Negli ultimi anni il panorama degli sparatutto in prima persona ha visto titoli che hanno ridefinito i confini del genere, ognuno con la propria identità: l’adrenalina pura e l’aggressività di Doom, la fluidità dei movimenti di Titanfall 2, la forza narrativa di BioShock o la componente esplorativa di Metroid Prime. Metal Eden prende ispirazione proprio da questi grandi nomi e tenta di combinarli in un’unica esperienza, frenetica e spettacolare.
Sarà riuscita questa apparentemente complessa missione di Reikon Games? Scopriamolo insieme all’interno della nostra analisi.
Versione provata: PlayStation 5 Pro
Una storia di metallo
Partiamo da un presupposto fondamentale: se cercate un titolo fortemente basato sulla narrativa e la profondità della storia, Metal Eden non è il titolo più adatto. Ciononostante, il giocatore è chiamato a vestire i panni dell’iperunità ASKA, un cyborg da combattimento tecnologicamente avanzato che ha un obiettivo, ossia quello di recuperare i nuclei dei cittadini di Moebius, un luogo orbitale distopico a tema cyberpunk. Sulle motivazioni non ci spingiamo oltre per evitare spoiler, anche perché la trama è debole e prevedibile, quasi un pretesto per giustificare le missioni. L’impianto ricorda BioShock, con personaggi che comunicano con la protagonista Aska via radio e qualche sorpresa finale, ma l’impatto emotivo è scarso e i colpi di scena difficilmente rimarranno impressi.
Il doppiaggio, invece, è di ottimo livello: ogni personaggio ha una voce convincente, e questo aiuta a dare un minimo di spessore alla vicenda. Ma nel complesso, la storia non è ciò che spinge a giocare Metal Eden.
Parola d’ordine: frenesia
Dal punto di vista del gameplay, Metal Eden è uno sparatutto in prima persona che non concede tregua. L’azione è il vero cuore del gioco e ogni livello spinge il giocatore a restare costantemente in movimento. Fermarsi significa morire: il sistema di combattimento premia aggressività e velocità, ricordando da vicino le danze infernali di Doom.
La struttura dei livelli è lineare: ci si sposta da un’arena all’altra, spesso collegate da zipline, affrontando ondate di nemici sempre più ostici. Nonostante la ripetitività dello schema, la varietà di avversari e la necessità di cambiare continuamente approccio rendono ogni scontro avvincente. Anche i boss sono pochi (solo due veri scontri principali), ma la difficoltà elevata di molte battaglie standard compensa la mancanza di “momenti clou” tradizionali.
La parola d’ordine è concentrazione: ogni arena richiede riflessi rapidi, gestione accurata delle risorse e un uso creativo delle armi. Non esiste un’arma o una tattica dominante: Metal Eden costringe il giocatore a sfruttare tutto ciò che ha a disposizione.
Armiamoci ed uccidiamo
Uno dei punti di forza del gioco è l’arsenale. A metà campagna, Aska dispone già di tutte e sette le armi disponibili, ognuna con caratteristiche e stili distintivi: dalla pistola automatica infinita ma poco potente, al lanciagranate devastante, passando per fucili a energia e armi cinetiche pensate per diversi tipi di nemici.
Ogni bocca da fuoco può essere potenziata attraverso due percorsi alternativi, sbloccabili utilizzando una valuta ottenibile eliminando nemici e scoprendo segreti. Il sistema premia la creatività: sperimentare combo, usare più armi in sequenza e sfruttare il terreno di gioco porta infatti bonus extra di questa moneta. Gli upgrade non si limitano a un incremento di danno, ma introducono vere e proprie nuove abilità, come proiettili a ricerca o attacchi secondari che cambiano drasticamente l’approccio agli scontri.
