Mercoledì 1° ottobre, dopo che già alcune avvisaglie erano arrivate nelle precedenti ore con alcuni cambiamenti apportati a Microsoft Rewards, l’azienda americana ha ricordato a tutti un concetto che dovrebbe essere evidente a tutti, o perlomeno così pensavo: Microsoft guarda solo al profitto. Non gliene frega nulla dei giocatori, di fidelizzare, di essere rappresentata come il salvatore del gaming. A Microsoft, così come a tutte le altre, interessano solo i soldi.
Già a luglio avevamo fatto un discorso simile, per il quale siamo stati ovviamente bersagliati da una fetta di utenti, ma che alla luce degli ultimi avvenimenti è sempre più attuale: dopo aver speso miliardi e miliardi per acquisire aziende, aumentare fatturati e pianificare grandi strategie, Microsoft si è ritrovata un giorno, circa un anno e mezzo fa, a dover iniziare ad ammettere al mondo che il suo piano, in fondo, non ha funzionato come sperato.
Nello stesso modo in cui PlayStation ha dovuto mettere la coda tra le gambe sul discorso live service, dei quali ormai si parla una o due volte l’anno tanto per ribadire che alcuni studi li stanno facendo ma non frega niente a nessuno, Microsoft, piano piano, sta abbassando la cresta – metaforicamente, eh.
E se l’anno scorso il dubbio iniziò a sorgere nel momento in cui Sea of Thieves e un’altra manciata di giochi first party sono diventati multipiattaforma, oggi il discorso è del tutto diverso: Microsoft è diventato a tutti gli effetti un publisher, e il (giustamente) idolatrato Game Pass ha dimostrato di non essere così sostenibile come si pensava.
Viviamo in un periodo storico molto bizzarro per i videogiochi, questo è certo. Nel giorno in cui Gears of War ha incredibilmente varcato la soglia di PlayStation, Sony ha simbolicamente ricambiato il favore portando su Xbox il suo Helldivers 2, un live service di grande successo per la compagnia – l’unico. Mosse di questo tipo, fino a qualche anno fa, sarebbero state impensabili. Da qui però a dire che anche IP come The Last of Us e Uncharted approderanno sulle console Microsoft, però, c’è ancora tempo. Quello che è certo, invece, è che le barriere di casa Microsoft sono saltate tutte in favore del dio denaro – e no, non lo fanno per noi giocatori.
Le scelte degli ultimi mesi lo testimoniano senza neppure cercare di nasconderlo: dapprima, le pubblicità che spingono il brand Xbox a una pletora di dispositivi, allontanando i giocatori dal concetto tradizionale di console; poi, quelle stesse console vengono distrutte sia dal mercato, sia dalla scellerata idea di alzare spaventosamente i prezzi, arrivando addirittura a superare le cifre richieste da PS5 Pro (questo toglie che ci saranno altri rincari in casa Sony? Assolutamente no); il recente listino di ROG Xbox Ally non è certo quello di una piattaforma che Microsoft vuole espandere il più possibile, e in ultimis, appunto, gli aumenti di Xbox Game Pass che proiettano Ultimate vicino ai 30 euro.
Possiamo raccontarci di tutto e di più, possiamo ancora dirci che Xbox Game Pass Ultimate è un servizio incredibile (lo è: per 27 € al mese, l’offerta è ancora generosissima), possiamo fare finta di nulla e continuare a giocare come se non ci importasse nulla di tutto ciò. L’evidenza, però, che ovviamente i commentatori troll delle pagine Facebook non ammetteranno mai per via della loro crociata sacra, è che anche Microsoft, come tutte le altre aziende, guarda solo ed esclusivamente a quanto è ripieno il proprio portafogli.
Posso già immaginare i primi commenti a questo speciale, che forse neanche verrà letto per intero poiché dura più di un reel su TikTok: “Eh ma allora Sony?”, oppure “Eh ma allora Nintendo?”, che possono essere obiezioni totalmente legittime. La grande N, appena qualche settimana fa, ha venduto un minuscolo DLC di Donkey Kong: Bananza a 20 euro, a meno di due mesi dal lancio del gioco. Sony, dal canto suo, ha risposto ai Rewards con un nuovo programma fedeltà che sostanzialmente consente ai giocatori più fedeli di spendere altri soldi. Sì, detto così sembra una follia, ma è esattamente come stanno le cose.
Obiezioni legittime, dicevamo, se l’intento è quello di tirare acqua al proprio mulino, chiudendo gli occhi di fronte alle verità: in un anonimo mercoledì, Microsoft ha ricordato a tutti, sia a chi è utente Xbox da 20 anni, sia a chi lo è da tre giorni, che l’unica cosa che conta è il denaro. In appena due anni, dopo quasi un decennio di grandi proclami, anche dalle parti della divisione gaming di Redmond si è palesata la filosofia capitalista, e se prima i giochi e le grandi esperienze erano al centro, con studi che avrebbero potuto E se qualcuno non è più intenzionato a seguire la strada del servizio Game Pass, la cui insostenibilità ora è abbastanza chiara, quella è la porta.
Game Pass, specie nella sua incarnazione Ultimate, resta un servizio ancora troppo bello per essere vero, anche a queste cifre, eppure l’ondata di polemiche e discussioni è totalmente comprensibile, vista l’entità degli aumenti. In più, ora subentra anche un discorso di tipo pratico, legato ad esempio alla quantità di tempo che ciascuno di noi può effettivamente dedicare al gioco: ha senso puntare ancora su Game Pass, anche a 30 dollari, se in una settimana riesco a malapena a dedicare 10 ore al gaming? Ancora peggio, e se quelle ore le volessi dedicare a un gioco appena uscito ma che non trova spazio nel catalogo?
Considerazioni che ciascuno di noi (e di voi) dovrà fare singolarmente, ma che non mettono in secondo piano il vero nocciolo della questione: a Microsoft, così come a tutte le altre aziende, non è mai davvero importato di noi o del gaming. Fatevene una ragione.
PS: attendiamo trepidanti il commento in cui gli utenti ci ricorderanno i fatturati record di Xbox e il fatto che Call of Duty sia il gioco più venduto su PlayStation. Brutte notizie: il discorso non verte su quello, e anzi è la controprova di quello che chiunque abbia spirito critico afferma da tempo, e cioè che Microsoft non è riuscita nel suo piano e adesso è ora di pensare solo ed esclusivamente in ottica di profitti. O volete dirci che aver pagato 70 miliardi di dollari per Activision è stata un’opera di beneficienza, e che i 27 € di Game Pass sono qui per fare un favore al popolo dei giocatori?
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