Home Videogiochi Recensioni [Recensione] Song of Horror – (Non) è sempre la stessa musica

[Recensione] Song of Horror – (Non) è sempre la stessa musica

Negli ultimi anni abbiamo visto molti titoli horror rilasciati da sviluppatori indipendenti, i quali viaggiano continuamente alla ricerca della giusta formula per realizzare un videogioco che possa soddisfare fanatici e non. Ciò che forse, fin troppo spesso, manca in questi titoli è un’ambientazione suggestiva mischiata a meccaniche innovative e appaganti. Qui è dove Protocol Games, studio indipendente spagnolo, ha provato a impressionare con Song of Horror.

Questo titolo nasce come survival horror strutturato in 5 diversi episodi, con l’ultimo capitolo uscito lo scorso 28 maggio su Steam. È ora disponibile la Complete Edition (solo su Windows), che include tutti e cinque gli episodi, la quale è stata la versione da noi provata per diversi giorni. Andiamo quindi a vedere più nel dettaglio quali sono le idee principali e le caratteristiche più interessanti di questo titolo.

Musica che si fa sentire… ma anche vedere e toccare

In che senso, Song of Horror, si fa sentire, vedere e toccare? Ho voluto giocare sul nome del prodotto per andare a esprimere una delle prime impressioni che ho avuto: Song of Horror è un titolo che ti prende, in (quasi) ogni senso. Gli sviluppatori di Protocol Games hanno sicuramente preso spunto da capolavori come Resident Evil e Silent Hill, a partire da una telecamera con angolazioni fisse e controlli relativamente semplici (ma macchinosi) fino ad arrivare a un’ambientazione tetra e misteriosa. Piuttosto che combattere con zombie o altri mostri, tuttavia, Song of Horror si focalizza di più su entità spirituali e demoni; da qui possiamo notare le costanti citazioni ad autori classici (che si sono occupati di tali tematiche) come E.T.A. Hoffmann, M.R. James, Edgar Allan Poe ed H.P. Lovecraft. Questi sono inoltre i nomi della quattro difficoltà disponibili, rispettivamente dalla più semplice alla più complicata (quest’ultima accessibile solo dopo aver completato la storia in modalità James o Poe).

Ritornando a ciò che dicevamo prima, come può Song of Horror toccare contemporaneamente tre diversi sensi? Già nei primi istanti ci si accorge di quanto questa melodia, questa “maledetta melodia“, sia al centro della narrazione; oltre al carillon, tuttavia, l’intero comparto sonoro è risultato gradevole e ben strutturato, con una batteria di suoni ampia e di ottima qualità, adatta a far sentire il giocatore sempre più all’interno del titolo. L’unica nota negativa, in questo senso, è il doppiaggio che in alcuni momenti è sembrato superficiale e poco coinvolgente. L’aspetto grafico è accattivante e ben curato, con alcune imprecisioni nei volti dei personaggi (sorrisi a 32 denti che a volte sono persino più inquietanti dell’atmosfera stessa). Song of Horror, inoltre, ha dato l’impressione di farsi sentire concretamente: oltre ai suoni e a un buon comparto grafico, infatti, ciò che più ha stupito è stato il sentire, quasi nelle proprie mani, ogni oggetto con cui abbiamo interagito. In alcuni tratti del gioco, persino il respiro del protagonista “esce fuori” dallo schermo. In questa intensa immersione ho trovato la carta vincente di Song of Horror, che si aggrappa comunque a una trama da gustare.

Una storia avvincente o deludente? [No spoiler]

Song of Horror, inizialmente, ci introduce a una mini-storia che si svilupperà all’interno di quello che potremmo chiamare l’Episodio 0 (o preludio). Daniel Noyer, il nostro protagonista, deve andare a controllare che Sebastian Husher, scrittore di successo il quale non risponde da diversi giorni al suo manager, stia bene. Ciò che Daniel trova nella (grande) dimora di Husher è una rumorosa desolazione, che non lascia scampo alla realtà: Sebastian Husher è scomparso. Questo tutorial sui comandi di base (oltre che introduzione alla storia) ci conduce nell’ufficio di Husher, il quale presenta, al suo interno, una porta antica e dall’aspetto macabro che non è mai esistita. Accompagnati dal nostro Daniel Noyer, ci ritroviamo a entrare in questa porta (che grande idea!) dalla quale non potremo più uscire poiché, dopo pochi istanti, svanirà. Da questo momento inizia l’Episodio 1 e, insieme ad esso, la vera e propria narrazione di Song of Horror.

