Dopo l’esperienza altalenante di Borderlands 3, la community era divisa tra chi chiedeva a gran voce un ritorno alle origini e chi, più semplicemente, desiderava un capitolo capace di osare senza snaturare l’essenza della serie. Il fascino della saga targata Gearbox risiede infatti in quella miscela esplosiva di caos, loot e ironia che l’ha resa unica fin dal 2009.
Con Borderlands 4, la software house americana ha deciso di fare le cose in grande: un solo pianeta, una nuova ambientazione cupa e pulsante, un arsenale praticamente infinito, e una quantità di contenuti che difficilmente annoiano. La domanda è inevitabile: sarà davvero la redenzione che i fan aspettavano? La risposta breve è sì. La lunga, invece, merita di essere raccontata punto per punto nella nostra recensione!
Versione provata: PlayStation 5 Pro
Caos a Kairos
Dal punto di vista della trama, il nuovo capitolo abbandona Pandora per catapultare i giocatori su Kairos, un pianeta-carcere governato dal temibile Cronocustode. Qui il tempo sembra essersi cristallizzato in un ciclo di sofferenza, oppressione e disperazione. La popolazione sopravvive tra catene e violenza, e il compito degli eroi è guidare la Resistenza Crimson, un esercito improvvisato di ribelli capitanato da un personaggio tutt’altro che affidabile, nella lotta per abbattere il regime del tiranno.
Premesso questo, la narrativa di Borderlands 4 è sorprendentemente solida. Non raggiunge forse le vette di carisma del celebre Jack il Bello di Borderlands 2, ma la nemesi è un antagonista credibile e inquietante. Le sue truppe robotiche e i luogotenenti offrono una progressione ben scandita, culminando in boss fight davvero memorabili. L’intreccio funziona soprattutto perché il titolo riesce a unire momenti di ironia, tipici della serie, a sequenze più drammatiche e “dark” che rendono Kairos un luogo vivo, ostile e affascinante.
A differenza del terzo capitolo, qui le missioni secondarie non sono meri riempitivi: arricchiscono la lore, introducono personaggi ben caratterizzati e mantengono sempre alto l’interesse. Unico neo da riscontrare è la durata eccessiva di alcune di esse, spesso causata da un continuo spostamento dal punto A al punto B al fine di trasportare un oggetto o eliminare un determinato nemico.
Spara, raccogli, salta!
È nel gameplay che Borderlands 4 trova la sua vera forza. Gearbox ha preso quanto di buono fatto nei capitoli precedenti e lo ha fuso con nuove meccaniche che rendono il combattimento più dinamico e spettacolare che mai. Le novità principali sono il dash multidirezionale, il doppio salto, la planata e l’uso del rampino. Combinati, permettono una mobilità aerea incredibile, ricordando in certi momenti la frenesia dei migliori shooter moderni. Muoversi durante le sparatorie non è più solo questione di copertura: si può danzare letteralmente tra i proiettili, colpire dall’alto, usare i barili come armi improvvisate o sfruttare l’ambiente in modi creativi.
A tutto questo si aggiunge un sistema di personaggi ben differenziati. I quattro nuovi Cacciatori della Cripta offrono stili di gioco distinti: Rafa è una combattente agile, Harlowe infligge danni ad area attraverso status alterati, Vex può evocare spettri di supporto, mentre Amon lancia asce elementali e crea barriere infuocate. Salire di livello significa diventare davvero più forti, grazie ad alberi di abilità ramificati che spingono a sperimentare build sempre diverse.
Il loot rimane naturalmente l’anima pulsante della serie: milioni di combinazioni di armi e mod rendono ogni scoperta emozionante. Come se ciò non bastasse, la preghiera di molti appassionati è stata ascoltata: il feeling delle armi torna vicino ai livelli di Borderlands 2. Ogni colpo ha peso, impatto ed efficacia sul campo di battaglia.
Uno degli aspetti più impressionanti di Borderlands 4 è la quantità e la varietà dei contenuti disponibili. La campagna principale, da sola, può richiedere tra le 40 e le 50 ore, ma il vero valore sta nelle decine di missioni secondarie, negli eventi dinamici e nelle attività opzionali disseminate per Kairos. Ogni zona offre sfide uniche e collezionabili, con un forte legame narrativo. I boss opzionali arricchiscono il percorso senza mai risultare superflui.
