Home Videogiochi Recensioni [Recensione] Red Dead Redemption (riedizione PS4)

[Recensione] Red Dead Redemption (riedizione PS4)

La riedizione di Red Dead Redemption è stato uno dei prodotti più discussi dell’ultimo periodo, e a ragion veduta. Per anni si sono susseguite voci che parlavano di una corposa remastered o addirittura di un remake dell’immortale capolavoro del 2010, e tutte queste indiscrezioni si sono sciolte come neve al sole quando Rockstar Games ha presentato ufficialmente il progetto, poco più che un porting delle originali versioni (seppur con qualche aggiornamento).

La notizia ha provocato qualche dissapore, anche se per il momento i numeri, specie quelli relativi al prezzo di lancio di 50€, sembrano dar ragione a Rockstar Games visto il primo posto nelle classifiche di vendita. Una buona intuizione da parte del team di GTA per preservare un titolo che altrimenti, salvo console Xbox, è sostanzialmente introvabile (ma perché non pubblicarlo anche su PC?), ma sul quale la community sembra avere delle riserve. Vi raccontiamo tutto nella nostra recensione di Red Dead Redemption.

Versione provata: PlayStation 4 (retrocompatibile su PS5)

John

Urge un cappello introduttivo (e che cappello!) sul perché un titolo come RDR sia stato di fondamentale importanza per Rockstar Games e sia soprattutto un titolo ancora oggi perfettamente fruibile. A differenza della GTA The Trilogy: The Definitive Edition del 2021, che ha svecchiato alcune meccaniche di gameplay, l’esperienza di Red Dead Redemption riproposta da Double Eleven è intatta sotto questo fronte, e si capisce da subito il perché: anche oggi, a 13 anni dal suo debutto, il primo Redemption è un’opera complessa, enorme, studiata nei dettagli e talmente avanti da essere perfetta (o quasi) anche ai giorni nostri.

La storia, lo sappiamo, è quella di John Marston. Ex membro della banda Van Der Linde, la cui storia è stata poi maggiormente esplorata con il prequel Red Dead Redemption 2, John si ritrova costretto a lavorare con il governo per dare la caccia agli ultimi membri sopravvissuti della banda di Dutch, questo non senza prendersi qualche rischio e darsi, di tanto in tanto, alla malavita. Un copione noto ai prodotti di Rockstar, insomma, tanto che a suo tempo Red Dead Redemption si fece in effetti la nomea di “GTA nel far west” tra sparatorie sui cavalli, silenziose lande desolate e sceriffi pronti a tutto per proteggere la propria cittadina, con una storia magistralmente scritta che racconta il mondo malato nel quale il bianco e nero non sono mai privi di sfumature.

La gestione del mondo di gioco, poi, rappresentava un passo avanti rispetto a GTA IV di pochi anni prima, facendo intuire che Rockstar Games stesse sperimentando un nuovo modo per interpretare l’open world in vista di quelle che sarebbero state le sue produzioni successive – neanche a dirlo, GTA 5 e RDR 2, due dei videogiochi più venduti di sempre. Si cerca sempre di più di porre fine alla classica e antiquata struttura dal “parla con A, vai nel punto B, torna ad A” che tante produzioni ancora oggi utilizzano, e si spinge il giocatore a esplorare un mondo che all’apparenza ha poco o nulla da vedere ma nasconde in realtà tanti segreti.

Non è raro imbattersi infatti in missioni secondarie che John deve cercare in prima persona, o incontri casuali con sfortunate signore, uomini derubati del proprio cavallo o persone finite nel mezzo di un gruppo di malviventi pronti a rapinarli. È anche e soprattutto da questi compiti extra che dipende il destino di John, inteso come fama nel selvaggio west: uomo d’onore che ama aiutare il prossimo e i più deboli, o spietato fuorilegge che pensa solo a se stesso? Una certa direzione da gioco di ruolo, se così vogliamo dire, che influenzava il modo di comportarsi del mondo esterno nei confronti del protagonista, ma mai esageratamente approfondito.

Rigiocare oggi RDR1 significa arrivare a comprendere come Rockstar Games sia arrivata a concepire il suo incredibile sequel/prequel, ma la grandezza di questo primo titolo, il secondo della deriva western dello studio dopo il dimenticato Red Dead Revolver, è ancora oggi tangibile. Tralasciando il discorso puramente grafico, di cui parleremo tra poco, il titolo non sembra invecchiato di un giorno, e lascia dietro di sé una scia di anonimi open world che non sono stati in grado di replicare l’arido e polveroso racconto della frontiera.

