Arrivati al termine di Superman, è difficile decidere se essere soddisfatti di quella che è un’opera che sembra un vero e proprio fumetto trasporto al cinema, o indecisi di fronte a un film un po’ troppo sbrigativo, con situazioni, toni e colori ai quali non siamo più abituati, quasi come se fossimo di fronte a un prodotto che si rifà a un periodo del cinema ormai lontano nel tempo.
Il film di James Gunn, con David Corenswet a raccogliere l’eredità di Henry Cavill, non poteva essere un prodotto semplice da confezionare. Nessuno lo pensava. Il primo tassello di un universo completamente nuovo da lanciare al cinema e in tv, e con una nuova filosofia: a differenza della Marvel e del da-qualcuno-tanto-compianto Snyder, la Terra di Gunn ha già ha a che fare con i metaumani da secoli, e ne ha già visti di tutti i colori. Le persone neanche si sorprendono alla vista di un kaiju alto 100 metri che minaccia la città. Come nei fumetti.
La pressione è altissima. Superman ora ha il destino di un universo sulle spalle. Ma Gunn, e lo si vede guardando il film, ha cercato di prendere tutto quanto con leggerezza. Forse anche troppa. Il nuovo DCU nasce con l’intenzione (giusta) di non ripetere l’errore della Marvel negli ultimi anni, ossia rendere le serie tv o la visione di tutti i film come una sorta di obbligo contrattuale per comprendere pienamente gli eventi dell’universo condiviso. Dall’altro lato, però, ci sono i problemi. Superman, per quanto proponga una storia semplicissima (il classico complottone di Lex Luthor, proprio come nei fumetti), è un calderone ricolmo di materiale, di personaggi ed eventi che avvengono quasi come per caso, facendosi molte domande e chiedendosi ‘mi sono forse perso un pezzo di questo universo?’
In effetti, Superman sembra il sequel di qualcosa che non è mai uscito. L’ottimo Corenswet, che riesce a incarnare una nuova e luminosissima versione di Kal-El dopo il tenebroso Cavill, sta già proteggendo Metropolis dai supercriminali da tre anni. Lex Luthor (l’altrettanto ottimo Nicholas Hoult, anche se leggermente fuori palla nelle fasi finali) lo odia già da tempo e fa di tutto per eliminarlo insieme al suo team, e Lois Lane (Rachel Brosnahan) è la sfera amorosa che non può mancare.
Ci sono poi altri metaumani che già circolano in questo mondo, come la scontrosa Hawkgirl (Isabela Merced), il freddo ma affascinante Mr. Terrific (Edi Gathegi) e l’arrogantissimo ma esilarante Guy Gardner (Nathan Fillion), la Lanterna Verde che oggi si trova sulla Terra. Amici/nemici, parte di un mondo che vuole essere familiare da subito ai fan ma che, forse, va a parlare un po’ troppo a chi legge i fumetti. Certi fumetti, a dire il vero, rifacendosi in larga parte a quella Silver Age che Gunn non ha mai nascosto come fonte d’ispirazione.
È un approccio divertente e innovativo, a ben vedere. Molti di noi conoscono la storia delle origini di Superman, così come di Batman e di Spider-Man, e così Gunn passa subito al sodo, alla parte supereroistica e fumettosa. C’è Krypto, il Supercane bianco, e la cerchia di assistenti robotici di Superman con tanto di mantello nella sua Fortezza della Solitudine. C’è però anche troppo.
Il primo tassello del DCU finisce col cadere nell’errore di dover far nascere di tutto e di più. La Marvel, con il tanto odiato all’epoca Age of Ultron, riuscì ad amalgamare il tutto con maggiore coesione. In Superman, in poco più di due ore, vediamo tutto: la milizia Planet Watch, un kaiju, una città che rischia di sprofondare in una frattura dello spaziotempo, un universo tascabile, altri personaggi come Rick Flagg Sr. (Frank Grillo), politica, guerra, fake news, la Justice Gang, il Daily Planet con un Perry White (Wendell Pierce) che sembra uscito dalla pagina di un albo a fumetti (e non è una buona cosa stavolta), e non abbiamo neppure nominato tutto per preservare le sorprese.
C’è troppo. Superman deve dare il via al DCU, eppure sembra che sia un film nel quale Gunn ha riversato qualsiasi cosa gli venisse in mente. Se da un lato Snyder era stato accusato per le sue storie scricchiolanti e i personaggi indecifrabili, Gunn ora ha esagerato col riportare il tutto a toni più leggeri e a giocare col suo nuovo universo.
È un peccato che Gunn non abbia dato più tempo alla sua storia per respirare. È un peccato, in particolare, che non abbia dedicato più tempo a mostrarci che Superman è davvero il modello che i suoi sostenitori continuano a dire che sia. Praticamente, l’idea di base del film è che già lo dovremmo sapere. Una scelta coerente con il resto della narrazione, ma che sembra parlare solo ed esclusivamente a chi legge fumetti e vuole le scazzottate – Clark Kent, ad esempio, è quasi una comparsa. E le uniche volte che compare, fa uscire anche troppo il suo lato umano instabile e irascibile. Un lato che, in fin dei conti, è quello che rende Kal-El un Uomo, seppur d’Acciaio.

Review Overview
Riassunto
Superman di James Gunn rilancia il DCU e la figura di Kal-El con un film che vuole a tutti i costi trasformare le pagine di un fumetto in una pellicola live action, tra buona CGI e personaggi che compaiono qua e là anche solo per pochi secondi. Forse, però, è un po' troppo: la storia perde di coesione dovendo correre a destra e sinistra, e si ha l'impressione che manchino un po' troppi pezzi della narrazione.
- Giudizio complessivo3.5
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