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[Recensione] Little Nightmares 2

Tornano i piccoli incubi: a quasi quattro anni dall’uscita del primo titolo, il team di sviluppo svedese Tarsier Studio offre Little Nightmares 2, un’esperienza horror densa di nemici grotteschi, scenari ispiratissimi e colpi di scena.

Il titolo, costituito da circa 6/7 ore di gameplay (per la prima run), ci conduce alla scoperta della Città Pallida, luogo funestato da una pioggia soffocante e dall’alta e temibile ombra di un uomo con cappello. Nonostante il tenero design dei due piccoli protagonisti Mono e Six, Little Nightmares 2, credeteci, è un’esperienza davvero da brividi.

Armiamoci di coraggio quindi e prepariamoci ad affrontare un vero e proprio balzo nei nostri peggiori incubi.

Versione provata: PC

Narrazione silenziosa

Come accadeva nel primo Little Nightmares, anche in questo titolo il racconto è non verbale. Non ci sarà alcuna linea di dialogo scritto a spiegarci ciò che accade, tutto è lasciato all’intuitività del giocatore e alla sua attenzione per i dettagli. I macroelementi del racconto risultano comunque chiari ed intelleggibili grazie alla cura delle ambientazioni, alle animazioni studiate e alla fervida immaginazione di Tarsier Studio. Il mondo di Little Nightmares è ormai privo di qualsiasi forma di umanità senziente: i personaggi che lo abitano sono governati da istinti primordiali. Fame, ira, ossessione, questo è tutto ciò che li muove. Una torre di trasmissione gigantesca (simile all’occhio di Sauron, per gli amanti del Signore degli Anelli) domina l’intero scenario: è proprio la sua influenza che ha trasformato le persone in fantocci privi di anima.

Little Nightmares 2 è una storia basata su continue metafore che si rincorrono e fanno riflettere: stiamo davvero solo giocando o c’è qualche significato recondito dietro a ciò che gli autori ci mostrano? Non siamo un po’ anche noi, nella vita reale, sempre assoggettati ai nostri desideri, alle nostre paure e alle nostre fissazioni?

È buio, buio pesto. A illuminare i nostri passi ci sono rarissime fonti di luce, appena sufficienti per non perdersi nell’ansia dell’ignoto più opprimente: una lampadina difettosa, una finestra semiaperta, lo schermo di un televisore che rimanda solo suoni sinistri e un effetto statico. Ci si sente minuscoli, dei lillipuzziani in un mondo ostile e corrotto. Alberi giganteschi, stanze dai mobili contorti e disfatti, dei letti di ospidale enormi, una scuola popolata da pestiferi alunni, dei fantocci senz’anima. E poi c’è la Città Pallida con i suoi scorci opprimenti, la pioggia battente, il buio: le vie sono malate così come gli abitanti che popolano le abitazioni dismesse. Ci si sente persi, inghiottiti. I palazzi sembrano piegarsi, contorcersi, chiudersi sui  piccoli protagonisti, le vie sembrano terminare in una nebbia sconfortante e sbiadita che non porta da nessuna parte. Come difendersi dai mostri che si nascondono pochi passi più avanti? Come farsi strada per fuggire inosservati in un mondo popolato da esseri ormai privi di qualsiasi umanità?

Mono e Six hanno pochissimi strumenti a loro disposizione, ma sono scaltri e determinati: mano nella mano, si fanno coraggio a vicenda richiamandosi a sussurri, in un costante dialogo silenzioso che risulta fondamentale per sopravvivere. Noi vestiamo i panni di Mono, un bambino dal viso celato, in fuga costante dall’incubo in cui si è cacciato chissà come. Durante l’avventura incontriamo Six, la nostra ben nota protagonista del primo Little Nightmares. La ragazzina è comandata da una semplice ma ottima Intelligenza Artificiale che la rende arguta e reattiva: spesso e volentieri osservarla risulterà particolarmente utile per comprendere il da farsi. Si posizionerà da sola vicino a una sporgenza per prenderci al volo e consentirci di saltare, ci richiamerà quando è necessario per aiutarci ad arrivare più in alto e superare un ostacolo, raccoglierà oggetti in autonomia. Inutile dire che, nelle brevi sezioni in cui sarà necessario separarci dalla nostra piccola amica, sentiremo molto la sua mancanza, così come si faceva fatica ad abbandonare la mano di Yorda in Ico.

