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Leggende Pokémon: ZA | Recensione

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Non servono tante introduzioni: Leggende Pokémon: ZA è un gioco che ha già fatto parlare moltissimo di sé, e ora è arrivato il momento di parlarne. Le notizie non sono del tutto negative, ma è chiaro che ora serve dare un segnale forte a un franchise che rischia di farsi fin troppi nemici. Ecco la nostra recensione di Leggende Pokémon ZA.

Versione provata: Switch (su Switch 2)

Ritorno a Luminopoli

C’erano grandi aspettative intorno a Leggende Pokémon: ZA. Dopo il grezzo ma tutto sommato riuscito esperimento di Arceus, questo nuovo capitolo prometteva di spingere ancora più in là il concetto di “Pokémon open world”, ormai abbracciato anche dalla serie principale con Scarlatto & Violetto (sui quali è meglio sorvolare), sfruttando magari l’hardware di nuova generazione (spoiler: non lo fa) e un’impostazione diversa da quella bituale. Almeno in parte, quella promessa è stata mantenuta.

Il problema è che, come accade troppo spesso con Game Freak, l’idea c’è, la struttura c’è, ma il motore che la sorregge scricchiola in ogni suo ingranaggio visivo. ZA è un gioco che sa intrattenere quando lo si gioca, laddove Pokémon entra nel vivo con le battaglie, ma sa anche deludere appena lo si guarda e lo si gioca al di fuori del contesto delle battaglie. È una contraddizione continua: l’entusiasmo per il gameplay va costantemente a scontrarsi con l’arretratezza tecnica di un mondo che non solo sembra nato vecchio, ma pure male, con la sciagurata idea di Game Freak di fare di Luminopoli un unico, gigantesco poligono modellato alla bell’e meglio.

Comunque, analizziamolo. ZA riporta i giocatori a Luminopoli, cuore pulsante della regione di Kalos: una città in ricostruzione, sospesa tra modernità e passato, dove i Pokémon convivono più che mai con gli esseri umani e in cui la ricerca scientifica e l’innovazione sono al centro di tutto. Il concept funziona: Luminopoli è una metropoli viva, piena di stradine, boutique, caffè e laboratori, contraddistinta da un’estetica che volutamente cerca di richiamare una capitale europea in stile Parigi – il riferimento è anche abbastanza evidente con la grande torre che giganteggia al centro della città.

Poco fa abbiamo sottolineato la parola viva, parlando della città, perché in effetti qui occorre fare una precisazione: questa vitalità si percepisce più nella storia, che nella resa grafica. Perché appena si osserva con un leggero occhio critico, si possono non solo scorgere crepacci tecnici che in questo titolo abbondano, ma in generale una superficialità tale da non giustificare in alcun modo il setting dell’ambientazione. Luminopoli è una grande e viva città, ma questo lo sappiamo… perché lo sappiamo, non perché ci viene mostrato. La direzione artistica non prova a stupire, mentre l’ambito tecnico finisce invece nel baratro.

C’è comunque una buona notizia: impugnato il controller, l’esperienza è comunque gradevole, e Game Freak ha saputo gestire il gioco in un modo interessante. Il gameplay di ZA è quanto di più fresco e soddisfacente la serie abbia offerto da anni, andando soprattutto a rompere quella pesantissima ripetitività che vedevamo in Arceus.

Le battaglie sono il cuore pulsante dell’esperienza, e qui Game Freak ha davvero imparato dai propri errori. Il sistema di combattimento, ora più dinamico e strategico, abbandona almeno in parte la rigidità dei combattimenti a turni classici per abbracciare un’azione fluida, ritmata, capace di far sentire ogni scontro come un evento. Non siamo davanti a un action puro, e forse con la serie Pokémon non lo saremo mai (a meno che Pokken non decida di tornare, mai dire mai), ma a una riuscita via di mezzo in cui la scelta delle mosse, la posizione del giocatore e il tempismo diventano fondamentali. Gli scontri non sono più momenti statici separati dall’esplorazione: avvengono nello stesso spazio, senza transizioni, con un ritmo che dona finalmente tensione e immediatezza.

