Dopo un massiccio attacco informatico, Ubisoft ha deciso di sospendere temporaneamente i server di Rainbow Six Siege e il relativo marketplace su tutte le piattaforme. L’incidente ha portato diversi giocatori a ottenere skin riservate agli sviluppatori, miliardi di crediti di gioco e, in alcuni casi, persino il ban degli account.
Rainbow Six Siege rappresenta uno dei maggiori successi di Ubisoft nel panorama multiplayer. Il titolo continua a riempire stadi durante le competizioni eSport e a mantenere una solida base di utenti grazie a costanti aggiornamenti. Tuttavia, poche ore fa sono emerse segnalazioni di un possibile hack: numerosi giocatori hanno riferito di ban improvvisi e di messaggi globali sui server contenenti testi di canzoni e affermazioni controverse. In aggiunta, alcuni account si sono ritrovati con skin rarissime, comprese quelle destinate esclusivamente agli sviluppatori, e quantità di crediti virtuali dal valore stimato in decine di migliaia di dollari. A seguito di questi eventi, Ubisoft è intervenuta annunciando la chiusura temporanea dei server.
Sebbene i giocatori avessero già constatato gli effetti dell’attacco, Ubisoft ha dichiarato di aver avviato un’indagine sull’“incidente” prima di annunciare, circa un’ora dopo, lo stop ai server di Rainbow Six Siege e del Marketplace. Non è passato inosservato il fatto che la società non abbia mai parlato esplicitamente di “attacco hacker”, un dettaglio che ridimensiona ufficialmente la gravità della situazione. Al momento, non è chiaro quanto durerà la sospensione né chi o cosa sia all’origine dell’accaduto.
I danni, però, appaiono ingenti: miliardi di crediti e oggetti cosmetici rari, normalmente acquistabili solo tramite microtransazioni, sono finiti nelle mani di diversi giocatori. Attacchi di questo tipo non sono frequenti nel settore videoludico e quello che ha colpito Rainbow Six Siege risulta particolarmente invasivo. Il tempismo è inoltre sfavorevole, dato che molti utenti sono in pausa festiva e hanno più tempo per giocare. Alla luce dell’incertezza sull’estensione dell’attacco e sulle sue conseguenze per la community, la decisione di spegnere temporaneamente i server potrebbe comunque rivelarsi la scelta più prudente.
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