“Shock Jock”, “Escape from Camazotz”, “The Bridge”: tre episodi di oltre un’ora per avvicinarci al gran finale, tre episodi per svelare, comprendere e infine… concludere.
Questo è il volume 2 della quinta stagione di Stranger Things, disponibile su Netflix dal 26 dicembre 2025. Festività a dir poco movimentate, per i fan di Hawkins e del Sottosopra!
Varrà la pena di abbandonare amici e parenti per immergersi in questa avventura? Ve lo anticipiamo noi, nella recensione senza spoiler di Stranger Things 5: Volume 2.

Stranger Things 5: tra spiegoni e problemi di pacing
Se il primo Volume sapeva reggersi tranquillamente in piedi come “stagione a sé”, il secondo volume non riesce a mantenere quell’ottimo ritmo e quell’efficacia narrativa. Partiamo subito con i punti dolenti, quindi, così da non illudere nessuno.
I tre nuovi episodi ripetono la solita struttura di Stranger Things, una storia corale nella quale seguiamo vari gruppetti di personaggi che si separano e si riavvicinano, in diverse linee narrative che convergono poi in un unico obiettivo: uccidere Vecna e neutralizzare la minaccia costituita dai militari. Tuttavia, già da “Escape from Camazotz” si avverte una costante sensazione di “too much”, primo vero segno che la serie TV è giunta al suo limite. Non si tratta di un esaltante crescendo, come accadeva nel Volume 1, ma di un’accozzaglia di eventi e di situazioni giù viste che si susseguono e si ripetono, un rigirare la frittata per tenere lo spettatore costantemente con il fiato sospeso.

Non fraintendete, alla fine si ottiene qualcosa e viviamo anche un paio di dialoghi davvero memorabili, ma il ritmo di questo secondo Volume resta altalenante e la narrazione labirintica. Quando l’entusiasmo diventa frustrazione non è mai un bene.
Alcuni passaggi in particolare sembrano costruiti appositamente per tenere sulle spine lo spettatore, più che per lo sviluppo di trama e personaggi: un dialogo a cuore aperto, sofferto, ma prolisso e contorto. Un continuo cambio di POV, con scene brevissime e inconcludenti.
Un altro problema di questi episodi è costituto dagli spiegoni rapidissimi, infarciti di battute sarcastiche e animati dalle tante voci dei personaggi: Stranger Things è questo, ci direte. Vero, ma quando si arriva così vicini alla fine, lo spettatore è già esausto e concentrarsi sugli aspetti più tecnici e scientifici della faccenda non è semplicissimo. Anche quando Dustin ci fa un bel disegnino. Senza contare che, inevitabilmente, queste scene spezzano il ritmo.

Stranger Things 5: il potere della sincerità
Nonostante i difetti elencati, non tutto è perduto! La squad al completo è pronta ad affrontare la missione finale, che verrà svelata a inizio anno nuovo, il 1 gennaio 2026.
Nel frattempo, vari conflitti interiori dei protagonisti trovano la loro risoluzione, in modo più o meno efficace. Ciò che emerge con forza dal secondo volume sono gli scontri e i riavvicinamenti tra coppie di personaggi, che ritrovano loro stessi ed evolvono, finalmente, in qualcosa di più definito, di più vero.
È ora di lasciarsi l’adolescenza alle spalle, per abbracciare a pieno ciò che si è e vincere le proprie paure: Max (Sadie Sink) abbandona la sua “coperta di Linus”, in una scena incredibilmente ben scritta. Holly (Nell Fisher), d’altro canto, è la più giovane eroina attorno alla quale ruota la vicenda. Lunga vita a Holly per il suo coraggio. La sua ricerca della propria identità e delle proprie potenzialità è ammirevole. Nancy, Jonathan, Steve e Dustin ritrovano loro stessi attraverso la sincerità, così come Will (Noah Schnapp), che rivela il suo “segreto di Pulcinella” in una confessione profondamente realistica, anche se un po’ fuori contesto.
Vi avevamo parlato del duo Eleven-Hopper nella recensione di Stranger Things 5: Volume 1. Qui, per fortuna, intravediamo nuovamente una Milly Bobby Brown più efficace nella sua parte, in particolare grazie a una scena d’azione che le conferisce i poteri che si merita. Hopper (David Harbour) e Joyce (Winona Ryder) restano ancora sullo sfondo, arrivando a costituire più delle influenze negative che positive nei momenti di maggiore stress. I loro piani non sono un granché, diciamocelo.
In conclusione, il Volume 2 è costituito da episodi di passaggio, che non riescono a riproporre il ritmo e l’emozione del Volume 1, ma che donano comunque delle scene interessanti e risolutive per alcuni protagonisti. Ce la si giocherà tutta l’1 gennaio 2026, e noi siamo pronti ad affrontare il boss finale.

Riassunto
“Shock Jock”, “Escape from Camazotz” e “The Bridge” sono tre episodi prolissi, frustranti e in parte ripetitivi. Tuttavia, propongono dialoghi emozionanti e risolutivi, che ben rappresentano i conflitti interiori dei protagonisti, proiettandoli verso una nuova consapevolezza di sé. Ci si lascia definitivamente alle spalle l’adolescenza e si guarda avanti pronti ad affrontare e superare le proprie paure più profonde. Ce la si gioca tutta l’1 gennaio. I Duffer Brothers hanno ragionato a lungo sul finale della loro opera, che non vediamo l’ora di vivere insieme. You die, I die!
- Giudizio complessivo3.75
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