Se da un lato i puristi della serie si ritrovano spiazzati, dall’altro c’è anche chi, giustamente, comprende le potenzialità di una saga come Leggende che vuole sperimentare – in questo, ad esempio, The Pokémon Company si è dimostrata ad esempio più oculata rispetto a Square Enix, che con Final Fantasy ha abbracciato l’action puro lasciando la dimensione GDR classica solo agli spin-off.

Ogni Pokémon possiede un moveset che invita a sperimentare, le mosse hanno veri e propri tempi di recupero e il posizionamento sul campo può determinare la vittoria o la sconfitta. È un sistema che, senza rinnegare la tradizione, riesce a sembrare moderno e gratificante. Perfino le Mega-Evoluzioni, tornate in grande stile, sono più sceniche e più integrate nel ritmo delle battaglie (anche se i design spesso lasciano a desiderare): con i mostriciattoli ora sempre in movimento, c’è molto più dinamismo, il che è un bel compromesso tra chi cerca il gameplay classico e una formula più moderna. Siamo a metà strada tra il Pokémon classico e Final Fantasy 7 Remake, ecco: la sfera action è ancora molto limitata, ma alcuni passi in quella direzione sono stati fatti. Badate bene: si parla solo di gameplay.

Ci sono grossi problemi

In questo senso, Leggende Pokémon: ZA dà la sensazione di essere il primo gioco della serie davvero pensato per chi ama combattere, o per chi non vuole solo collezionare ma mettere alla prova la propria strategia e la propria abilità. L’intelligenza artificiale degli avversari è più aggressiva, più varia, e il gioco non esita a punire chi sottovaluta anche i duelli minori, a patto di riuscire a superare la noia iniziale. E qui, permetteteci, dobbiamo introdurre un elemento che sta diventando quasi esilarante per come viene ossessivamente riproposto: i tutorial iniziali.

Pokémon è in circolazione ormai da 30 anni, e i suoi videogiochi pure. Nel 2025, all’alba di quella che sarà la decima generazione di Pokémon, riteniamo totalmente assurdo dover assistere a intere ore di presentazione del modello di gioco, quando tutti sappiamo benissimo come funziona. Vero, Pokémon è un brand che guarda soprattutto a un pubblico molto giovane, ma è inutile negare l’evidenza dei fatti, e cioè che anche un enorme numero di adulti continua a essere affezionato alla serie. Quello che dà fastidio non è tanto il tutorial in sé, quanto il ritmo col quale viene proposto, al pari della storia: lento, piatto, noioso quasi fino alla nausea, con situazioni che si ripresentano per la 30esima volta in 30 anni. Un appello a Game Freak: date la possibilità di evitare questo mare di schermate che conosciamo a memoria. Vi prego.

Comunque, tornando a noi, Leggende Pokémon: ZA sistema anche altri elementi. L’interfaccia e il menu ad esempio sono molto più puliti e chiari da leggere; l’esplorazione, per quanto sia inoltre confinata a Luminopoli, è comunque piacevole. La città è divisa in distretti, ciascuno con la propria personalità e le proprie attività. Durante il giorno si può passeggiare tra mercatini e caffè, partecipare a piccole missioni urbane, interagire con gli abitanti (pochissimi, a dire il vero) e scoprire dettagli che raccontano la ricostruzione della città dopo un misterioso disastro.

Di notte, invece, la città cambia volto: le luci si accendono, le strade si popolano di allenatori clandestini e si apre la ZA Royale, una modalità competitiva che mette alla prova le proprie abilità in una serie di scontri sempre più intensi: il protagonista parte dal rango Z, e dovrà scalare le classifiche combattendo contro altri allenatori fino ad arrivare al rango A. Questa è sicuramente la modalità più interessante, che si interseca intelligentemente con la storia – una storia abbastanza piatta, ma comunque più riuscita di quella di Arceus. Se ve lo state chiedendo, servono all’incirca 35 ore per completarla.