Il viaggio procede attraverso il bosco, la scuola, l’ospedale e altre tetre ambientazioni: l’horror non scade mai nel gore ma è ricco di immagini vivide, fortemente angoscianti. La sensazione è di salvarsi sempre per un soffio ed è proprio questo che contribuisce a rendere Little Nightmares un’avventura davvero coinvolgente e in grado di trasmettere costantemente una sensazione di sincero timore.

Piccoli (grandi) brividi

Il gameplay di Little Nightmares 2 non presenta grandi variazioni rispetto al primo capitolo per quanto riguarda la reattività dei comandi e le possibili azioni da compiere. Mono può camminare o scattare, può saltare a distanze considerevoli, arrampicarsi, afferrare oggetti e lanciarli. In più può richiamare l’attenzione della compagna Six e interagire con lei per superare gli ostacoli o semplicemente per trovare conforto (e ve lo assicuriamo, ce n’è davvero bisogno). In questo secondo capitolo è inoltre possibile afferrare delle armi occasionali come martelli e tubature per affrontare il nemico in delle vere e proprie “mini” boss fight.

Il tempismo è essenziale per avere la meglio, in qualsiasi situazione: il gioco si basa interamente sul comprendere cosa fare e poi mettere in pratica le proprie intuizioni il più velocemente possibile o al momento giusto. I “combattimenti” sono rudimentali e si riducono ad una danza di “indietreggio-attendo-attacco”. Una volta compreso il tempismo, non sarà difficile vincere nonostante la piccola statura e la poca forza del protagonista.

Little Nightmares 2 offre comunque un buon livello di sfida. Rispetto al primo capitolo gli ambienti sono più ampi, con una vasta profondità di campo che, pur creando dei bellissimi effetti visivi, giocherà spesso e volentieri a nostro svantaggio: in certe situazioni non è facilissimo comprendere a prima vista il percorso da seguire. Nelle parti più concitate è macchinoso e a tratti frustrante scampare ai nemici, proprio a causa di una prospettiva dispettosa e a comandi non particolarmente reattivi. Il titolo inoltre pretende dal giocatore una precisione millimetrica. Questa severità unita ai controlli un po’ legnosi porta, a tratti, a sperimentare una fastidiosa frustrazione, rendendo il titolo innecessariamente ostico.

In generale però l’avventura prosegue senza insormontabili intoppi e risulta godibile e intrigante, non è raro finire la prima run in un paio di sessioni di gioco prolungate: la curiosità è davvero forte.

Il titolo sfrutta i classici jumpscares in modo intelligente, ma non ne abusa. Il puro terrore deriva per lo più dalla deformità dei nemici e dalle rocambolesche fughe che dovremo affrontare per fuggire. Non è raro sentirsi davvero spaventati davanti a personaggi come la Maestra dal collo allungabile o l’iconico Smilzo, uno Slenderman rimodernizzato che inghiotte i bambini.

Alcuni espedienti di gameplay risultano memorabili e divertenti da padroneggiare: ci ritroveremo a giocare a “un-due-tre-stella” con dei vecchi manichini, in grado di ghermirci solo al buio. Illuminandoli con la luce della nostra torcia, questi saranno costretti ad immobilizzarsi e noi potremo lentamente proseguire. Ci capiterà poi di teletrasportarci, nasconderci, farci seguire dal nemico per farlo ricadere in trappole mortali.

In Little Nightmares 2 il game over è sempre dietro l’angolo. Il gioco a volte ricade in un trial-and-error un po’ troppo marcato. Per fortuna i checkpoint sono tantissimi e continui, così da farci ripartire sempre a pochi passi di distanza da dove abbiamo fallito.

Come di consueto, anche in questo capitolo ritorna la caccia ai collezionabili, che invita il giocatore ad esplorare gli ambienti con particolare attenzione. La raccolta dei collezionabili, oltre al desiderio di capire meglio la trama, aumentano significativamente la rigiocabilità del titolo.

