelta creativa coraggiosa e comprensibile considerando che la serie ha già solide backstories difficili da rielaborare senza ricorrere a retcon, ma il film prodotto da Sony presenta alcune sbavature da questo punto di vista. Ci arriveremo per gradi.

Nel film, come nel gioco, troveremo quindi un giovane Nathan Drake (Tom Holland) che incontra per la prima volta sul suo cammino quello che poi nella saga videoludica diventerà il suo amico e mentore, Victor “Sully” Sullivan, interpretato da Mark Wahlberg. Quest’ultimo, riconoscendo un certo spirito d’avventura nel ragazzo, utilizzerà le doti e l’ingenuità del giovane Nate, alla ricerca del fratello Sam scomparso da tempo, per mettere le mani sul tesoro che insegue da tutta la vita, quello che, secondo la storia, Ferdinando Magellano nascose in un punto ignoto del pianeta insieme al suo equipaggio.

Alla ricerca dell’ambito tesoro dal valore inestimabile però non c’è soltanto l’appena formatosi duo, ma troveremo anche la ladra solitaria Chloe Frazer (Sophia Taylor Ali) e soprattutto il multimilionario Moncada (Antonio Banderas) che pensa di essere, per diritto di sangue, il proprietario del tesoro perduto. Senza scendere troppo nei dettagli, per non cadere in spoiler, Moncada si farà affiancare da un esperta assassina sul campo, interpretata da Tati Gabrielle e ben più centrale di quanto pensato inizialmente, finanziando completamente tutta la spedizione e cercando di metter il bastone tra le ruote a chiunque sia alla ricerca del tesoro. Con queste premesse parte l’avventura, fatta di tradimenti e continue prove di fiducia, tutti i protagonisti in fondo sono dei ladri e/o assassini, mossi da importanti valori emotivi, pronti a tradire il proprio partner in qualunque momento.

È proprio su questo instabile gioco di parti che si basa la sceneggiatura del film, tutto sommato non male ma dal sapore acerbo e di già visto. Per inciso, no, il “già visto” non si riferisce certo all’adattamento di un particolare videogioco della saga di Naughty Dog, quanto all’intreccio del racconto e all’avanzare degli eventi che chi mastica azione e Hollywood ha già visto fin troppe volte. L’intento di Uncharted non era quello di inventare certo un nuovo genere, o stravolgere le regole del cinema, ma l’operazione in sé è abbastanza scialba.

La domanda che però molti si faranno, consapevoli degli stupri che Hollywood ha fatto ai videogiochi nell’ultimo ventennio, è se effettivamente questo film renda giustizia alla saga videoludica. Dobbiamo fare una breve analisi per dare risposta a questa domanda. Nonostante i riferimenti al gioco siano molteplici (tanti anche gli easter egg), il film si discosta dalla linea temporale del progenitore videoludico, pur prendendone pienamente ispirazione e presentandosi come un prequel. Vengono ad esempio in mente le scene che si possono osservare anche nei trailers, dove Nate emerge dalle acque di una grotta mentre d’innanzi a se si manifestano degli enormi velieri, un chiaro richiamo al tesoro del pirata Avery in Uncharted 4, ma che in realtà non è così. Prima di approcciarvi alla visione di Uncharted dovete quindi tener presente che stiamo comunque parlando di un film con trama “originale” ispirato al videogioco e quindi che vive di vita propria. Immaginatelo come se fossimo in universo parallelo (un concetto di cui sappiamo spaventosamente poco… cit.) dove i protagonisti sono gli stessi, l’ambientazione anche e gli avvenimenti sono simili, ma tutto si svolge narrativamente in modo differente.

Adesso possiamo rispondere alla nostra domanda. Se visto con in mente le premesse appena fatte allora il film è un buon popcorn movie con tanta azione ma non eccelso, poiché conserva comunque tante lacune e alcuni scambi di battute tra Tom e Mark che sembrano forzati per rendere il tutto più “leggero” alla visione e decisamente non necessari, come se in Sony avessero voluto a un certo punto “jumanizzare” la pellicola – passateci il termine. Se invece vestiamo i panni del fan della saga videoludica, le discrepanze con la linea temporale del gioco sono notevoli perchè il richiamo di scene presenti lungo l’arco narrativo dei quattro Uncharted è palese e sappiamo che essendo un prequel, questa cosa non è possibile.

Uncharted non è certo un pessimo prodotto come dipinto da molti critici d’oltreceano. Il film è scorrevole, merito anche della produzione e di un cast di eccellenza, ma non c’è nulla che ci fa urlare al capolavoro. Trascorrerete una piacevole ora e cinquanta circa in compagnia di Nate e Sully (doppiaggio non eccellente, purtroppo), dimenticandovi dei problemi della vita ma senza togliervi dalla testa l’idea del “poteva essere meglio di così”.

La pellicola può comunque mettere le basi per qualcosa di ottimo nel futuro sperando che Sony voglia continuare a raccontare le storie del ladro più famoso del mondo videoludico. Su questo peseranno probabilmente gli incassi al botteghino e il giudizio del pubblico, una componente oggi impossibile da dimenticare se pensiamo cosa successe all’epoca del divorzio con Disney per Spider-Man nel 2019 – risultato: tutto tornò come prima, e Spider-Man: No Way Home è oggi il sesto incasso nella storia del cinema.

Il tutto, però, ha un sapore più amaro che dolce. La storia cinematografica ha dimostrato di non aver avuto mai un buon feeling con il mondo dei videogiochi, e Uncharted non sarà certo ricordato come il film che ha ribaltato queste convinzioni. Anzi, Nathan Drake continua a brillare ancora oggi proprio su PlayStation, come dimostra la remastered pubblicata su PS5 a gennaio. Il cinema resta un tesoro inarrivabile anche per l’impavido avventuriero.

Scritto da
Luca "RRock" Allocca

Sono un ex giornalista freelance che ha collaborato in passato con diverse riviste musicali internazionali, nonché musicista ed amante della comunicazione a 360°. Credo di essermi innamorato della tecnologia fin dalla più tenera età, a 10 anni smontavo e rimontavo già i primi PC che comparivano in casa. Ho incontrato il mondo videoludico con il Commodore 64, passando in seguito per il magico Mushroom Kingdom di Super Mario Bros, al primissimo Sonic the Hedgehog su Sega Megadrive, non tradendo fin dagli albori la mia filosofia da videogiocatore "All Night Long". "Un viaggio di mille miglia comincia sempre con il primo passo...".

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