Home Cinema Bob Iger: “Ecco i 5 grandi errori fatti da Disney in questi anni”

Bob Iger: “Ecco i 5 grandi errori fatti da Disney in questi anni”

Il CEO di Walt Disney, Bob Iger, è tornato alla guida dell’azienda dopo che il CDA ha silurato, perdonate il termine tecnico, il precedente presidente Bob Chapek. La gestione di Chapek, arrivato peraltro nel peggior momento per Hollywood a causa della pandemia, ha fatto sprofondare la major di Topolino verso minimi storici, e Iger, sotto la cui gestione Disney ha ottenuto tantissimi successi, è stato chiamato a salvare il salvabile.

Tuttavia, lo stesso Iger ha riconosciuto che gran parte degli attuali problemi di Disney sono stati causati da Disney stessa e dalla sua gestione delle proprietà intellettuali. Oltre a ciò, l’impatto del Covid-19 ha cambiato l’industria, la guerra allo streaming ha fatto più danni della grandine, i consumatori hanno cambiato le proprie preferenze, i costi dei contenuti sono cresciuti, e così via.

Nelle sue ultime interviste, Iger ha sottolineato quelli che sono i cinque maggiori problemi di Disney oggi, che l’azienda, le cui azioni sono crollate del 40% quest’anno, deve assolutamente risolvere in tempi brevi.

I grandi blockbuster hanno fallito

Questo è un problema che a dire il vero affligge tutta Hollywood, e solo pochi riescono ad averla vinta: i budget stratosferici dei blockbuster stanno rovinando più di una major. Solo negli ultimi mesi, Ant-Man and the Wasp: Quantumania, La Sirenetta e Indiana Jones e il Quadrante del Destino sono rientrati nel circolo dei flop commerciali, chi più chi meno. Troppi soldi spesi per queste pellicole, troppo pochi quelli raccolti.

Ma questo, come detto, è un problema dell’intera industria. Basti pensare a Fast X, che anche con i suoi oltre 700 milioni di dollari non è stato in grado di generare profitti per Universal; il tonfo di The Flash è epocale; Paramount si sta ancora leccando le ferite per l’ultimo Transformers, altro insuccesso dell’estate. La pandemia non ha certo aiutato in tal senso, la pubblicità non sempre è stata fatta con giudizio (Strange World ed Elemental ne sono le prove), ma alcune pellicole come Avatar 2, che per fortuna di Disney è stata un successo strepitoso, hanno saputo resistere. Difficile insomma trovare una sola causa, ma certo è che spendere oggi 250-300 milioni di dollari per un film è una cifra che nessuna major sembra più intenzionata a stanziare.

Franchise troppo lunghi (e troppo ricchi)

Inevitabilmente, questo concetto va a toccare soprattutto la Marvel. James Gunn, oggi CEO dei DC Studios in casa Warner e incaricato di costruire il nuovo universo cinematografico di Superman e Batman, ha ammesso che la stanchezza da supereroi è un elemento che il pubblico inizia a sentire, e sta avendo un effetto negativo sulle nuove uscite. Franchise che prima erano sinonimo di successo, come Thor e, nel suo piccolo, Ant-Man, sono state delle delusioni, per vari motivi.

In più, aggiunge Iger, alcune serie e franchise stessi sono stati mandati avanti per troppo tempo, creando quasi un malessere nello spettatore che è ora in cerca di esperienze nuove. Mentre Guardiani della Galassia 3 è stato acclamato e ha portato l’MCU in una direzione che non aveva mai avuto prima, Thor: Love and Thunder è stato invece uno dei punti più bassi, in fatto di gradimento generale del pubblico, mai toccati dai Marvel Studios. Sono finiti i giorni in cui un’uscita al cinema della Marvel, così come anche di Star Wars, era tanto un evento quanto un’esperienza cinematografica. Il mercato è saturo (di nuovo, torniamo ai nomi di Fast & Furious, Transformers e così via), e sempre più raramente è disposto a tornare in sala per questi blockbuster.

Pixar è esplosa con Disney+

Lightyear - La vera storia di Buzz

La Disney, tra i suoi Animation Studios e Pixar, è stata la regina quasi incontrastata dell’animazione per un ventennio. La casa di Topolino ha inanellato successi strepitosi al botteghino e agli Oscar, e poi è arrivata la pandemia. La gestione di casa Pixar, ad esempio, è emblematica, e anche Iger ne è pianemente conscio: la decisione di lanciare, in tempo di COVID-19, tutti i contenuti Pixar direttamente su Disney+ è stata un’ottima mossa per la piattaforma, ma devastante per il cinema. Non diamo però tutta la colpa a Disney+, perché oggi più che mai è evidente che Pixar abbia una certa crisi creativa da non sottovalutare.

