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Brothers: A Tale of Two Sons Remake | Recensione

I videogiochi di stampo narrativo con due protagonisti utilizzabili hanno solo recentemente visto incrementare la propria presenza sul mercato videoludico. Titoli come A Way Out, It Takes Two ed Unravel hanno saputo infatti coinvolgere un’ampia platea di pubblico fondamentalmente grazie alla duttilità di interazione garantita dalla possibilità di controllare una coppia di personaggi ben caratterizzati.

Uno dei capostipiti di questo apprezzato genere è senza troppi dubbi Brothers: A Tale of Two Sons. Targato agosto 2013, il prodotto realizzato originariamente da Starbreeze ha vestito il ruolo di pioniere per un’esperienza volenterosa di andare oltre alla semplice interazione. È quasi superfluo dire che una boccata d’aria fresca di questo calibro ha concesso al gioco di godere dei pieni favori di critica e pubblico, che gli hanno permesso di sedere nel meritato Olimpo dell’industria.

A più di una decade di distanza, come spesso accade nel moderno panorama dell’intrattenimento, 505 Games ha deciso di produrre un rifacimento dell’avventura dei due fratelli, commissionando al team italiano Avantagarden (ex Ovosonico) il remake di Brothers: A Tale of Two Sons. Sarà quindi riuscita questa ulteriore operazione di ammodernamento? Scopriamolo insieme nella nostra analisi.

Versione provata: PlayStation 5

Due fratelli, due dolori

Il gioco si apre con la presentazione del fratello più piccolo, inginocchiato a pregare davanti alla tomba di sua madre, annegata a seguito di una tempesta in mare. Il drammatico evento ha fortemente condizionato psicologicamente il giovane, che da quel momento soffre di una forte fobia per l’acqua. Dopo questo piccolo antefatto, il titolo riporta al tempo presente, dove il fratello maggiore chiama il minore affinché lo aiuti a trasportare il padre dal medico del villaggio poiché colto da una malattia grave. Portatolo a destinazione, il dottore comprende che la sola cosa che possa salvare il genitore dal male che lo affligge è la linfa vitale di un albero magico nascosto nelle terre inesplorate oltre il loro villaggio. I due fratelli, facendosi quindi coraggio, decidono di partire per salvare il proprio padre.

Per coloro che non conoscessero l’opera originale, dal punto di vista del gameplay Brothers: A Tale of Two Sons si colloca nel genere del puzzle adventure. Ciò che caratterizza tuttavia la produzione Starbreeze è la completa assenza dei dialoghi, ed un sistema di controllo abbastanza peculiare. Qualora si optasse infatti per la fruizione del titolo da soli (è presente in questo remake anche la cooperativa locale per due giocatori), il controller viene fondamentalmente diviso a metà: i tasti posti sulla parte sinistra si focalizzano sul fratello maggiore, mentre quelli ubicati a destra seguono quello minore. Indubbiamente questo ultimo aspetto necessita di un periodo più o meno lungo di ambientamento, in quanto la particolarità dell’interazione non risulta affatto immediata, soprattutto quando si devono muovere entrambi i personaggi per risolvere determinati enigmi.

Questi sono, alla pari del gioco originale, ben congegnati ed accattivanti, nonostante nella stragrande maggioranza dei casi si riducano all’ormai conosciuta attivazione di leve e meccanismi utili per oltrepassare un determinato ostacolo ambientale.

Remakestered

Vista l’operazione messa in campo da Avantagarden, il fulcro dell’analisi non può essere che sul lavoro svolto per quanto concerne il rinnovamento dell’opera originale. Il “lifting” del gioco ha riguardato essenzialmente il comparto grafico, gestito in questa nuova veste dall’Unreal Engine 5, ed un nuovo arrangiamento per la colonna sonora. L’intervento è stato quindi prettamente tecnico e non ha coinvolto alcun altro reparto contenutistico del titolo del 2013, il che non è per forza un fattore negativo, si intenda.

Chi si aspetta tuttavia un aggiornamento completo come quelli a cui ha iniziato ad abituarci ad esempio Capcom, resterà leggermente deluso. Il team italiano ha agito bene sull’ammodernamento di texture, poligoni e comparto illuminazione, ma senza raggiungere picchi di eccellenza che rimangono pienamente nella memoria. Allo stesso tempo, come dicevamo poco sopra, la mancata aggiunta di contenuti extra rispetto al passato non è un grosso stimolo all’acquisto per coloro che hanno vissuto (ed amato) la produzione oltre dieci anni fa.

A fronte di questo quindi, il remake di Brothers: A Tale of Two Sons è maggiormente consigliato a coloro che non hanno mai avuto l’occasione di provare l’esperienza prima di un certo Josef Fares. Naturalmente coloro che vogliono rivivere l’avventura dei due fratelli troveranno in questa nuova versione un’interazione molto più al passo con i tempi e degna di essere perfettamente goduta, ma la ricetta non aggiunge assolutamente alcun tipo di ingrediente inedito, il che lo rende ottimo, ma non irrinunciabile per i veterani.

7.5
Review Overview
Riassunto

Il remake di Brothers: A Tale of Two Sons è un lavoro che riporta sotto una veste al passo con i tempi un titolo che ha saputo far emozionare migliaia di giocatori nel 2013. Tuttavia, il genere di appartenenza spinge molto poco alla rigiocabilità, di conseguenza, complice anche il fatto che di nuovo in termini di gameplay non vi è pressoché nulla (solo lo split screen), l'acquisto è motivato principalmente per coloro che non hanno mai avuto il piacere di interagire prima con l'opera.

Pro
Buon intervento su grafica e illuminazione Una perla del passato è stata messa a lucido...
Contro
...senza tuttavia aggiungere nulla in più Può volerci un po' per abituarsi ai peculiari comandi in singolo giocatore
  • Concept8
  • Gameplay7
  • Comparto Artistico8
  • Comparto Tecnico7
Scritto da
Lorenzo Bologna

Appassionato di tutto ciò che concerne il mondo videoludico, sono un inguaribile amante dei titoli horror e un accumulatore compulsivo di trofei (meglio se di platino). Avvicinato al medium grazie a mamma Nintendo e papà Crash Bandicoot.

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