Home Cinema Andor è l’essenza pura di Star Wars | Recensione Stagione 1

Andor è l’essenza pura di Star Wars | Recensione Stagione 1

Ne abbiamo colpevolmente parlato poco anche noi, lo riconosciamo candidamente. Andor, l’ultima serie live action di Star Wars, è arrivata in un momento fin troppo caldo dell’anno, specie per un portale come il nostro che discute principalmente di videogiochi. Finita la calca, tuttavia, è ora di concedere il giusto spazio anche alla storia del personaggio interpretato da Cassian Andor, che ha saputo incarnare lo spirito di Star Wars più di quanto ognuno di noi si potesse aspettare.

Venendo dalle delusioni di The Book of Boba Fett e Obi-Wan Kenobi, era facile essere scettici di fronte a un prodotto come Andor. Del resto, il ribelle Cassian (Diego Luna) non è certo il più popolare tra i personaggi dell’universo di Lucas, pur essendo co-protagonista di quello che secondo molti è il miglior film della gestione Disney, Rogue One. Da qui, forse, arrivano anche gli ascolti davvero bassi di Andor se confrontati con altre serie live action partorire dallo studio in questi ultimi anni, con produzioni che possono sì dare parte delle colpe alla pandemia ma indiscutibilmente prive di quella qualità che tutti noi aspettavamo, specie nella scrittura e nell’immaginario di cui fanno parte.

E invece, eccolo qui. Planando dolcemente verso Disney+, con una partenza lenta ma ideale per presentare quello che è un microcosmo tutto nuovo per le vicende di Cassian, la serie Andor stupisce in lungo e in largo per come ha saputo trattare e cambiare i suoi personaggi, per le vicende raccontate, per la passione con la quale il team di produzione ha deciso di raccontare il momento più oscuro della galassia. Quello dell’oscurantismo, quello dell’Impero alla sua massima potenza, con Palpatine ormai padrone assoluto di un Senato ormai inesistente – davvero evocativa la scena della seduta di Mon Mothma (Genevieve O’Reilly), in totale contrapposizione con quello che abbiamo sempre visto di Coruscant nella Trilogia Prequel.

Ma ciò che stupisce di Andor è che tutto parta proprio da lì, da quel cuore pulsante della galassia e del potere del Lato Oscuro. Coruscant, che finalmente rivediamo in live action dopo quasi vent’anni dalla sua ultima apparizione, è il simbolo della società malata, della visione politica distorta, dei diritti negati. Non è un caso che Mothma e Luthen Rael (un ottimo Stellan Skarsgard) agiscano soprattutto a Coruscant, ma non nei quartieri più profondi e malfamati, bensì in bella vista, alla luce del sole, nei luoghi e tra i gruppi più altolocati, dove qualcuno ha finalmente iniziato a porsi una seria domanda dopo anni dalla fine della Repubblica: l’Impero è davvero la soluzione più adatta?

La coraggiosa scelta di suddividere la serie in archi temporali da tre episodi ciascuno, che seguono diversi momenti della movimentata vita di Andor dalla sua giovinezza (la Stagione 2 si avvicinerà poi definitivamente a Rogue One), consente allo spettatore di vivere le vicende più importanti che hanno segnato non solo il cammino del protagonista, collante tra tutte le storie narrate, ma anche il percorso di formazione di quella Ribellione che non sempre, a dire il vero, è il lato buono della barricata. Andor è una storia di sacrifici in entrambi i sensi, è un racconto di persone e vite tormentate, di sensi di colpa. Ma non di rassegnazione, questo no. Il magnifico arco di Narkina 5 e Kino Loy (Andy Serkis) ne è la prova: possiamo sempre trovare una via d’uscita, da qualunque situazione. Anche se sotto il giogo di una potenza apparentemente inarrestabile. Anche se sotto un Impero. Un messaggio emozionante, che va anche a toccare il cuore.

Non ci saranno i Jedi, non c’è traccia della Forza, non ci saranno i favolosi scenari di un Geonosis o un Naboo, con mondi che riflettono la ferruginosa esistenza dei ceti più poveri della galassia. Non c’è tutto questo, ma Andor è l’essenza pura di Star Wars, di quello Star Wars in particolare che aveva ammaliato milioni di persone ormai molti anni fa. Andor è, esattamente come lo fu Rogue One, il significato del fuoco dentro le persone, della perseveranza, della ribellione nei confronti del più forte che schiaccia il più debole. Certo, non deve sempre essere così. Il franchise è in grado di adattarsi a forme e racconti di genere e scopi differenti. E fino a che la qualità resterà quella di Andor, Lucasfilm può sperare di tornare ai fasti di un tempo.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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