Un tempo punta di diamante nel panorama RPG, Dragon Age sembra aver perso la sua corona.
L’ultimo capitolo, The Veilguard, ha alimentato un forte malcontento tra critica e pubblico, contribuendo a un crollo d’immagine che il franchise non aveva mai sperimentato in precedenza.
Ciononostante, la probabile pietra tombale è stata posata quest’anno. La ricorrenza del Dragon Age Day infatti, tradizionalmente celebrata il 4 dicembre, è trascorsa nel silenzio più assoluto: né EA né BioWare hanno dedicato messaggi, iniziative o contenuti alla serie. Un’assenza che molti fan hanno interpretato come sintomatica del clima attorno al brand, aggravato dalle vendite deludenti e dalla contestata qualità di Veilguard.
L’importanza della serie non è mai stata secondaria per EA: per anni Dragon Age è stato considerato uno dei titoli di punta dell’azienda. Oggi, però, l’immagine è ben diversa. Una parte della community critica una perdita di identità creativa, accusando la saga di essersi omologata e di aver abbandonato ciò che l’aveva resa unica all’esordio nel 2009.
Il mancato riconoscimento del 16º anniversario segna un punto particolarmente amaro. Secondo diverse ricostruzioni, il flop di The Veilguard avrebbe portato EA a valutare perfino la cessione di BioWare, lo studio che, in passato, puntava a trasformare Dragon Age in un franchise miliardario.
La situazione si è ulteriormente aggravata con una serie di licenziamenti all’interno dello studio, un colpo rilevante per l’editore. Il capitolo nato per rilanciare la saga sembra aver ottenuto l’effetto opposto: al momento non risultano in programma remaster o remake (nemmeno di Dead Space), segnale di una fase di stallo che mette in dubbio il futuro della serie.
Scrivi un commento