Dieci anni dopo la sua uscita originale, SOMA torna a far parlare di sé, grazie a una nuova versione per Nintendo Switch 2 (disponibile anche per Switch 1) curata da Abylight Studios. Il titolo di Frictional Games, già celebre per aver rivoluzionato l’horror narrativo, si conferma oggi come un’esperienza che va ben oltre la semplice paura: è un viaggio profondo e angosciante dentro l’identità umana, la solitudine, e il senso di ciò che significa davvero “esistere”.
Sarà quindi riuscita questa intensa trasposizione nella console ibrida giapponese? Potremo finalmente dire che uno dei migliori titoli del recente passato può essere portato ovunque? Scopriamolo insieme nella nostra recensione!
Versione provata: Nintendo Switch 2
Trama da paura
Ambientato inizialmente nel 2015, Soma ci mette nei panni di Simon Jarrett, un uomo segnato da un incidente stradale che gli ha causato gravi danni cerebrali. In cerca di una cura, Simon si sottopone a una scansione cerebrale sperimentale… e si risveglia nel 2104, nel profondo dell’oceano Atlantico, in una stazione sottomarina chiamata Pathos-II. Da questo momento in poi, la realtà perde ogni punto fermo, e il gioco ci trascina in una spirale di domande esistenziali, etiche e filosofiche.
La struttura narrativa è il cuore pulsante del gioco. Il rapporto tra Simon e Catherine, una scienziata la cui coscienza è stata digitalizzata, si sviluppa attraverso dialoghi brillanti e carichi di umanità. È raro che un gioco riesca a far riflettere così tanto su temi come la coscienza artificiale, la sopravvivenza della specie, e il significato dell’anima. Soma non dà risposte, ma fa domande profonde, e lo fa con una maturità narrativa sorprendente.
Gameplay silenzioso ma profondo
Contrariamente ad altri survival horror, il titolo di Frictional Games rinuncia volutamente a elementi come il combattimento diretto o l’inventario delle armi. Qui non si spara, non si raccolgono proiettili, non si costruiscono oggetti. Il gameplay si basa sull’esplorazione, sull’interazione ambientale, sull’osservazione e su un costante senso di vulnerabilità.
Il mondo di gioco è infatti semi-lineare: ogni sezione di Pathos-II ha un layout relativamente chiuso, ma lascia libertà nel modo in cui si esplorano stanze, si leggono file nei terminali, si risolvono puzzle ambientali e si aggirano le minacce.
Gli enigmi rappresentano uno degli aspetti più soddisfacenti dell’interazione. Si tratta, in gran parte, di sfide fisiche o logiche contestualizzate: ripristinare l’energia in un modulo, ricalibrare la pressione di una camera stagna, trovare la giusta frequenza di un segnale per attivare una trasmissione, o persino “convincere” un robot di esserne i proprietari al fine di fargli eseguire un’azione.
Nulla è quindi lasciato al caso. Ogni puzzle è costruito per spingere a comprendere meglio l’ambiente, a esplorare, a leggere, a pensare. E ogni azione, anche solo spostare un cavo o azionare una leva, ha un peso simbolico all’interno della narrazione. Fortunatamente, non vi sono sezioni frustranti, ma nemmeno troppo banali. La difficoltà sta più nell’immersione e nell’interpretazione del contesto che nella complessità tecnica.
Attenti ai vostri mostri
Il vero “nemico” in Soma non è mai solo il mostro, ma la mente. Tuttavia, ci sono effettivamente creature da cui è necessario fuggire o, più spesso, evitare. I nemici sono pochi, sparsi strategicamente in sezioni ben precise. La loro varietà è contenuta, ma ogni incontro è progettato per far sentire il protagonista impotente, costretto a strisciare nei corridoi e sperare che il movimento non attiri l’attenzione.
Il gioco non offre alcun mezzo per ostacolare le minacce. Questo naturalmente amplifica la tensione: per riuscire nell’impresa Simon è costretto a nascondersi dietro a ostacoli, sfruttare l’oscurità o, a volte, semplicemente rimanere immobile. L’intelligenza artificiale è funzionale: non rivoluzionaria, ma abbastanza imprevedibile da rendere ogni apparizione una fonte di autentico stress.
Come spesso accade in prodotti simili, il sistema uditivo degli avversari è sopraffino: ogni passo, ogni rumore, può attirare l’attenzione. Questo incentiva a esplorare con cautela, creando un ritmo lento ma carico di significato e ansia. Non è l’horror frenetico alla Outlast, ma un’esperienza di terrore psicologico inesorabile.
Come forse si sarà già percepito, Pathos-II è la vera protagonista di SOMA. Ogni modulo, dal laboratorio agli alloggi, dal reattore nucleare alla stazione di trasmissione, è costruito con un livello di dettaglio straordinario. I file audio, i terminali, i resti delle vite dei ricercatori: tutto racconta qualcosa. Esplorare è parte integrante del gameplay, e ogni elemento ambientale ha una funzione narrativa.
Switch 2 e SOMA: matrimonio approvato
Dal punto di vista tecnico, la trasposizione curata da Abylight Studios gira sorprendentemente bene su Switch 2. La fluidità è costante, i caricamenti sono rapidi e il dettaglio grafico è stato adattato con cura. Non si tratta ovviamente di una grafica all’ultimo grido, ma conserva il fascino originale, e l’esperienza portatile è immersiva .
Come già ampiamente detto, anche il sonoro è curato nei minimi dettagli. Ogni rumore, eco, vibrazione meccanica o suono elettronico è parte del design di gioco e trasmette ogni minimo cambiamento ambientale (soprattutto se con delle buone cuffie).

Riassunto
Riassunto
SOMA si conferma un gioiello anche in portatilità. L'avventura di Frictional curata da Abylight risplende in tutta la sua profondità su Nintendo Switch, dando la possibilità a tutti i possessori dell'ibrida giapponese di godere di un'esperienza intensa, fluida e coinvolgente.
Pro
Trama profonda...in tutti i sensi Tecnicamente impeccabile su Nintendo SwitchContro
Le sezioni con i mostri non sono così brillanti- Valutazione8.5
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