A dare ancora più carattere al combattimento c’è il Core-Ripping, abilità che consente di strappare letteralmente il nucleo vitale dei nemici non corazzati. È una mossa brutale e spettacolare, che può essere usata per infliggere danni, curarsi o potenziare un colpo corpo a corpo devastante. Non è solo una trovata estetica: diventa parte integrante del gameplay, un’ancora di salvezza nelle situazioni critiche e uno strumento che scandisce il ritmo degli scontri.
Il gioco propone una buona gamma di avversari, ognuno con abilità uniche che costringono a cambiare continuamente strategia. I nemici corazzati, ad esempio, possono essere affrontati con armi cinetiche ma diventano vulnerabili molto più in fretta con quelle a energia. Questa dinamica richiama vagamente la logica degli scudi e armature di Destiny 2, ma qui è più punitiva: scegliere l’arma sbagliata può significare soccombere in pochi secondi. Ci sono difatti creature volanti, altre rapide che accerchiano, unità pesantemente corazzate e mostri che costringono a muoversi in verticale sfruttando il design delle arene. È proprio questa varietà a mantenere vivo il gameplay nonostante la struttura lineare delle missioni.
Da segnalare però il fatto che Metal Eden offre anche momenti di esplorazione. Ci sono aree segrete che nascondono bonus, crediti extra e punti potenziamento, spesso dietro piccoli enigmi ambientali. Purtroppo questi momenti sono pochi e lasciano la sensazione di un’occasione mancata, in quanto una delle idee più interessanti è la Ball Form, che trasforma Aska in una sfera metallica capace di muoversi più velocemente e attraversare terreni pericolosi, ricordando chiaramente il Morph Ball di Metroid. La meccanica è divertente da usare, ma troppo vincolata: si attiva solo in punti specifici e raramente diventa parte del combattimento, quando invece avrebbe potuto arricchire notevolmente l’esperienza.
L’ultimo paragrafo ci porta inevitabilmente al tallone d’Achille: la durata. La campagna si completa in circa 6 ore, senza contenuti aggiuntivi, modalità cooperative o New Game Plus. Una volta finito, l’unico incentivo è rigiocarlo a difficoltà più alte o cercare di completare tutti gli upgrade.
Questo rende difficile giustificarne un prezzo elevato. A 20 euro può essere un’esperienza intensa ma soddisfacente; a 40 rischia di lasciare l’amaro in bocca per chi si aspettava un’avventura più corposa.
Con tecnica ed arte
Sul piano tecnico il titolo convince senza riserve. La grafica è colorata, nitida e ricca di effetti visivi spettacolari, con ambientazioni che alternano neon futuristici a scenari industriali e paesaggi più astratti. La direzione artistica non è rivoluzionaria, ma è coerente e sempre gradevole.
La colonna sonora è un altro grande plus: un mix di elettronica cupa e bassi potenti che scandiscono il ritmo frenetico dell’azione. Giocare con le cuffie restituisce un’esperienza immersiva e coinvolgente. Dal lato prestazioni il gioco si comporta egregiamente: frame rate stabile, nessun crash e bug ridotti al minimo. Un titolo che non rischia di rovinare l’esperienza con problemi tecnici.

Riassunto
Riassunto
Metal Eden è un gioco che vive di contrasti. Da un lato ha un gameplay solido, frenetico e divertente, un arsenale vario e ben pensato, meccaniche originali come il Core-Ripping e una presentazione tecnica eccellente. Dall’altro, soffre di una campagna troppo breve, una storia dimenticabile e poche occasioni per esplorare o sperimentare al di fuori delle arene di combattimento. Chi cerca un FPS rapido, brutale e senza compromessi troverà in Metal Eden un’esperienza adrenalinica che ricorda i grandi classici moderni. Ma chi cerca profondità narrativa o longevità resterà deluso.
Pro
Gameplay frenetico e coinvolgente Arsenale vario e ben bilanciatoContro
Campagna troppo breve Trama debole e poco memorabile Prezzo elevato per l'offerta- Valutazione7
Scrivi un commento