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[RECENSIONE] Soulstice

Soulstice è un hack ‘n’ slash che prende ispirazione a piene mani da altri classici del genere come Devil May Cry e Bayonetta, per dare vita a una storia inedita e a un’avventura interessante.

Vi avevamo già parlato di questo titolo sviluppato dal team italiano di Reply Game Studios e prodotto da Modus Games, ma ora siamo pronti per tirare le somme e dirvi cosa ne pensiamo.

Procediamo quindi con la recensione di Soulstice, che porteremo avanti senza alcuno spoiler.

Versione provata: PlayStation 5

Il lungo viaggio verso la Breccia

In Soulstice ci troviamo a impersonare due protagoniste, Briar e Lute. Le due giovani sono di fatto un’entità guerriera unica, detta anche Chimera: Briar è la combattente, Lute invece è il suo spirito custode, in grado di guidarla nei momenti di difficoltà e di proteggerla. Durante l’intero gioco accompagniamo le due in un viaggio per la città corrotta di Ilden, le cui strade sono ormai abitate quasi unicamente da cadaveri e da mostri. Partendo dai quartieri più popolari fino alle zone signorili, Briar e Lute affrontano una corsa contro il tempo per raggiungere la Breccia che si è aperta nella cattedrale di Ilden, fonte della piaga che ha ormai devastato la città.

Durante il cammino incontriamo una manciata di personaggi, non di più. La trama è molto lineare, badate, ma comunque riesce a trasmettere un senso di curiosità sufficiente per spingere a volerne sapere di più.

La città di Ilden, suddivisa nei nei diversi “quartieri”, cambia mano a mano che ci si avvicina alla Breccia e rappresenta l’unica ambientazione dell’intero gioco. A questo proposito, ha senso introdurre il maggior difetto che abbiamo, purtroppo, riscontrato in Soulstice: la ripetitività. Il titolo è piuttosto longevo e si dipana in oltre 20 capitoli: l’idea dell’ambientazione unica è ambiziosa, ma spesso (soprattutto nella prima metà del gioco) si ha la sensazione di essere sempre nello stesso posto, di non avanzare abbastanza velocemente.

Soulstice è di fatto un lunghissimo corridoio che ci porta dal punto A al punto B (con qualche deviazione per i completisti che amano raccogliere i potenziamenti nascosti) e il design degli ambienti che vediamo a schermo è sempre più o meno lo stesso. L’intera avventura si svolge tra corridoi grigi e piazzali battuti dalla pioggia, senza alcun tipo di particolare variazione che possa risvegliare l’attenzione o provocare quel piacevole “effetto wow” all’inizio di un nuovo capitolo o giunti in un nuovo quartiere.

Anche i personaggi, seppur dal design accattivante, non hanno particolari guizzi in quanto a caratterizzazione.

Un gameplay ESAGERATO

Soulstice riesce a essere inaspettatamente longevo. Fino troppo, secondo il nostro modesto parere. Vi basti pensare che, a un certo punto, ci siamo ritrovati a pensare “ok, questo deve essere il boss finale” e in reltà eravamo a circa metà strada. Da una parte è bello che un titolo stupisca, offrendo una sfida sempre più grande e dei boss sempre più gargantueschi con cui confrontarsi, dall’altra… rischia di strafare e di alimentare quel senso di ripetitività di cui già vi parlavamo prima.

Il ritmo tuttavia è buono, in quanto alterna efficacemente esplorazione, semplici sezioni con puzzle ambientali, cutscenes di trama e combattimenti frenetici. Come struttura è tutto molto simile a Devil May Cry, con la differenza che qui veniamo valutati al termine di ogni combattimento e non durante lo scontro. A fine capitolo riceviamo un punteggio finale basato sulla nostra abilità in battaglia, il tempo impiegato per completare tutto e le vite perse.

Prima di parlare del combattimento, il cuore pulsante di un hack ‘n’ slash, parliamo brevemente di Briar e Lute: l’idea originale di Soulstice è proprio il comandare due personaggi allo stesso tempo (peccato non ci sia una modalità cooperativa!). Briar rappresenta l’attacco e durante il procedere della trama acquisirà 6 diverse armi potenziabili con nuove mosse ed effetti passivi. Ogni arma è più adatta a un diverso tipo di nemico (l’arco, ad esempio, è indicato per abbattere i nemici volanti). Al suo fianco però c’è Lute, che fa da supporto: per comandare lo spiritello utilizzeremo il tasto cerchio, che, se premuto col giusto tempismo, ci permetterà di parare i colpi nemici e di infliggere loro degli status negativi (ad esempio, li rallenteremo dandoci il tempo di attaccare con Briar). Con i dorsali inoltre sarà possibile generare due campi di forza, uno blu e l’altro rosso: si tratta di una meccanica chiave per il titolo, in quanto alcuni nemici possono essere danneggiati solo all’interno di questi campi. Evocare i campi ci consente inoltre di distruggere i cristalli del colore corrispondente disseminati per l’ambiente, così da ottenere punti utili ai potenziamenti e aprirci la via. Non potremo mantenere sempre attivi i campi di forza, in quanto utilizzarli comporta l’accumulo di Entropia: quando questo elemento raggiunge il massimo, Lute scomparirà per un breve lasso di tempo, esausta.