Il titolo, nel corso dei 5 episodi, offre la possibilità di controllare 16 diversi personaggi, ognuno di questi caratterizzato da un background a volte travolgente, altre un po’ meno. Il protagonista vero di Song of Horror, tuttavia, è la Presenza: una terrificante ed enigmatica entità, capace di generare proceduralmente pericoli di ogni tipo, col fine di avvolgere nell’oscurità ogni personaggio. Un’importante meccanica della quale dobbiamo parlare, prima di affrontare ancora il titolo dal punto di vista narrativo, è quella del permadeath: nel momento in cui la Presenza riesce a raggiungere il personaggio che stiamo guidando, questo è morto per sempre. Non esiste la possibilità di riprendere da un checkpoint, o almeno non esisteva nelle prime versioni del titolo: da quando è stata implementata la modalità Hoffmann (che corrisponderebbe a “facile”), è possibile ripartire da un salvataggio precedente. Gli sviluppatori, tuttavia, consigliano fortemente di cimentarsi nella modalità James (media/difficile), sulla quale è stato strutturato l’intero sistema di enigmi e sopravvivenza.

Con il proseguimento della storia, specialmente negli ultimi episodi, gli intrecci narrativi diventano molti e abbiamo trovato qualche incoerenza in questo senso, ma nulla che rovini in maniera eccessiva l’esperienza di gioco. Per quanto riguarda la trama mi sento di dire che più si va avanti e più si riesce ad apprezzare uno script ben congeniato, che riesce a trasmettere forti emozioni e attaccamento ai protagonisti del titolo.

Fa veramente paura?

Risposta breve: dipende. Personalmente ho provato il titolo sia su un monitor in Full HD, con cuffie; sia su una TV in 4K con impianto audio esterno. Nel secondo caso, il livello di coinvolgimento e ansia, anche solo percorrendo delle scale che scricchiolano, è stato di livello assoluto; nella prima condizione ho notato comunque una buona componente di spavento e trepidazione, ma senza eccellere in questo senso. Le aspettative erano buone e sono state rispettate, ma il pezzo forte ritengo stia negli enigmi e nella continua interazione che c’è tra una parte e l’altra della mappa, all’interno della quale ci troviamo costantemente alla ricerca di maggiori informazioni per avanzare.

L’impatto che ha la componente cinematografica aiuta sicuramente, insieme all’ottima ambientazione, a mantenere un perenne stato di angoscia e inquietudine; dal punto di vista dei comandi, invece, la loro macchinosità va a incidere in alcuni tratti in maniera negativa, rendendo il titolo meno coinvolgente. Per dare una risposta definitiva alla domanda, insomma, dobbiamo porci nelle giuste condizioni e lasciare che Song of Horror, attraverso i suoi misteri e indovinelli, ci lasci entrare nel suo mondo: in questo modo il titolo sarà in grado di offrire un’esperienza estremamente gradevole con una componente di paura ben riuscita.

In conclusione…

Song of Horror è stata una bellissima sorpresa. Un titolo affrontato senza eccessive aspettative che è riuscito a regalare momenti di coinvolgimento e paura che, di questi tempi, sono insoliti e preziosi da ritrovare in un titolo indie horror. La componente paranormale è gestita in maniera esemplare, senza scaturire nel trash che, purtroppo, è facilmente visibile in altri giochi indie. L’atmosfera è veramente ben realizzata, lasciando spazio a una giocabilità piacevole e, in certi momenti, persino sorprendente. L’aspetto più criticato è stato quello della morte permanente, che potrebbe risultare frustrante per alcuni, ancora più soddisfacente per altri. Prima di dare un giudizio finale, dobbiamo ricordare che Song of Horror: Complete Edition è disponibile al prezzo di 29,99€ su Steam. Sarà disponibile su PS4 e Xbox One nei primi mesi del 2021.

Punti forti

  • Ambientazione estremamente suggestiva
  • Sistema di enigmi soddisfacente
  • Rigiocabilità e variabilità nel gameplay
  • Prezzo competitivo (29,99€ per la Complete Edition)

Punti deboli

  • Sistema di permadeath che può risultare frustrante
  • Modelli 3D dei protagonisti migliorabili
  • Doppiaggio discreto

Song of Horror è un gioco da provare, che può riuscire a regalare momenti di ansia e soddisfazione dopo essere riusciti a sopravvivere alla Presenza. Un aspetto da considerare è il budget iniziale di Protocol Games, che non ha permesso di sviluppare a pieno le loro idee artistiche; tenendo in considerazione ciò, si può tranquillamente affermare che gli sviluppatori siano riusciti a tirare fuori un titolo da 8 pieno in pagella, senza incorrere in eccessivi cliché. Per concludere, ritengo che questo sia un prodotto originale di pregevole fattura, in grado di regalare forti emozioni e un gameplay generale di livello molto buono.

Ringraziamo Raiser Games per averci fornito la copia di Song of Horror: Complete Edition su Steam.

Scritto da
Gianluca Rossi

Nei momenti in cui i miei pensieri riescono ad avere un senso logico può capitare che io scriva cose.

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