Tutto quello di cui non abbiamo parlato finora, invece, cela problemi che Pokémon si porta dietro da anni ormai, e che non solo non accennano a migliorare, ma peggiorano di volta in volta. Abbiamo giocato ZA su Switch 2, ma con la versione per Nintendo Switch: per quanto i modelli dei personaggi abbiano un aspetto più pulito, e il frame rate sia abbastanza stabile in modalità portatile, Leggende Pokémon: ZA mette in mostra un comparto grafico e artistico che non si possono più perdonare a un brand come questo.

Se già i trailer di gioco avevano lasciato trasparire grandi dubbi, bastano pochi istanti dall’inizio del gioco per rendersi conto che il prodotto riserva pecche enormi di natura tecnica. Il primo dialogo tra il protagonista e un personaggio di Luminopoli, ad esempio, avviene su una strada pavimentata con texture che sembrano provenire da Syphon Filter di PS1. Poi, una volta partito il gioco, le cose peggiorano ancora di più.

Le texture dei palazzi sembrano uscite da un titolo di due generazioni fa o forse anche più (provare per credere: fatevi un giro a Crepuscopoli, su Kingdom Hearts 2 del 2005, e noterete non solo una definizione migliore delle texture ma anche molti più dettagli, che in ZA sono quasi del tutto assenti), le superfici sono spesso prive di rifiniture estetiche, e i modelli dei personaggi mostrano animazioni rigide, prive di naturalezza. Non finisce qui: le ombre si deformano in modo goffo, gli effetti di luce sono elementari, e persino l’acqua, in una città attraversata da fontane e canali, appare piatta e riflettente come un foglio di metallo. Non parliamo poi di terrazzi e finestre, spiaccicati contro gli edifici (talvolta compenetrati tra loro) e già protagonisti di vari meme sul web: semplicemente, è inaccettabile vedere questo nel 2025 su un titolo che dovrebbe essere qui per stupire il mondo.

Il problema non è solo estetico, ma di coerenza visiva: Luminopoli non riesce a risplendere in alcun modo, ed è l’unica ambientazione del gioco. Dovrebbe essere una metropoli viva e pulsante, e invece appare statica, quasi sterile. Gli NPC o non ci sono, o si muovono come marionette, ripetendo poche animazioni preimpostate; le strade, per quanto affollate, danno la sensazione di essere popolate da fantasmi. È poi assurdo che siano stati inseriri muri invisibili per bloccare alcune strade, invece di posizionare, che so, una semplice transenna. Diamine, ci riusciva Rockstar Games nel 2001. È come se il gioco non avesse i mezzi tecnici per farlo. Ed è un peccato enorme, perché la direzione artistica di base è ispirata: l’idea di una Kalos più moderna, tecnologica e multiculturale è interessante, ma si perde nel mare di limitazioni visive che rendono tutto piatto e privo di profondità.

E no, non possiamo dare la colpa a Nintendo Switch. Parliamo di una console sulla quale studi di sviluppo sono riusciti a portare con successo giochi come The Witcher 3 e DOOM: Eternal, ma la stessa Nintendo ci ha saputo stupire con i giganteschi e spettacolari mondi di The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom, che addirittura nascondeva un intero sottosuolo esplorabile. Come è possibile, ci chiediamo, che Pokémon non riesca a stare al passo delle moderne produzioni?

Anche le cosiddette Zone Selvagge, piccole aree all’aperto integrate nel tessuto urbano, soffrono dello stesso male. A Luminopoli, i Pokémon selvaggi sono stati confinati all’interno di determinate zone della città; più che un espediente logico, questa è una semplice trovata per mantenere tutta l’azione all’interno di Luminopoli. Queste aree dovrebbero rappresentare spazi di libertà e scoperta, ma si riducono spesso a parchi recintati o cantieri deserti, con pochi Pokémon e poca interattività. Dopo qualche ora di gioco, la sensazione di aver già visto tutto si fa insistente. In un titolo che vuole spingere sull’esplorazione, questo è un difetto non da poco. La città, poi, manca quella varietà di ambienti che rendeva indimenticabili le regioni dei capitoli classici.

