Home Videogiochi Recensioni [Recensione] Diablo 4: Blizzard spalanca le porte dell’Inferno

[Recensione] Diablo 4: Blizzard spalanca le porte dell’Inferno

Prima di addentrarci nell’analisi, è doverosa una premessa: abbiamo avuto modo di giocare a Diablo 4 in maniera anticipata rispetto alla data di uscita ufficiale, fissata per il 6 giugno. Proprio per questo motivo, alcune considerazioni, come ad esempio la stabilità dei server ed alcuni contenuti dell’endgame, verranno approfondite in seguito.

Indice:

Non è mai facile parlare di opere storiche e mastodontiche come Diablo, a maggior ragione dopo undici lunghi anni di attesa per questo nuovo capitolo. Il franchise Blizzard ha infatti creato e definito un vero e proprio genere nel segmento degli action RPG, portando produzioni similari a chiamarsi, appunto, diablo-like. Non sorprende quindi che il team di californiano abbia deciso di prendersi il tempo necessario per ottimizzare al meglio uno dei prodotti di punta del portfolio aziendale e, perché no, anche di questo 2023.

Nello sviluppo di questa nuova avventura di Diablo, Blizzard ha dovuto fare i conti con la fredda realtà: il modo (ed il mondo) di interagire con i videogiochi è completamente differente rispetto all’ultimo capitolo della saga. Lo studio di Irvine ha quindi dovuto plasmare l’esperienza originale dell’RPG in un più comune MMORPG, rendendo quindi la connessione ad internet necessaria per poter interagire con il mondo di Sanctuarium. Un esempio lampante di tale adattamento è la mappa di gioco, ora presentata come una gigantesca macroarea percorribile anche con le cavalcature, altra componente inedita per il franchise. Diablo 4 è divenuto quindi un vero e proprio gioco Live Service pur mantenendo, fortunatamente, la propria identità originale (nonostante sia presente anche qui l’ormai rodata formula del Battle Pass e delle stagioni).

Versione provata: PlayStation 5

Il ritorno di Lilith e dell’oscurità

A pochi secondi dall’inizio dell’avventura, Diablo 4 evidenzia immediatamente come la saga sia ritornata ad un clima più oscuro e tenebroso. Le vicende narrative prendono il via cinquant’anni dopo il terzo capitolo, con il ritorno di Lilith, figlia di Mephisto (uno dei tre Demoni Maggiori, insieme a Baal e Diablo). Fin dai primi istanti, si intuisce come la Figlia dell’Odio intenda utilizzare la propria potenza tentatrice al fine di vendicarsi di Inarius, l’ex arcangelo con il quale millenni prima creò Sanctuarium ed i Nephilim (ossia gli esseri umani). Il protagonista, che si ritroverà in qualche modo connesso con Lilith, sarà quindi chiamato ad affrontare un viaggio in cui le fazioni in campo non si distinguono mai nitidamente. I componenti angelici risultano infatti arroganti e freddi, generando molti interrogativi su chi sia davvero la nemesi dell’umanità.

In una situazione di trama come questa, risulta quindi indispensabile caratterizzare al meglio i personaggi, al fine di non far smarrire al giocatore la bussola della moralità e della comprensione delle vicende. Ebbene, Blizzard su tale aspetto ha compiuto una vera e propria evoluzione, approfondendo magistralmente nuovi e vecchi volti, che ora presentano uno spessore emotivo ed intenzionale molto più ramificato e credibile.

Corrono in aiuto anche le numerose sequenze cinematiche perfettamente cesellate all’interno delle missioni principali, che aiutano a comprendere meglio gli stati d’animo e ad assaporare in maniera più diretta le azioni eseguite dai personaggi. Anche in queste occasioni emerge la natura oscura della produzione, che spesso riserva scene crude ed intense, talvolta al limite dello splatter.