A questo si aggiunge un endgame solido, che permette di continuare a giocare con lo stesso personaggio o di iniziare con un altro mantenendo il livello raggiunto, favorendo la sperimentazione di tutte le classi. Il sistema di eventi a tempo, le sfide settimanali e le modalità cooperative online (ma fruibile anche in schermo condiviso per due utenti) mantengono l’esperienza sempre fresca, con un flusso costante di bottino e ricompense che stimola la voglia di tornare a sparare per le lande del pianeta anche dopo aver completato la storia principale.
La difficoltà è punitiva ma equilibrata: costringe a ragionare sulle proprie scelte tattiche e a non dare nulla per scontato, anche se nella parte finale dell’avventura la curva sale quasi vertiginosamente. Per questo la software house ha implementato tre diversi gradi di sfida, modificabili in qualsiasi momento attraverso le opzioni.
Arte in lungo e in largo
Dopo anni di pianeti sparsi, tornare a un unico mondo vasto e denso si rivela una scelta vincente. Kairos è una prigione vivente: città decadenti, deserti corrosi dall’acido, miniere sotterranee e strutture ciclopiche. Ogni area trasmette la sensazione di un pianeta allo stremo, ma mai statico: piogge improvvise, cicli giorno/notte ed eventi casuali rendono l’esplorazione sempre nuova. Non tutto funziona tuttavia alla perfezione: l’open world a volte rende difficile individuare il percorso ottimale, e anche l’aiuto del nuovo robot Echo-4 non è sempre preciso, motivo per cui molti chiedono a gran voce il ritorno della minimappa a schermo.
Il continente è composto da cinque macro-aree, con biomi diversificati (dalla giungla iniziale al deserto, fino alle montagne innevate) e un mondo che si adatta sempre al livello del giocatore. Dopo poche missioni introduttive, la mappa si apre completamente, offrendo libertà assoluta in termini di esplorazione.
Lo stile in cell-shading evolve con una direzione artistica che mantiene l’identità della saga, ma porta il titolo a uno standard visivo contemporaneo. Le texture sono generalmente dettagliate e vibranti, mentre i design di personaggi e creature confermano la vena folle e creativa di Gearbox: dai mutanti deformi ai robot del Cronocustode, ogni nemico ha un look unico e immediatamente riconoscibile.
Il comparto sonoro merita una menzione a parte. Il doppiaggio in italiano è finalmente convincente, con interpretazioni naturali e battute che strappano sorrisi senza risultare forzate. Le musiche oscillano tra riff energici e atmosfere più cupe, accompagnando perfettamente momenti di tensione e fasi esplosive delle battaglie.
Sul piano tecnico, Borderlands 4 sfrutta l’Unreal Engine 5. Luci dinamiche, effetti particellari e gestione delle superfici contribuiscono a un colpo d’occhio moderno e spettacolare. Tuttavia, un mondo aperto così grande comporta qualche compromesso: caricamenti di shader, cali di frame in aree molto dense e bug occasionali nelle missioni. Nulla che non possa essere corretto con patch future, ma abbastanza da ricordare che il titolo richiede un hardware solido per girare al meglio.
Su PlayStation 5, il titolo gira in maniera fluida a 60 fps, sfruttando appieno la potenza della console (purtroppo al momento manca un’ottimizzazione per PS5 Pro). Solo in alcuni frangenti è capitato qualche piccolo acciacco dato dalla complessità della situazione, ma nulla di troppo grave. Da lodare invece il fatto che il gioco richieda un solo caricamento per generare l’intero mondo. Il netcode del multiplayer è infine una delle sorprese più gradite: il cross-play funziona senza intoppi, permettendo di condividere l’esperienza con amici su qualsiasi piattaforma.

Riassunto
Riassunto
Borderlands 4 è, senza mezzi termini, la rinascita della saga. Gearbox ha saputo ascoltare la community, recuperando lo spirito di Borderlands 2 e correggendo gli errori del terzo capitolo. Il risultato è un titolo fresco, caotico, divertente e dannatamente Borderlands. Certo, qualche colpo di tosse tecnico ne macchia la perfezione, ma non intacca troppo un’esperienza che riesce a bilanciare narrativa, gameplay e direzione artistica con una maturità che alla saga serviva da tempo. Se avete amato Borderlands 2 e siete rimasti delusi dal suo successore, Borderlands 4 vi farà ritrovare quella magia perduta, amplificata da nuove meccaniche e da un mondo di gioco che non smette mai di sorprendere.
Pro
Il gameplay è stato ulteriormente rifinito Tantissime cose da fare in un mondo enorme... Armi, armi e ancora armiContro
Qualche piccolo acciacco tecnico ...che però sente la mancanza della minimappa- Valutazione8.7
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