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Cosa resta di Horizon: Forbidden West, un anno dopo? | Speciale

Cosa resta di Horizon: Forbidden West un anno dopo la sua uscita? Forse fin troppo poco, rispetto a quello che rappresentò il suo predecessore nel 2017, ma non è certo colpa del gioco.

Dopo l’esplosione di Horizon: Zero Dawn, ancora oggi ricordato tra i migliori videogiochi della passata generazione, Guerrilla Games ottenne il via libera da Sony per sviluppare non solo più sequel (Horizon 3 si farà, ovviamente) ma anche spin-off e opere connesse per ampliare l’universo narrativo. Call of the Mountain, in uscita tra pochi giorni in occasione del lancio di PlayStation VR 2, è solo uno dei tanti esempi, proprio come la serie TV di Netflix ambientata durante l’epoca del crollo della civiltà umana.

Eppure, nonostante Sony abbia fortemente puntato su questa IP, Forbidden West non è stato il successo sperato dall’azienda. Le cause possono essere tante: la scarsità di PlayStation 5 che un anno fa ancora caratterizzava il mercato; l’estrema vicinanza di Elden Ring, quel mostro di popolarità che ha dominato in tutto il mondo oscurando i concorrenti; forse, aggiungiamo, anche la potenza dell’IP non è quella che Sony pensava, ma in questo caso nutriamo alcuni sospetti. E ciò che resta di Forbidden West un anno dopo è proprio il sospetto che qualcosa sia andato per il verso sbagliato, purtroppo.

Purtroppo non tanto perché si parla di un titolo dei PlayStation Studios, quanto invece perché la prima avventura di Aloy nel mondo post-apocalittico dominato da animali-macchine era andata talmente bene che nessuno si aspettava un tonfo simile. Intendiamoci, la parola tonfo è un’esagerazione. Sony non si è mai espressa sulle vendite di Horizon 2, ma certo la mancanza di questo dettaglio fa pensare guardando invece quello che è accaduto con God of War: Ragnarok in autunno – un nuovo importantissimo record per gli studi di Sony.

Anche l’arrivo nel catalogo di PlayStation Plus Extra e Premium, tutto sommato, è sospetto nel tempismo, quasi come se l’azienda stesse cercando un modo per convincere quanti più utenti a provare Horizon 2. Certo, ci sono anche altri motivi (la volontà di arricchire il catalogo con un grande titolo esclusivo dopo il drop di abbonati, ma anche ricordare ai giocatori che ad aprile arriverà l’espansione The Burning Shore), ma osservando il web nel suo insieme non si può non notare che Horizon 2 abbia avuto una risonanza di gran lunga inferiore alle aspettative.

Guardiamo ad esempio cosa è accaduto ai Game Awards di Geoff Keighley (ma anche nei nostri Uagna Awards, per assurdo). Varie candidature, tante speranze, ma alla fine Forbidden West è rimasto schiacciato sia da Elden Ring, il grande fenomeno del 2022, sia dalla concorrenza “interna” del già citato Ragnarok, con i due titoli che hanno fatto incetta di premi. E a Horizon 2 cosa è rimasto? Nulla, neppure le briciole, nonostante il riconoscimento da parte di esperti del settore che hanno elogiato soprattutto l’elevatissimo comparto grafico e tecnico dell’opera, con un Decima Engine sempre più protagonista – non vediamo l’ora di scoprire come Kojima lo sfrutterà per Death Stranding 2, ora che l’hardware di riferimento è diventato PlayStation 5.

Tutto cio è peccato? Altroché! Horizon: Forbidden West non è un videogioco perfetto, non è un capolavoro in senso stretto, non è un titolo che si pone come obiettivo quello di cambiare il nostro modo di giocare e non introduce meccaniche rivoluzionarie. Si tratta di un “more of the same”, per dirla in un modo ormai tanto caro al pubblico, ma non in senso dispregiativo. Come se realizzare un titolo “more of the same” fosse un crimine: quanti sequel, davvero, nella storia dei videogiochi, hanno avuto il coraggio, o la possibilità, di cambiare tutte le carte in tavola? Forse potremmo contarli sulle dita di una mano, ma non è questo il punto.

Forbidden West ha fatto quello che tutti noi ci aspettavamo: prende una formula vincente e apprezzata, con un gameplay ricco e una direzione artistica sempre superlativa, e lancia Aloy in una nuova avventura nell’Ovest Proibito per combattere nuove macchine, minacce e scovare i segreti della civiltà umana del passato, stavolta andando anche a sistemare anche alcuni difetti legati alla narrazione in una storia che, seppur non al top, regala qualche interessantissima sorpresa e risvolti di non poco conto. Il tutto, ovviamente, in un open world vasto e variegato, anche se non particolarmente stratificato. Forbidden West ha posto le sue fondamenta su quel design che da alcuni viene considerato superato (guardiamo ciò che sta accadendo con Hogwarts Legacy, di cui la gestione dell’open world è un aspetto molto criticato da parte della community), figlio della filosofia simil-Ubisoft degli anni 2010, elevando però l’esplorazione grazie allo splendore visivo degli ambienti, stavolta proiettandosi anche in aria ma soprattutto in acqua.

Certo, ridurre lo scarso successo (o forse sarebbe meglio dire il minor successo?) di Horizon 2 alla sua formula non proprio innovativa, non è una gran mossa se si pensa che titoli come Assassin’s Creed: Valhalla, il cui franchise è ormai un sinonimo di videogiochi open world di vecchio stampo, hanno venduto uno sfracello di copie. Vero è, tuttavia, che Elden Ring di From Software ha dato ai giocatori una nuova linea artistica agli open world, ottenendo anche in quel caso vendite oltre ogni immaginazione per i creatori di Dark Souls e Bloodborne. E dunque, dove sta la verità? Nel mezzo, come sempre.

Horizon: Forbidden West, un anno dopo la sua uscita, resta un’imponente produzione dei PlayStation Studios, uno dei picchi più alti, artisticamente parlando, dei videogiochi, con uno studio incredibile per quanto riguarda ambienti e culture di questo mondo post-apocalittico – la città di Cantopuro è qualcosa di magnifico, ma ogni tribù in generale è stata perfettamente caratterizzata e approfondita. La struttura è quella di un videogioco molto classico nel suo genere, che fa però dell’action, con le sue imponenti bestie metalliche, il suo grande valore, ponendosi a metà strada con quel Monster Hunter che ovviamente è sempre stato preso come riferimento da Guerrilla per le avventure di Aloy.

Quella stessa Aloy che però, a conti fatti, non è ancora l’icona che un Kratos o un Nathan Drake rappresentano per PlayStation. E forse è stato questo il problema principale di Forbidden West, che meritava un primo anno decisamente più esplosivo. Il rilancio su PS Plus potrebbe essere la mossa giusta, per dare ad Aloy una nuova speranza.

Horizon: Forbidden West è disponibile su PS5 e PS4. 

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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  • Secondo me Elder ring si ha influito, ma x il resto Aloy è molto amata, infatti è previsto un terzo capitolo e una serie tv, sono propenso a pensare che come il suo precedessore nell’arco degli anni le copie vendute di forbidden west aumenteranno a dismisura.

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