Ruffy and the Riverside sembra essere il gioco perfetto per l’estate: coloratissimo, rilassante, tranquillo, ispirato ad alcuni grandi classici come Paper Mario e Banjo-Kazooie – forse più Banjo-Tooie, a dire il vero, vista la vena maggiormente avventurosa.
Ma se basi la tua esistenza solo sulla nostalgia, le cose non sempre vanno per il verso giusto. Come sarà andata, questa volta? Ve lo raccontiamo nella nostra recensione.
Versione provata: PlayStation 5
Gustosamente retro
Ruffy and the Riverside è un platform 3D fatto di tante sfumature, grazie a un fascino contagioso e a un concept centrale davvero innovativo. Per capire quale sia questo concept centrale, è importante capire almeno le basi dell’ambientazione dell’avventura di Ruffy e le sue abilità, poiché i due elementi sono indissolubilmente legati.
Il protaognista si ritrova a dover salvare il suo mondo da Groll, un potere oscuro ritenuto esiliato da tempo, che nutre una fame insaziabile di biglie capaci di cambiare il mondo e di modificare il materiale stesso e la struttura della sua amata patria, Riverside. Come nelle più grandi avventure degli anni ’90 alle quali il gioco si ispira, non mancheranno ambientazioni coloratissime e divertenti, oltre che personaggi comprimari e ricorrenti: Pip, un’ape coraggiosa e grintosa; Silja la tartaruga saggia; abbiamo poi la talpa avventurosa e benintenzionata Sir Eddler, che non possiamo far altro che vedere come un richiamo a Bottles di Banjo-Kazooie.
Ma ovviamente, il protagonista è Ruffy, una sorta di prescelto, che è capace di scambiare i materiali di una superficie con quelli di un’altra per sconfiggere Groll e salvare il mondo. Sembra una stupidaggine, detta così, ma è proprio quest’abilità del protagonista a dare slancio al gameplay, perché gli sviluppatori di Zockrates Laboratories sono stati in grado di utilizzarla in una varietà di modi divertenti e avvincenti.
Il funzionamento della magica abilità SWAP (non c’è lingua italiana, purtroppo) di Ruffy è molto semplice da capire: puntando un reticolo speciale su una superficie e premendo il tasto R1, Ruffy memorizza quel materiale e da lì può essenzialmente copiarlo e incollarlo su un altro, modificandone le proprietà fisiche nel processo. Semplice da capire, dicevamo, ma al tempo stesso complesso poiché apre le porte a tantissime e imprevedibili strade. Lo si vede sin dai primi istanti di gioco: una cascata d’acqua viene trasformata in un gigantesco rampicante, sul quale Ruffy può salire per raggiungere la superficie. Geniale, no?
Risulta molto interessante che Ruffy vada anche ad agire sulla fisica degli oggetti. In un’altra occasione, Ruffy deve appesantire una serie di ganci da trasporto con materiali della giusta densità per poter premere un pulsante. Una volta premuti diversi pulsanti, Ruffy può partecipare a una gara di kart su un percorso improvvisato. È una cosa incredibilmente intelligente, e non nascondiamo che qualcosa di questo tipo ce lo si potrebbe tranquillamente aspettare da una produzione Nintendo. Ciò che lo differenzia, però, è la pulizia generale dell’esperienza.
Un po’ (troppo) collectathon
Ruffy and the Riverside non si sviluppa in livelli separati, ma piuttosto come un unico mondo continuo, separato da qualche schermata di caricamento. Occorre esplorare il luogo in cerca di segreti e parlando con i PNG per affrontare varie missioni secondarie. Non manca neppure una certa vena collectathon, mandando Ruffy a caccia di tanti oggetti collezionabili in ogni occasione. E forse, a dire il vero, è anche troppo. Un po’ di varietà nelle tipologie di collezionabili sarebbe stata molto gradita, ma il team sembra aver puntato molto più sulla quantità che sulla qualità, in questo caso.
Un altro aspetto in cui Ruffy and the Riverside si rivela carente è il combattimento, relegato a un’insignificante componente. Se gli sviluppatori avessero rimosso tutti i nemici dal gioco, il livello di sfida sarebbe rimasto lo stesso. Mancanza di passione in tal senso, o di tempo? I comandi di Ruffy sono molto fluidi, è abbastanza reattivo nei movimenti, e possiede una buona varietà di mosse per esplorare il mondo. A differenza di un Banjo-Kazooie, tanto per restare in tema di giochi ai quali Ruffy si ispira, non c’è però alcun approfondimento sul combattimento. Persino i nemici più grandi e spinosi, che in altri giochi vengono inseriti per variegare il tutto, possono essere sistematicamente eliminati senza cambiare minimamente l’approccio.
Ruffy and the Riverside, insomma, ha sicuramente meriti ma anche punti deboli, dovuti forse all’inesperienza del team di sviluppo. Dal punto di vista tecnico è un po’ deboluccio, con cali di frame rate piuttosto frequenti, mentre i modelli dei personaggi in stile Paper Mario, con sprite piatti, sono di solito ricchi di fascino e stravaganza. Così come i muri invisibili occasionali e posizionati in modo bizzarro che spuntano qua e là, rendendo Ruffy and the Riverside fin troppo vecchio stile, a dire il vero.
Il risultato finale, però, è molto più accettabile, e anzi questi difetti non riescono pienamente a distruggere le ottime meccaniche dello SWAP che Ruffy propone come la sua vera chiave di volta. Un platform in pieno vecchio stile, un po’ come la sua colonna sonora: gustosamente retro, come tutto quanto.

Review Overview
Riassunto
A differenza di altri titoli che vogliono cavalcare l'onda dei ricordi dei platform 3D per mera nostalgia, Ruffy and the Riverside aggiunge qualcosa di piacevolmente avvincente alla formula con la meccanica SWAP che stimola la varietà e l'ingegno. Non è però tutto perfetto: ci sono vari difetti sparsi qua e là, frutto di ingenuità un po' troppo pronunciate, dovute forse all'inesperienza del team.
Pro
Lo stile artistico è molto particolare Meccanica SWAP è geniale Un bel ritorno al passatoContro
Troppe missioni tutte uguali In alcuni elementi, è fin troppo nostalgico- Giudizio complessivo7.2
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