Atti di libertà

Anche dal punto di vista delle meccaniche di gameplay Blizzard ha deciso di attuare un rinnovamento per la sua ultima fatica. Durante ogni Atto (sei in totale, per una durata della trama pari a 20 ore circa), verranno infatti proposte diverse missioni principali da compiere, attivabili in qualsiasi ordine. Questa caratteristica va quindi a spezzare la linearità di progressione tipica del brand, offrendo al giocatore una sensazione di libertà assoluta. Idem per quello che concerne l’esplorazione: la mastodontica mappa di gioco sarà fin dal principio completamente percorribile, al punto da lasciare spazio anche ad un piccolo senso di smarrimento iniziale. Una volta però presa la giusta confidenza con i menù di navigazione e la sempreverde pratica dei Crocevia per il viaggio rapido, scorrazzare per il Continente di Estuar si rivelerà soddisfacente ed immediato.

La flora e la fauna che popolano questa nuova versione di Sanctuarium sono ben diversificate e coerenti con l’ambiente. Da luoghi montani fino ad aridi deserti, i nemici presenti non mostrano mai il pericoloso spettro della ripetitività. Bestie mitologiche, spettri, fiere, ghoul, demoni, insetti vari e predoni sono in grado di integrarsi perfettamente con il territorio che li ospita, rendendo il pellegrinaggio sempre dinamico ed imprevedibile.

Missione comple…ssa

Da alto esponente del genere del gioco di ruolo, Diablo 4 spinge il giocatore ad affrontare anche svariate missioni secondarie. La maggior parte di queste non rappresentano altro che un viaggio dal punto A al punto B per eliminare le orde infernali di turno, ma alcune riescono a trasmettere una profondità non indifferente, grazie anche ad alcuni colpi di scena intriganti. Ogni incarico, sia esso primario o secondario, scala direttamente con il livello del protagonista: di conseguenza qualsiasi attività permette di accumulare armi ed oggetti sempre allineati con la potenza del personaggio.

Durante l’esplorazione della mappa, è inoltre possibile imbattersi in tantissimi dungeon procedurali (qui denominati spedizioni). Questi altro non sono che una vasta area ricolma di nemici con annesso boss finale, e rappresentano indubbiamente il modo migliore per accrescere il proprio potere o il valore dell’equipaggiamento. Al termine di ogni spedizione viene poi elargito un premio di completamento, identificabile ancora prima di avviare l’esplorazione. Tale meccanica permette infatti di conoscere in anticipo ciò che si andrà ad ottenere, consentendo una più oculata pianificazione delle mansioni.

Il tasso di sfida dell’esperienza è quindi sempre bilanciato e, in alcuni casi, rivolto addirittura verso l’alto. A differenza di quanto visto su Diablo 3 infatti, a schermo vi sono meno nemici ma molto più ostici da abbattere, e ciò rende la situazione facilmente pericolosa in caso di accerchiamento. In aggiunta a questo, Diablo 4 vede una quasi completa rimozione degli equipaggiamenti in grado di donare la rigenerazione della salute, affidando alle pozioni di cura l’unica opzione di recupero.

La strategia riveste quindi un fattore primario nell’ultima fatica Blizzard. Studiare i pattern dei nemici (e dei boss) è fondamentale come non mai per poter uscire vincitori dall’arena. Proprio per questo motivo gli sviluppatori hanno deciso di inserire anche un tasto adibito alla schivata, in modo da rendere più tattica la battaglia. Lo scatto vede infatti un breve cooldown prima di poterne effettuare un altro, e ciò richiede al giocatore un’attenta pianificazione delle mosse, così come del posizionamento sul campo.

Ad ogni incremento di grado si ottiene un classico punto, da poter poi investire in un rinnovato albero delle abilità. Anche in questo caso occorre spendere (oltre al punto) qualche minuto per poter meglio programmare la strada di potenziamento per la classe. Al contrario del passato, dopo il livello 8 occorrerà pagare una somma sempre maggiore di oro per poter resettare qualche investimento giudicato superfluo solo successivamente, e questo va a limitare non poco la sperimentazione.

La classe non è acqua, è bottino

Dal Vangelo secondo Blizzard, ogni capitolo della saga di Diablo presenta svariate classi selezionabili, che ovviamente vedono differenti abilità ed impostazioni di combattimento. In questo quarto titolo, ve ne sono cinque, tutte con una propria identità e peculiari caratteristiche: Barbaro, Necromante, Druido, Incantatore e Tagliagole (qualora voleste approfondire meglio le qualità di ognuna, vi rimandiamo al nostro speciale dedicato).