Il tutto è aggravato da una regia narrativa che, pur avendo buone idee, resta ancorata a una messa in scena antiquata. I dialoghi sono interamente testuali, senza alcuna forma di doppiaggio; fin qui, nessuna novità, e non è poi un grande problema, se non fosse però che tutte le cutscene risultano procedere a ritmi bassissimi. I personaggi parlano con espressioni rigide, gli eventi più drammatici si consumano con la stessa enfasi di una conversazione casuale.

Tutto questo fa arrabbiare ancora di più se si pensa al fatto che Leggende Pokémon: ZA, da giocare, è divertente. Sì, lo è. Il loop di cattura, lotta, crescita e scoperta continua a funzionare, e il sistema di progressione è più gratificante che mai. I Pokémon reagiscono meglio al comportamento del giocatore, e la possibilità di avvicinarli, studiarli e affrontarli in modo dinamico dà effettivamente qualcosa che la serie non aveva mai raggiunto prima. Si percepisce il tentativo di creare un equilibrio tra mondo narrativo e interazione.

È degno di nota anche l’approccio che il gioco lascia al giocatore, sostanzialmente libero di agire come preferisce. Anche in questo caso, si nota un importante tentativo di superare la formula classica. Non esistono palestre nel senso classico del termine, ma sfide urbane, tornei e missioni che portano il giocatore a scalare i ranghi della ZA Royale. Questa scelta, oltre a rinfrescare la formula, dona un senso di progressione più appagante. Non si tratta più di viaggiare da una città all’altra, ma di vivere e conoscere una singola metropoli in profondità, costruendo un legame con i suoi abitanti e scoprendone i segreti. Peccato che, soprattutto visivamente ma non solo, Luminopoli faccia di tutto per non farsi apprezzare.

Spezziamo però una lancia a favore del comparto sonoro, molto ben curato. Le musiche di Luminopoli alternano melodie soavi e rilassanti a temi elettronici pulsanti durante gli scontri notturni. Gli effetti sonori, pur non particolarmente avanzati, contribuiscono a dare il giusto ritmo alle battaglie. È in questi momenti che ZA riesce davvero a trasmettere atmosfera, compensando parzialmente ciò che manca sul piano visivo – e cioè, quasi tutto il resto.

Leggende Pokémon: ZA è una contraddizione continua. È innovativo nella sua anima, ma arretratissimo nell’aspetto. È appassionante da giocare, ma difficile da godere. È un titolo che entusiasma e frustra allo stesso tempo, perché ogni sua qualità viene oscurata da una mancanza altrettanto evidente. Il problema, e speriamo che i responsabili lo capiscano al più presto, è che si parla degli stessi problemi che la serie sta affrontando da anni, e che nessuno sembra voler ascoltare. Prima, naturalmente, che sia troppo tardi.

6.5
Review Overview
Riassunto

Leggende Pokémon ZA è un gioco concepito per far arrabbiare. Non per una difficoltà elevata o meccaniche mal studiate: sotto il profilo del gameplay, pur senza innovare granché e anzi puntando su un usato sicurissimo (i combattimenti in tempo reale danno un po' di verve in più), funziona. Esteticamente e tecnicamente, però, parliamo di un titolo ai limiti della decenza, e no, non può essere colpa di Nintendo Switch. ZA è un videogioco potenzialmente molto interessante, intrappolato all'interno di un involucro pessimo.

Pro
Il rinnovato gameplay funziona bene Un passo avanti verso una miglior gestione dell'open world
Contro
Graficamente e artisticamente, è appena appena sufficiente Abbonda di superficialità Direzione artistica molto piatta
  • Giudizio complessivo6.5
Scritto da
Andrea Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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