Deliziosa malvagità

In Little Nightmares 2 niente è come sembra. Nulla è “normale”, tutto è distorto e da analizzare approfonditamente, in quanto sia la narrazione che gli scenari lasciano molto spazio all’intuitività del giocatore. Il titolo non mostra mai troppo, giocando su un “vedo non vedo” intrigante, che ci porta ad aguzzare la vista e a chiederci quale orrore si stia celando a un passo dal nostro naso, sullo sfondo.

Il fiore all’occhiello del titolo è sicuramente l’illuminazione: un fascio di luce magistralmente posizionato contribuisce a creare un’atmosfera unica, a illuminare il selciato bagnato di un vicolo o l’ombra sinistra di un manichino apparentemente sopito. Il sound design è altrettanto magistrale: impossibile dimenticare lo scalpiccio dei piedini dei due protagonisti o il terrificante scricchiolare delle giunture di un nemico. Grugniti, carillon inquietanti e tetri pianoforti completano il quadro.

Little Nightmares 2 risulta nel suo complesso più rifinito, ampio e ispirato del suo predecessore, pur senza distaccarsi troppo in quanto a meccaniche e scelte di stile. La trama, soprattutto nelle sue stupefacenti fasi finali, è più interessante e strutturata. Le ambientazioni sono più grandi, più belle da vedere e da esplorare, le situazioni che ci troviamo ad affrontare sono più varie e forse anche più memorabili.

Abbiamo riscontrato un paio di difetti tecnici, comunque facilmente superabili: in un caso siamo incappati in un bug che ha immobilizzato il protagonista, ma è stato sufficiente ricaricare la partita dall’ultimo checkpoint per proseguire, in un secondo caso non era possibile muovere adeguatamente un oggetto e posizionarlo dove necessario nello scenario, ma dopo una morte il problema è stato risolto.

Little Nightmares 2 non è un titolo rivoluzionario, ma getta ottime basi per la crescita futura del franchise. Tarsier Studio si riconferma quindi vincente. L’universo dei Piccoli Incubi è solido e ha ampie potenzialità: non vediamo l’ora di poterne sapere di più, magari grazie anche a nuovi fumetti (esistono già dei bellissimi comic “in movimento” sull’apposita App “Little Nightmares Comic”, scaricabile gratuitamente su cellulare) o chissà, a una vera e propria serie animata.

PUNTI DI FORZA

  • Ambientazioni ispirate, con illuminazione e sound design davvero azzeccati
  • L’intelligenza artificiale funziona, collaborare con Six è immediato e divertente
  • Il titolo è inquietante e spaventoso al punto giusto
  • Finale strabiliante

 

PUNTI DI DEBOLEZZA

  • I comandi continuano a essere poco reattivi
  • Alcune sezioni possono risultare frustranti

Little Nightmares 2 è un titolo deliziosamente crudele, che resta in costante equilibrio tra dolcezza e grottesco orrore. È questo il marchio di fabbrica di un franchise solido, ispirato, che riconferma la propria forza in un secondo capitolo molto ancorato all’originale, ma che riesce comunque a fare dei passi avanti notevoli. Alcune sezioni sono particolarmente severe e richiedono precisione e tempismo per essere superate: potrebbero quindi risultare frustranti, soprattutto a causa dei comandi non sempre reattivi e una visuale leggermente scomoda. Ambientazioni, trama e sound design rappresentano invece dei tocchi di classe considerevoli. Dalla Maestra dal collo allungabile, ai manichini semoventi fino al temibile Smilzo, Little Nightmares 2 cattura il giocatore come pochi altri titoli, tanto che risulta difficile abbandonare la partita prima di essere giunti al finale. Armatevi quindi di nervi saldi, intuizione e riflessi prontissimi: nascondersi sotto il letto non è mai stato così divertente e così spaventoso.

 

Scritto da
Chiara Ferrè

Ciao, sono Chiara. Cresciuta a pane, Harry Potter e Final Fantasy, ho da sempre una grande passione per la narrazione in tutte le sue forme. Cerco campi di battaglia, magici cappelli, lucertoloni volanti. Ho una penna e non ho paura di usarla.

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