L’intera animazione al cinema non sta regalando risultati eccezionali a Hollywood, ma è d’obbligo segnalare che nel periodo in cui Universal e Sony hanno dominato il box office con Super Mario Bros: Il film e Spider-Man: Across the Spider-Verse, Pixar ha registrato l’ennesimo flop commerciale con Elemental, e il fatto che anche Lightyear lo scorso anno sia stato uno dei film di maggiore insuccesso nella storia della Disney la dice lunga sullo stato di salute del team. Certo, gli studi animati di Disney non se la passano tanto meglio: lo scorso dicembre Strange World è stato un flop epocale per Topolino e i suoi, che ovviamente quest’anno sperano di ribaltare la situazione con Wish, dedicato ai 100 anni di Disney. Pixar, invece, è stata costretta necessariamente a puntare sui cavalli di razza, e non è un caso che Toy Story 5 sia in sviluppo. Il problema, semmai, è che il discorso rientra nelle problematiche evidenziate da Iger: si tratta di un altro franchise che il pubblico già conosce da troppo tempo.

Marvel Studios, le serie non vanno

Un altro problema sotto gli occhi di tutti riguarda il calo qualitativo, talvolta impressionante, avuto dai prodotti della Fase 4 del Marvel Cinematic Universe, specialmente nel 2022. Dopo un primo anno di serie su Disney+ che hanno regalato varie soddisfazioni, come WandaVision, Loki e Hawkeye, il 2022 dei Marvel Studios in tv è stato costellato di problemi, e She-Hulk: Attorney at Law è solo l’ultima di una serie di prodotti altamente scadenti o che non sono stati in grado di rispettare le aspettative del pubblico.

Ci sono vari problemi, che lo stesso Iger ha sottolineato. Prima di tutto, i Marvel Studios non avevano mai avuto a che fare con il business televisivo, e tutto d’un tratto si sono ritrovati a dover gestire tre/quattro film e altrettanti progetti per Disney+, insieme alle serie animate – tutto sulle spalle del povero Feige, che evidentemente non riesce più a stare dietro a tutto. Il bombardamento da contenuti Marvel, poi, è oggettivamente un problema: complice anche la pandemia, dal 2021 a oggi i fan del MCU hanno dovuto seguire 9 film e 12 serie tv, compresi speciali e corti animati. Troppo, anche perché l’esplosione del MCU ha portato a un eccessivo numero di personaggi e storyline da seguire, con il pubblico che non ha più la forza di andare avanti.

I problemi non riguardano tuttavia solo le serie. Film come il già citato Thor: Love and Thunder o Ant-Man and the Wasp: Quantumania hanno dovuto fare i conti con ripensamenti, ridefinizioni creative e cambiamenti dell’ultimo minuto, cosa che non ha ovviamente fatto bene né ai film né al pubblico. La testa fluttuante del figlio di Heimdall, nel film di Waititi, grida ancora oggi vendetta. Non a caso, Iger ha ordinato che i contenuti Marvel saranno diminuiti, esattamente come quelli di un altro franchise di cui parleremo ora…

I disastrosi errori di Lucasfilm

E arriviamo all’ultimo, e forse più delicato punto dei problemi che Bob Iger ha evidenziato dal suo ritorno in Disney. Perché sebbene Pixar, Marvel Studios e Disney stessa abbiano problemi con i blockbuster, le criticità più importanti riguardano sicuramente Lucasfilm, importantissima divisione del colosso di Burbank che ha fallito in ben tre franchise nell’arco di pochi mesi.

Se da un lato le serie live action di Star Wars sembrano non avere particolari intoppi, con Ahsoka in uscita ad agosto e i vari The Acolyte e Andor per il 2024, la divisione guidata da Kathleen Kennedy sta collezionando insuccessi ed evidenzia inoltre una profonda disorganizzazione a livello cinematografico. Il franchise di Star Wars, ad esempio, ha subito negli ultimi anni una lunga serie di modifiche: il film di Waititi è slittato, Rogue Squadron di Patty Jenkins probabilmente non arriverà mai, e i tre lungometraggi confermati nei mesi scorsi, uno dei quali sarà una sorta di sequel di Episodio IX, non hanno la benché minima idea di quando inizieranno la loro produzione.

Bob Iger non ha nascosto di voler ridare magia al franchise di Star Wars, facendo delle sue uscite al cinema un evento importanto come è sempre stato in passato. Questo porterà probabilmente alla cancellazione di alcune pellicole come già avvenuto in precedenza per i film dedicati a Obi-Wan Kenobi e Boba Fett, trasformati in miniserie dopo il flop di Solo: A Star Wars Story. La saturazione da Star Wars, dice Iger, non è al momento un problema, ma Kennedy sta ancora facendo i conti con la scellerata gestione creativa della Trilogia Sequel.

Oltre a ciò, tutto il resto di Lucasfilm è nel pallone. La serie di Willow, che doveva sancire il grande rilancio del mondo fantasy immaginato da Ron Howard, è stata un totale fallimento, e addirittura è stata rimossa dal catalogo di Disney+. Male anche l’altro grande brand, quello di Indiana Jones: Il Quadrante del Destino è un pesantissimo flop (è costato $ 300 milioni, senza contare la pubblicità), e anche la serie spin-off è stata accantonata. Lucasfilm, oggi, è senza dubbio il più grande problema in casa Disney.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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