Potremo potenzire le nostre eroine al termine delle missioni o tramite un NPC (occhio a quel tizio!). Sparsi per i livelli, talvolta, troveremo delle sfide di combattimento extra che possiamo affrontare o decidere di ignorare e ritentare in un secondo momento (possiamo accedervi dal menu principale).

Queste sono le basi del gameplay di Soulstice,con un combattimento che riesce ad essere profondamente tecnico e a offrire un livello di sfida da non sottovalutare (vi è la possibilità di scegliere tra diverse difficoltà già in una prima run). Le meccaniche di gioco legate ai campi di forza e alle armi si moltiplicano avanzando, dando sempre nuovi spunti per variare la situazione. Peccato per i nemici ripetuti e non proprio ispirati…

I boss invece sono decisamente più interessanti e offrono una sfida lunga e articolata in diverse fasi (certi sono decisamente troppo lunghi, soprattutto perché se si muore verso la fine dello scontro ricominciare TUTTO DA CAPO diventa frustrante).

In Soulstice esiste anche una sorta di modalità berserk, attivabile in alcuni momenti della storia o quando il livello di Coesione tra le due sorelle raggiunge la soglia ottimale. Continuando a parare e attaccare efficacemente senza subire danni infatti potremo attivare la modalità Furia che ci permette di attaccare senza campi di forza e di fare un mucchio di anni (occhio però a non scivolare nella Follia…).

Come avrete intuito, gli sviluppatori nostrani ce l’hanno davvero messa tutta per mettere sul piatto tante idee che dessero ai combattimenti la profondità necessaria. Per questo non possiamo che ringraziarli, nonostante i difetti che purtroppo il titolo presenta. Abbiamo apprezzato l’impegno, sicuramente.

Soulstice non ha, PER OVVI MOTIVI, il carisma e l’unicità di Bayonetta o di Devil May Cry, ma unisce efficacemente lo stile giapponese e quello occidentale creando un mondo dark-fantasy ibrido, permeato da tante diverse ispirazioni (NieR, Claymore, Berserk) che si sentono ma non vengono banalmente scimmiottate. Peccato, come vi dicevamo, per i pochi personaggi e per i dialoghi delle protagoniste che non riescono a essere incisivi.

La profondità di campo permette di scorgere in lontananza la Breccia che si avvicina e questo è allettante, anche se i livelli restano non sempre bellissimi da vedere e poco ficcanti. Il comparto audio invece si difende con delle musiche adrenaliniche e a tratti epiche che ben supportano i combattimenti. Il doppiaggio non è in italiano, ma solo in inglese. A parte la telecamera fastidiosa, non abbiamo riscontrato altri problemi tecnici particolari.

Punti di forza:

  • È un continuo crescendo
  • Ispirato a tante altre opere, ma non “scopiazzato”
  • Molto longevo…

Punti di debolezza:

  • …fino troppo longevo! Certi scontri e certe sezioni sono decisamente lunghette
  • La telecamera è a tratti fastidiosa
  • Ripetitivo in alcuni aspetti

Soulstice, dagli sviluppatori italiani di Reply Game Studio, è un hack ‘n’ slash ricco di idee: la storia di Briar e Lute, due sorelle che si sono unite per creare un’unica entità guerriera, è un crescendo inaspettato di battaglie contro nemici gargantueschi. La trama è molto lineare e i personaggi, purtroppo, non riescono a essere abbastanza carismatici. Tra i difetti del titolo non possiamo dimenticare la ripetitività di ambienti, nemici, dialoghi. Nonostante questo, si tratta di un action interessante per gli amanti del genere, dal combattimento tecnico che riesce a stupire boss dopo boss. Ci sarà un Soulstice 2? Sicuramente le premesse per partire e fare ancora meglio ci sono tutte.

 

Scritto da
Chiara Ferrè

Ciao, sono Chiara. Cresciuta a pane, Harry Potter e Final Fantasy, ho da sempre una grande passione per la narrazione in tutte le sue forme. Cerco campi di battaglia, magici cappelli, lucertoloni volanti. Ho una penna e non ho paura di usarla.

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