Di pari passo al combattimento, il brand è sinonimo anche di bottino (o loot, detto in gergo più comune). La nuova interazione non fa naturalmente eccezione, riempiendo la borsa dell’alter ego di equipaggiamento ed armi a tempo di record. E’ altrettanto vero che, per coloro che non sono avvezzi al genere, ciò potrebbe rappresentare un procedimento alquanto disarmante, vista e considerata la frequenza di modifica dell’inventario del personaggio. Ciononostante, le novità hanno toccato anche questo aspetto, sancendo la scomparsa dei set di armatura. Il team di sviluppo ha deciso infatti di lasciare, ancora una volta, tutto nelle mani del giocatore. La scelta sul pezzo migliore da indossare ruota ora attorno alla sinergia tra le statistiche dell’oggetto e le abilità del combattente. Tramite poi i vari fabbri e gioiellieri, sarà possibile potenziare ulteriormente l’equipaggiamento, così da renderlo sempre performante mano a mano che il livello si eleva.

Il paradiso della tecnica

Dal punto di vista tecnico, la casa di Irvine ha alzato nuovamente l’asticella, portando Diablo 4 ad una qualità elevatissima. Rispetto al terzo capitolo infatti, le animazioni sono state completamente riviste ed il livello di dettaglio dei corpi e degli ambienti risulta rinnovato in ogni parte. Proprio per cercare di valorizzare il lavoro effettuato, in alcune missioni gli sviluppatori hanno deciso di inserire delle vere e proprie cutscene con il motore di gioco. Anche la telecamera mette in campo una maestranza registica innovativa per il franchise, con sapienti allontanamenti o avvicinamenti in determinate sequenze di trama, così da dare più enfasi agli avvenimenti a schermo. Durante la nostra prova il framerate durante il gameplay è sempre stato fisso sui 60 fps e senza alcun episodio di crash o bug vari; gli unici acciacchi alla fluidità sono stati rilevati durante alcune sequenze cinematiche in CGI (che potrebbero benissimo essere già state corrette dalle recenti patch).

Per quanto riguarda il lato sonoro, altro centro per Diablo 4. Dopo tanto tempo la colonna sonora torna ad essere protagonista, con melodie che finalmente rimangono impresse nella mente. Le composizioni riescono a trasmettere il senso di desolazione e disperazione di Sanctuary, per poi cambiare notevolmente durante le spettacolari bossfight, rese ancora più epiche proprio dall’accompagnamento audio. Menzione d’onore anche per il doppiaggio italiano, capace di calarsi perfettamente nelle vicende con toni azzeccati e mai recitati superficialmente o con sufficienza.

Punti di forza

  • E’ Diablo
  • Divertente ed immediato
  • Longevità potenzialmente infinita
  • Comparto tecnico eccellente

Punti deboli

  • Diverse missioni sono dei meri riempitivi
  • Limitata possibilità di sperimentare con le abilità
  • Coloro che non hanno apprezzato Diablo 3 rivedranno qui molte delle sue meccaniche

Blizzard ha rimesso a lucido una delle colonne dell’industria videoludica. Diablo 4 ha saputo infatti adattarsi e migliorarsi sotto ogni aspetto per poter affrontare al meglio l’anno 2023. Dal comparto tecnico alla veste estetica, più oscura e matura che mai, la nuova fatica della casa di Irvine fissa un nuovo metro di paragone per il genere, adatto anche a coloro che per la prima volta decidono di avvicinarsi alla saga. Se, come più volte ripromesso dal team, il supporto futuro sarà degno del contenuto attuale, senza eccedere troppo nell’esborso e nelle microtransazioni (contemplate unicamente per gli elementi estetici), potremo trovarci dinnanzi al miglior Live Service mai concepito dalla mente umana.

Ringraziamo Blizzard per il codice review fornitoci.

Ecco tutte le nostre guide per Diablo 4:

Scritto da
Lorenzo Bologna

Nato con il Pad in mano, al punto tale che la prima parola pronunciata è stata: "Woah!" in pieno stile Crash Bandicoot. Appassionato e curioso di tutto ciò che concerne il mondo videoludico. Amante dei titoli horror ed accumulatore di trofei compulsivo.

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