Aggiungiamo, prima di passare al comparto tecnico, che nel pacchetto non è incluso il comparto multiplayer (cosa prevedibilissima, del resto Rockstar Games ha chiuso il supporto di Red Dead Online anche per RDR2) ma è invece presente l’ottimo Undead Nightmare, espansione che racconta una storia alternativa nella quale il far west è stato invaso da un’orda di non-morti. John deve sopravvivere visitando luoghi e personaggi conosciuti ma immersi in un contesto totalmente diverso e ben più macabro, ritrovandosi anche di fronte a creature leggendarie come cavalli dell’apocalisse, Bigfoot e unicorni.

Un’aggiunta totalmente inaspettata a suo tempo, che oggi impreziosisce un pacchetto già ottimo di suo in fatto di contenuti. Questi, infatti, non sono solo certamente il problema più grande, e neppure il famoso pomo della discordia.

Remastered? Sì e no

Ma veniamo ora al vero nocciolo della questione: quali sono state le migliorie apportate da Double Eleven per questa riedizione? Se partissimo dal gameplay, la risposta sarebbe semplize: zero, nada, nisba, nulla cosmico.

A differenza della GTA Trilogy di Grove Street Games, che tuttavia aveva a che fare con produzioni ancor più antiquate, gli sviluppatori stavolta non hanno minimamente intaccato le dinamiche di gioco, anche perché, come già ripetuto più volte, RDR1 è invecchiato straordinariamente bene. Feature come la mappa per orientarsi o la ruota delle armi, aggiunte ai tre Grand Theft Auto della remastered, erano già presenti, allo stesso modo di feature come lo spostamento rapido, il celebre Dead Eye e molto altro.

Abbiamo giocato Red Dead Redemption su PS5, tramite la retrocompatibilità della versione PS4, e sebbene alcune componenti grafiche facciano sentire il peso degli anni, si possono notare alcuni miglioramenti interessanti che aiutano a superare lo scoglio del tempo. Un occhio inesperto non nota aggiornamenti, che invece sono presenti: le texture sono state lievemente migliorate (quasi certamente con un filtro che le ha pulite e ha aumentato leggermente la definizione, senza stravolgere), il frame rate è fisso a 30fps, e i caricamenti sono molto rapidi sull’ultima ammiraglia di casa Sony, che può anche vantare una risoluzione 4K contro i 1080p di PS4.

Double Eleven si è dunque limitata a svolgere un lavoro di pulizia generale sul gioco, inserendo ad esempio nuove opzioni grafiche per l’antialiasing (possiamo scegliere tra FSR 2 e FXAA, anche se a onor del vero non abbiamo notato differenze) che addolciscono le forme, anche se è ovvio che nel confronto con RDR2 il titolo del 2010 ne esca con le ossa rotte. Parliamo di 8 anni di distanza tra i due, un’enormità quando si parla di videogiochi, e la straordinaria ricchezza di dettagli e definizione dell’avventura di Arthur Morgan è ancora oggi impressionante.

La rifinitura è dunque accettabile, al di là di qualche pop-up di elementi a schermo neppure troppo lontani che persiste (oltre ad alcuni bug, e questa è la cosa più grave), ma è indubbio che l’operazione in sé appaia un po’ troppo superficiale se confrontata con altre remastered più recenti – un modello di questo tipo si sarebbe adattato bene all’epoca PS3 delle HD Classics, ma oggi è forse superato. Il prezzo di lancio, poi, è attualmente fuori mercato: alla metà del prezzo è possibile acquistare RDR2, che vanta un comparto grafico e tecnico di gran lunga superiore e ancora più contenuti.

PUNTI DI FORZA

  • È ancora un capolavoro
  • Undead Nightmare

PUNTI DEBOLI

  • Il prezzo è troppo alto
  • Si poteva osare qualcosa in più nel modernizzare alcune meccaniche

Come sempre per queste operazioni, arrivare a un giudizio definitivo è molto complesso. È innegabile che i 50€ richiesti al lancio, specialmente se pensiamo che il pubblico Xbox ha a disposizione lo stesso gioco a un prezzo notevolmente più basso (e da molto tempo), sono uno scoglio difficile da superare e da giustificare, nonostante i contenuti siano tantissimi – Undead Nightmare è una preziosissima aggiunta. Il problema, semmai, è che torniamo sempre al solito perno della questione: un titolo come Red Dead Redemption è un’esperienza che chiunque dovrebbe provare nella sua vita, e prima di questa riedizione, salvo per i consumatori Xbox, era difficilmente praticabile. Riedizione consigliata per i neofiti? Assolutamente sì. Ma si può anche aspettare il primo sconto, vista la scarsa quantità di aggiornamenti. La cosa preoccupante è che poco meno di due anni fa abbiamo detto le stesse cose di GTA Trilogy

Ringraziamo Cidiverte per il codice review di Red Dead Redemption.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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